Vaticano, nel Cimitero Teutonico ossa troppo antiche: non sono di Emanuela Orlandi
Negli ossari ritrovati nel Cimitero Teutonico i resti umani sono antecedenti al 1800. E sul giallo interviene anche Agca: “Emanuela Orlandi è viva e sta bene”
Città del Vaticano – Un altro “buco nell’acqua”. Nel Cimitero Teutonico, situato all’interno delle mura vaticane, l’indagine sui resti umani rinvenuti in due ossari sono troppo vecchi per essere quelli di Emanuela Orlandi, scomparsa a Roma il 22 giugno 1983.
Secondo quanto riferito dalla Sala Stampa della Santa Sede, nel corso degli accertamenti di antropologia forense il prof. Giovanni Arcudi “non ha riscontrato alcuna struttura ossea che risalga ad epoca successiva alla fine del 1800”. Le operazioni, iniziate il 20 luglio (leggi qui), si sono concluse oggi poco dopo le ore 12.30.
Il prof. Arcudi coadiuvato dal suo staff – alla presenza del perito di fiducia nominato dalla Famiglia Orlandi – ha infatti completato l’analisi morfologica dei reperti ritrovati negli ossari, diverse centinaia di strutture ossee parzialmente integre e migliaia di frammenti.
Il consulente di parte ha avanzato richiesta di accertamenti di laboratorio su “circa settanta reperti ossei”; il prof. Arcudi e la sua equipe – si legge nel testo – “non hanno avallato la richiesta perché le medesime strutture ossee hanno caratteri di datazione molto antichi”. Per questi motivi, i campioni sono stati repertati e trattenuti presso il Comando della Gendarmeria a disposizione del Promotore di Giustizia.
Nel dare comunicazione di queste operazioni, la Santa Sede conferma la propria volontà di “ricerca della verità” sulla vicenda della scomparsa di Emanuela Orlandi e “smentisce categoricamente che questo atteggiamento di piena collaborazione e trasparenza possa in alcun modo significare, come da alcuni talvolta affermato, una ammissione implicita di responsabilità”. La ricerca della verità, si ribadisce, è “interesse” della Santa Sede e della Famiglia Orlandi.
Gli accertamenti odierni, cominciati alle 9.15, seguono le ispezioni avviate l’11 luglio, con l’inizio delle procedure di apertura al Campo Santo Teutonico delle tombe delle principesse Sophie von Hohenlohe e Carlotta Federica di Mecklemburgo, morte nel XIX secolo (leggi qui).
Agca: “Emanuela Orlandi è viva e sta bene”
Un mistero, quello relativo alla scomparsa di Emanuela Orlandi, che si infittisce ancora di più dopo le dichiarazioni di Mehmet Ali Agca, il cittadino turco che, nel 1981, sparò a Papa Giovanni Paolo II. Attraverso il suo legale, Agca ha fatto recapitare una lettera alla stampa internazionale in cui sostiene che Emanuela Orlandi non sarebbe morta.
“È viva e sta bene da 36 anni, non ha mai subito nessuna violenza. Anzi è stata trattata bene sempre“. A giudizio di Agca la ragazza “non fu mai sequestrata nel senso classico del termine”, bensì “fu vittima di un intrigo internazionale per motivi religiosi-politici collegati anche con il terzo segreto di Fatima“.
Nella lettera Agca scagiona il Vaticano alla luce delle recenti indagini. “Basta con menzogne e calunnie contro i morti come il prelato Marcinkus e Enrico de Pedis e altre persone innocenti. Nessuna criminalità e nessuna sessualità c’entrano con il caso Emanuela Orlandi”, scrive.
E punta il dito contro la Cia: “Tutti invitano il Vaticano a rivelare qualche documento in suo possesso sull’intrigo internazionale Emanuela Orlandi. Invece io invito la Cia a rivelare i suoi documenti segreti sull’intrigo Emanuela Orlandi, confessando anche la responsabilità diretta della Cia su quel complesso di intrighi internazionali degli anni 1980″.
“Ascolto tutti ma se in tanti anni non si è mai fornito uno straccio di riscontro, la prendo come una parentesi tra le tante“. Le rivelazioni, non nuove, di Alì Agca sul caso di Emanuela Orlandi, lasciano piuttosto indifferente il fratello di Pietro, che da 36 anni insieme alla famiglia si batte per trovare una traccia che porti a lei. “Io Emanuela la cerco ancora viva – dice il fratello – Quanto ad Agca e alla sua pista della Cia, la considero una parentesi come tante altre in 36 anni. Quando sono stato a Istanbul nel 2010 per incontrare Agca appena uscito dal carcere, già allora mi diceva cose simili ma non ha mai fornito un minimo di riscontro“.
“La cosa strana – annota il fratello di Emanuela – è che Agca è rimasto a quegli anni: all’epoca si seguiva esattamente quello che lui dice adesso, la pista della Cia. Quando torna l’ attenzione mediatica su mia sorella, Agca si rinfila con lo stesso discorso, dicendo sempre che Emanuela è viva. Cambia solo i mandanti: nel 2010 diceva che i mandanti del sequestro erano quelli del Vaticano con la collaborazione della Cia. Ora dice che il Vaticano non c’entra nulla. Nel 2010 mi disse che la responsabilità del rapimento era di Casaroli, Cia e Sisde avevano disposto come effettuare il rapimento e la Cia come gestire nel tempo il sequestro”.
L’unica cosa di cui Pietro Orlandi si dice un po’ stupito è l’eco internazionale della lettera di Agca con le solite rivelazioni: “Mi ha un po’ stupito l’eco internazionale. Il problema è che i questi giorni c’è attenzione sul caso di Emanuela”. Al di là della pista da seguire, “alla base di tutto – rileva Pietro Orlandi – c’è un ricatto molto forte in mano di qualcuno e ci si infilano in tanti. In questo momento per noi è importante che il Vaticano prenda una posizione in questa storia, ammettendo in un certo qual modo la possibilità di una responsabilità interna”.
“Alì Agca è una persona non credibile, è totalmente screditato. Quel che dice per noi non ha alcun valore e presumo sia così per qualsiasi altro interlocutore”. Laura Sgrò, legale della famiglia di Emanuela Orlandi, liquida in questi termini le ‘nuove’ rivelazioni dell’attentatore di Wojtyla.
(Il Faro online)