Riforma dello Sport, l’allarme di Malagò: “Rischiamo di non andare alle Olimpiadi”.
Parla della nuova legge del Governo il Presidente del Coni. Intacca l’autonomia di un sistema che il Cio pretende essere indipendente. L’Italia potrebbe rinunciare ai Giochi Invernali e al vessillo tricolore a Tokyo
Il Faro on line – Nei primi giorni di agosto è arrivato l’avallo ufficiale per dare il via alla nuova gestione delle risorse dello sport italiano. Giovanni Malagò firmò un accordo governativo per trasferire a Sport e Salute la gestione economica – finanziaria del movimento tricolore. Un venirsi incontro tra il Governo e il Coni stesso dopo le discussioni e i dubbi alzati. Un primo passo verso quella legge delega che poi è stata ufficializzata dal Parlamento.
80 milioni di euro al Comitato Olimpico Italiano. Tanti, tantissimi e per l’attività olimpica sola. Maggiori risorse per uno sport italiano che ha bisogno di entrare nelle scuole e costruire impianti in tutto il Paese. Questi tra gli altri gli scopi del decreto legge approvato anche dal Senato. Ma con la definizione e l’approvazione della legge della riforma del sistema sportivo italiano da parte della maggioranza del Governo, sono sorti quei problemi di cui si discute in questi giorni e che già erano nell’aria.
Si addensa una tempesta all’orizzonte. Lo ammette Giovanni Malagò nella sua intervista rilasciata a Tuttosport: “Sono molto preoccupato – ha sottolineato il Presidente del Coni – è a rischio il futuro olimpico italiano”. E la lettera del Cio spedita direttamente a lui, come referente dello sport tricolore prima dell’approvazione del Senato, è stato probabilmente il primo segnale: “La sospensione del Cio causerebbe conseguenze devastanti. Il divieto per i nostri atleti di gareggiare a Tokyo 2020 e sfilare sotto il vessillo olimpico, senza il tricolore”. Sarebbero atleti indipendenti e solo per le categorie individuali. E le squadre già qualificate per le Olimpiadi che fine andrebbero a fare ? Pallavolo, ginnastica ritmica, il softball. Anche il Settebello si è qualificato per Tokyo grazie alla vittoria ai Mondiali di Corea. Potrebbe essere a rischio la partecipazione ai Giochi. Non è mai accaduto nei 105 anni di storia.
Il Comitato Olimpico Internazionale pretende che i propri comitati nazionali siano slegati dalle questione politiche e dalle gestioni governative. La legge delega dello sport mette in allarme il presidente Bach, perché toglie l’autonomia al Coni. Tutti gli atleti italiani sono furiosi. Lo dice Malagò. Non molla il Cio l’Italia però. Bella e vincente alle Olimpiadi. Una delle nazioni maggiormente presenti nell’attività a Cinque Cerchi e anche al Comitato Esecutivo. Pescante e Carraro, tra gli altri membri. Due messaggi dal Cio. Due missive per invitare al ragionamento e alla modifica della legge: “Non sappiamo chi a nome del Governo raggiungerà Losanna a settembre per fugare i dubbi e le perplessità del Cio sulla legge delega”. Prosegue Malagò. Infatti, il Cio ha invitato le parti presso la propria sede per discutere la legge e trovare una soluzione. Nella sua dichiarazione Malagò fa riferimento anche all’attuale crisi politica:”Affinché entri in vigore la legge è necessario il varo dei decreti attuativi, senza i quali non entra in vigore”. Due mostri allora sul campo contro lo sport italiano del Coni. Non solo la legge riforma, ma anche la crisi politica. E gli azzurri e le azzurre in mezzo a sudare in gara. Rischiano gli atleti di non partecipare quindi alle Olimpiadi nelle categorie a squadre e quelli che riusciranno a strappare il pass nelle classi individuali potrebbero sfilare e gareggiare da atleti indipendenti. E’ una protezione che adotta il Cio in questi casi, per tutelare gli sportivi di tutto il mondo. Come accaduto anche per l’India e il Kuwait.
Non deve entrare la politica direttamente allora secondo il Cio, all’interno della vita dello sport che deve restare apolitico e indipendente: “Quando si tocca l’autonomia di un comitato olimpico nazionale, il Cio interviene in modo drastico”. Malagò lo spiega in modo perentorio. Il padre della legge riforma, Giancarlo Giorgetti, spenge i toni e tranquillizza gli animi: “Nel momento dell’attuazione il Cio vedrà che abbandonerà i dubbi”. Risuonarono queste parole, insieme a quelle di Massimiliano Romeo, capogruppo della Lega in Parlamento, poche ore dopo che il Cio inviò la lettera di avvertimento. Solo il tempo potrà fugare i dubbi. E questi 10 giorni di tempo che separano proprio quelle parti dalla prima riunione organizzativa per le Olimpiadi Invernali del 2026, sono di incubazione per speranze e timori. Quella è la data segnata in calendario e proprio dal Coni. Il prossimo 27 agosto: “Invitati il Cio, il Coni, i governatori, i sindaci, il Governo. Il problema è che con quello che sta succedendo in Parlamento, non sappiamo chi rappresenterà l’esecutivo – ha detto Malagò a Tuttosport – se ci sarà e a che titolo vorrà onorarci della sua presenza. Tutto ciò è surreale e francamente sconcertante”.
Si, pure le Olimpiadi acquisite lo scorso 24 giugno a rischio. Niente vessillo olimpico, niente riconoscimento del Cio. E niente Giochi Invernali del 2026. Un momento di profonda crisi e pericolo per tutto il movimento italiano. Un Coni in allarme e in sordina: “La cosa che mi sta più a cuore è il futuro dello sport, olimpico soprattutto – ha marcato il Presidente del Coni – quando ci sono queste spaccature, quelli che ci vanno di mezzo sono gli atleti”. Già, loro. I veri protagonisti dello sport italiano e mondiale. E tutti in allarme. Saranno Olimpiadi tra un anno ? Sfileranno sotto il vessillo olimpico o quello italiano ? Ci sarà un portabandiera come sempre accaduto per le Olimpiadi italiane ? E’ a rischio tutto il programma preolimpico e olimpico. Le azioni, le strategie, l’organizzazione. Le gare delle squadre, probabilmente: “Rischiamo danni incalcolabili”. Il 27 agosto allora è un giorno decisivo. Una prima occasione per un incontro tra Cio, Coni e rappresentanti del Governo: “Siamo ancora in tempo per evitare danni incalcolabili. Ma non ne resta molto”. Ha proseguito Malagò. E aggiunge: “In tutti gli altri Paesi, dopo l’aggiudicazione di un’Olimpiade, lo sport sarebbe stato premiato e portato ad esempio. Invece, guardate in quale situazione ci troviamo”.