Simone Barlaam: “Ai Mondiali per divertirmi e vincere e per Tokyo 2020..incrociamo le dita”
Termina il viaggio nel nuoto paralimpico italiano in attesa dei Mondiali di settembre. Simone Barlaam, bicampione mondiale e pluricampione europeo dei 50 a e100 stile, parla di sé e di quelle medaglie che un giorno metterà in ordine per ricordare momenti indelebili
Ostia – A 500 metri dal Polo Natatorio di Ostia, sorge il CPO lidense. Una storica e importante struttura sanitaria che ha ospitato la nascita del movimento paralimpico italiano. E gli azzurri della Nazionale Italiana di nuoto non sanno forse che proprio lì nacque il loro bellissimo mondo. Antonio Maglio nel dopoguerra prese per mano feriti e invalidi e li fece rinascere, con la Sport Terapia. In questo modo in Italia pian piano nacque quel movimento sportivo paralimpico che oggi vanta campioni e campionissimi.
La disabilità e gli interventi subiti. E il nuoto come rinascita
Viene in mente la svolta del Dott. Maglio, mentre Simone parla di sé. Nato con una ipoplasia del femore con coxa vara, tecnicamente così detta, da piccolino ha dovuto affrontare un percorso duro e difficile. Un bimbo dovrebbe solo giocare e divertirsi. Crescere nella spensieratezza. Senza trascorrere la maggior parte delle sue giornate in ospedale. Succede anche questo in questa bellissima vita, diversa per tutti. E per il campione del mondo Simone Barlaam è stato così. 13 interventi al femore sono stati necessari per rafforzare ossa e muscoli. E il nuoto ha fatto il resto. E senza la Sport Terapia e quella mentalità che il Dott. Maglio ha impresso nella cultura italiana, probabilmente lo sport oggi non sarebbe lido di rinascita per molti. Lo è stato per Simone. Diciannovenne e studente in Ingegneria Civile. Intelligente e alto, altissimo per la sua giovane età. E parla della sua esperienza, con tranquillità. Con forza, perché lo sport ti da il coraggio di girare pagina e di affrontare tutto.
Impegno e divertimento. A Londra, il suo nuoto vincente
In ritiro con la Nazionale di nuoto paralimpico al Centro Federale di Ostia Lido, Barlaam aspetta con trepidazione il suo secondo Mondiale, pensando che un giorno riordinerà tutte le sue medaglie, tantissime conquistate, in una bacheca, sognando di metterci dentro anche quella paralimpica di Tokyo. Intanto ci sono i Mondiali a settembre e Simone vuole dare il meglio e divertirsi: “Voglio gareggiare e divertirmi – dice ai lettori de Il Faro on line – mi piace un sacco. E voglio migliorare quello che ho fatto sino ad oggi”.
Il palmares di vittorie. 9 medaglie internazionali e 29 medaglie d’oro italiane, tra giovanili e senior
E tanta strada Simone ha fatto dal 2015. Da quel gruppo di allenamento a Milano, con ragazzi più grandi di lui, tra cui il suo modello e amico azzurro Federico Morlacchi, Barlaam è cresciuto molto. E’ maturato e si è aperto alla vita, costruendo il palmares importante che tutti nel nuoto conoscono. Due medaglie d’oro ai Mondiali di Città del Messico nel 2017 e 4 primi posti in Europa. Il migliore al mondo nei 50 e 100 stile libero. E nel Vecchio Continente ha saputo rinnovare questa supremazia : campione dorato nei 50 e 100 stile libero. Ma non solo. Vincente anche in staffetta. Nella 4×100 stile e nella 4×100 dei misti. Un campione Simone. E’ il velocista della Nazionale Simone. Quello che nuota lo stile libero. La specialità regina in qualche modo del nuoto. Ed è complementare con Federico Morlacchi. Vicini anche durante l’intervista, ne parlano e Barlaam coinvolge spesso il suo compagno di Nazionale. “Gemelli” probabilmente dell’Italnuoto paralimpica. Simone velocista nello stile e Federico campione del mezzofondo. E lo stesso Morlacchi sorride mentre Simone lo racconta: “Gemelli no.. sono più grande io”. Dice Federico. Ma forse “fratelli complementari della vasca” si. E lo ammettono entrambi. Come Morlacchi disse nella sua intervista pubblicata lo scorso 18 agosto, Simone lo ha visto da fuori e lo ha voluto seguire. Come uno stimolo e un modello sportivo da imitare. Si sente che è così, per come lo stesso Barlaam parla del suo compagno di squadra. Con rispetto e affetto.
I record conquistati e la medaglia d’oro a Città del Messico dedicata a suo nonno
Sono questi gli atleti azzurri del nuoto paralimpico. Bravi ragazzi. E grandi campioni. E Simone sente di non essere un campione realizzato: “Un atleta non lo è finché non finisce la carriera”. Lo dichiara il bicampione mondiale di Città del Messico. E lui sta sulla strada buona. E sempre con quella determinazione e cocciutagine che contraddistinguono la sua nuotata. Tanti record mondiali da lui conquistati e rinnovati. Sui 50 e 100 stile. Ai Campionati Italiani Assoluti Finp di Bologna, non ha vinto solo sei medaglie italiane conquistate (5 ori e un argento) ma si è preso anche un record europeo. Nei 100 dorso, specialità in cui proprio in questi mesi, Simone si sta specializzando. Con il tempo di 1’02’99, l’atleta della Polha Varese e della Castle Hill RSL Dolphins ha fatto tremare i pilastri del cielo. E ha aggiunto anche un primato mondiale, l’ennesimo ottenuto. Nei 50 stile libero è stato il primo atleta classe S9 ad abbattere il muro dei 25 secondi. Il crono di 24”78 ha fatto alzare l’allarme a tutti i suoi avversari. E’ lui il velocista da battere, anche a Londra. Racconta dei suoi numerosi record allora e di quell’emozione sportiva che maggiormente gli fa battere il cuore. E specialmente il primato conquistato ad Indianapolis alle World Series, dove ha ritoccato per la terza volta il record iridato nei 50 stile, ancora illumina i suoi occhi. Scendendo di 15 centesimi, 24”63. Significa che il campione ci sta in vasca e che le gambe corrono insieme alle braccia. Direzione Paralimpiadi di Tokyo 2020. E a Lignano Sabbiadoro, nella tappa italiana della Coppa del Mondo, il campione azzurro ha ancora accorciato la distanza nei 50 stile. Attualmente il primato ufficiale di Simone è di 24”39. Centesimi buttati via, rosicchiati e mangiati in vasca. Velocissimo. Come un fulmine. Ma la medaglia più bella che ricorda è solo una. E con una speciale dedica. A suo nonno, scomparso alcuni giorni prima della sua finale ai Mondiali del 2017: “Quella è stata la medaglia più significativa”.
Le Paralimpiadi in Giappone e gli slot di qualifica
E’ uno dei gioielli più importanti di una Nazionale che punta a rosicchiare slot e spazi per Tokyo 2020. Ecco il Mondiale di Londra allora e il raduno ad Ostia. Si è concluso lo scorso 16 agosto. Un collegiale azzurro con 22 atleti e atlete pronti a sbarcare in Inghilterra per poi volare alle Paralimpiadi: “Sono felice di essere qua a Ostia, perché il Polo Natatorio è una struttura che facilita di gran lunga le nostre fatiche quotidiane”. Ne parla a bordo vasca Simone al momento della sua intervista lo scorso 14 agosto, dopo il termine della seduta mattutina, dei suoi allenamenti. Tutto affronta Barlaam per seguire una passione condita da un talento che porta tante medaglie al Comitato Italiano Paralimpico. E alla vigilia di Ferragosto tutti in vasca ad allenarsi. E stare sul pezzo nei periodi di carico non è facile. E allora Simone ascolta consigli e aiuti dai suoi allenatori per dare il massimo.
La medaglia paralimpica di Tokyo. L’alloro da aggiungere in bacheca..
E ci pensa a quello spazietto da fare in bacheca. Una volta messe a posto le sue medaglie, ci metterà probabilmente quella più bella. Ma solo tra un anno potrà saperlo. Perché sarà in quel periodo che ci saranno le Paralimpiadi a Tokyo. Bisognerà passare per Londra però e lui dice: “Speriamo. Incrociamo le dita”.
Caro Simone, hai appena terminato il tuo allenamento mattutino. Come ti senti ?
“Mi sento bene. Abbiamo fatto allenamento e poi palestra. Sono affaticato ma è positivo esserlo in queste settimane di carico prima del Mondiale. Sono felice di essere qua a Ostia, perché il Polo Natatorio è una struttura che facilita di gran lunga le nostre fatiche quotidiane. Non abbiamo spostamenti. Siamo qua direttamente. Scendiamo dalle camere e siamo in piscina. E’ bello poi riallacciare i rapporti con i compagni di Nazionale che non vedevo da un po’. Tutti insieme passa tutto più in fretta. Ci si diverte”.
Come si affronta il carico di allenamento in previsione di un Mondiale così importante ?
“Ogni atleta affronta i periodi di carico in modo diverso. Io ho bisogno spesso dell’aiuto esterno. Un incoraggiamento ad esempio. E’ difficile stare sul pezzo sempre in allenamento”.
E cosa ci vuole allora per stare sempre sul pezzo come tu stesso dici ?
“Bisogna avere chiaro in testa l’obiettivo. Con la fatica e il resto può capitare a volte di non averlo così fisso in mente. Bisogna concentrarsi su cose diverse, rispetto alla fatica. Sul modo di nuotare, il ritmo, l’intensità della nuotata”.
La passione per il nuoto è importante. Come è nata per te questa esperienza in acqua ?
“Sin da quando ero piccolino ho sempre nuotato. Da adolescente la mia condizione fisica era molto più precaria. Le mie gambe erano fragili. Il nuoto è stato l’unico sport che mi ha permesso di fare attività fisica e di restare in forma. E che non esercitasse una pressione esagerata sui miei arti inferiori. Avrei potuto rompere il femore. Da piccolo bastava che camminassi più velocemente per fratturarmelo. E il nuoto era ed è l’unico sport in cui il corpo non è sottoposto alla forza di gravità sulla massa”.
Sei nato Simone con la tua disabilità ?
“Sono nato con questa disabilità. E’ la stessa di Federico Morlacchi. Si chiama ipoplasia del femore con coxa vara. Dalla testa del femore. E ho fatto poi 13 interventi chirurgici per sistemare la situazione e rinforzare il femore che non reggeva quando ero piccolino. Accorciare anche l’altra gamba per far si che la dismetria non aumentasse.”.
Nello sport hai trovato le tue maggiori soddisfazioni. E ti sei ripreso tante rivincite. Quali sono le tue specialità ?
“La mia specialità in assoluto è quella dei 50 metri stile libero. Ma in generale mi diletto in esso, sulle distanze corte. Faccio anche i 100 metri. Adesso sto cominciando a specializzarmi nel dorso. E poi nel delfino. Sempre sulle distanze dello sprint. Sono un velocista”.
..mentre Il Faro on line intervista Simone, accanto a noi c’era anche Federico Morlacchi appena arrivato per essere sentito. E Simone lo coinvolge: “Io e Federico siamo un po’ i due opposti della Nazionale. Lui sta sul mezzofondo. E in allenamento questo ci stimola. Ci guardiamo molto”. Interviene Morlacchi: “Siamo complementari”. E Barlaam sottolinea ridendo: “Siamo complementari”.
Siete i Gemelli del nuoto paralimpico allora..
Simone: “Siamo gemelli complementari”. E Federico dice ridendo: “Siamo fratelli”. Simone prosegue: “Dato che io sono uno sprinter e lui va sul mezzofondo, ci spingiamo a vicenda in allenamento sulle cose in cui entrambi facciamo fatica. Ci capiamo anche”.
Sei un ragazzo realizzato Simone. Hai vinto tantissime medaglie e hai conquistato numerosi record. Cosa nel pensi ?
“Realizzato no. Per me nessun atleta è realizzato fino in fondo, finché non smette. Sono tre anni che sono in Nazionale e Federico ci sta da molto di più rispetto a me, quindi sono ancora un novellino della squadra. Diciamo che sto sulla buona strada per essere un realizzato”.
Le tue medaglie più belle vinte, quali sono state ?
“Forse fino ad ora posso parlare di gara, non di medaglia. E la gara più bella disputata è stata quella in cui sono uscito più felice..quella dei 50 stile libero a Lignano Sabbiadoro del 2017. Nella quale mi sono qualificato per il mio primo Mondiale. E’ stata una qualifica inaspettata. E’ stata per me la prima grande soddisfazione. Poi tutte le varie medaglie vinte. L’oro nel 100 stile a Città del Messico. Mi viene un po’ di più in mente perché l’avevo dedicata a mio nonno che era scomparso tre giorni prima. Forse quella è stata la medaglia più significativa, di quelle che ho vinto sino ad oggi”.
E cosa puoi dire dei tuoi record del mondo conquistati in vasca ?
“Sui 50 stile ho migliorato il mio record più volte. Quest’anno è stato agli Invernali di Bologna. Poi ad Indianapolis ad una tappa di Coppa del Mondo ad aprile. E in seguito a Lignano a maggio, ai Campionati Italiani di Società. Ho migliorato di tappa in tappa. Il mio primato iridato l’ho rinnovato spesso”.
Sei un campione da battere allora..
“Diciamo che per ora, sono quello che quest’anno è andato più veloce. E vediamo come va”.
Cosa ti aspetti dai Mondiali ? E poi ecco le Paralimpiadi il prossimo anno..
“I Mondiali di Londra saranno importanti per la qualifica. Ogni atleta, che vincerà almeno una medaglia d’oro o d’argento, porterà alla Nazionale uno slot. Appunto equivale ad uno spazietto, che equivale ad un atleta da portare a Tokyo. A Glasgow ai Mondiali del 2015, Morlacchi aveva vinto un oro, Bocciardo lo stesso e Arjola un altro primo posto.. tre posti per tre slot disponibili alle Paralimpiadi. Più vari posti che vanno aggiunti nell’anno paralimpico, a seconda delle ranking. E’ un sistema un po’ complicato. Tuttavia, Londra comunque sarà importante per il pass”.
A Tokyo 2020 saranno le tue prime Paralimpiadi..
“Si speriamo bene. Teniamo le dita incrociate”.
Come lo vedi allora il tuo personale prossimo Mondiale ?
“Voglio divertirmi come sempre. A me piace fare questo sport per questo. Voglio gareggiare e divertirmi. Mi piace un sacco. E voglio migliorare quello che ho fatto sino ad oggi”.
Cosa metti in piscina di te ? Qual è il tuo carattere ? Studi Simone ?
“Ho finito adesso la quinta liceo. Nello Scientifico. Sono appena diciannovenne. Inizierò l’università il giorno dopo i Mondiali. Il 16 settembre. Sono già dentro. Farò Ingegneria Civile e l’anno prossimo mi piacerebbe cambiare in Ingegneria Meccanica”.
Come mai hai scelto questa Facoltà ?
“Ho fatto un anno all’estero. In Australia. E lì ho fatto una materia molto interessante. Era il quarto anno del Liceo. Si chiama design tecnology. Ho cominciato a capire quali sono i meccanismi dietro agli oggetti che usiamo ogni giorno. Trovare eventuali situazioni a problemi quotidiani. Come ideare o migliorare un oggetto che agevola la vita quotidiana. Anche per chi ha disabilità sicuramente. Il mondo delle protesi e delle sedie a rotelle è un universo che si sta evolvendo in modo esponenziale. Adesso ci sono molte invenzioni. Dai materiali più innovativi, agli strumenti. Quindi è un mondo che mi affascina. Sono curioso di entrarci”.
E come sei piscina ?
“Sono chiacchierone. Come loro possono confermare. Positivo. Socievole. Quando voglio so essere determinato. Posso essere permaloso, in negativo. Ma positivamente, questi sono i miei lati caratteriali migliori”.
E punti sempre all’ultima piastra in gara..
“Si si. Specialmente in gara. In allenamento è diverso. Ma in competizione sono abbastanza determinato”.
Cosa ti ha dato lo sport Simone ?
“Ho iniziato a nuotare nel mondo agonistico paralimpico nel 2015. Ho cominciato ad allenarmi con il gruppo di Massimiliano Tosini e Micaela Biava a Milano. Con altri atleti, tra cui anche Federico. Io sono della provincia di Milano. Vicino Magenta. In questo gruppo erano tutti ragazzi più grandi di me. Allenarmi con loro mi ha aiutato a crescere, come persona. A maturare. Ha fatto da passaggio, tra la mia infanzia e la mia adolescenza. Ero anche lontano da casa. Mi ha aiutato fisicamente a stare meglio con il mio corpo. Avendo fatto 13 operazioni, il mio fisico non era così particolarmente in forma prima. Non potevo mai fare attività fisica, perché stavo sempre in ospedale. Mi ha reso più sicuro di me. Sicuro delle mie possibilità. E più aperto, meno introverso”.
Dove conservi le tue medaglie ?
“In questo sono abbastanza pessimo .. – dice ridendo – tutti i miei amici mi chiedono perchà mai tenga in quel modo le mie medaglie. Sono appese su due appendini in camera mia. Al muro. Dove posso vederle. Un giorno quando avrò il tempo, mi piacerebbe fare una bacheca. Anche con le foto. Sarebbe bello, ma fino ad ora non ne ho avuto il tempo materiale. Ho sempre pensato di farlo.. però lo farò. Magari con una bella medaglia paralimpica. Tocchiamo ferro, speriamo”.
(Il Faro on line)