“Memorie di Adriano” a Formia, il ritratto di un imperatore “imperfetto” che incanta il pubblico
Sul palco, l’attore Giulio Scarpati. Il suo concerto racconto di “Memorie di Adriano” protagonista della 2a serata delle “Notti di Cicerone.”
“Mio caro Marco,
Sono andato stamattina dal mio medico […]. Ho deposto mantello e tunica; mi sono adagiato sul letto. […] Avrò in sorte d’essere il più curato dei malati. Ma nessuno può oltrepassare i limiti prescritti dalla natura […] mi sento soffocare; e ho sessant’anni.”
Si è aperto così, con queste parole, l’appuntamento di punta della seconda serata delle “Notti di Cicerone” a Formia. Protagonista l’attore Giulio Scarpati e il suo concerto racconto ispirato dal romanzo della scrittrice francese Marguerite Yourcenar “Memorie di Adriano”.
Dopo una breve parantesi introduttiva del personaggio, Scarpati parte e fa andare indietro nel tempo i presenti, incantando il pubblico della Tomba di Cicerone, che, in un religioso silenzio, ascolta alcuni dei tratti salienti di quest’opera che, apparsa per la prima volta nel 1951, resta ancora attualissima per immaginare e lasciarsi trasportare nel travaglio interiore di chi, per più di vent’anni, è stato all’apice della Roma imperiale.
Ripercorrere i difetti, le imperfezioni, la grandezza del pensiero e la brama di potere, ma anche gli amori – carnali e non- e le passioni di un uomo che ha avuto tutto, eppure, attraverso le parole della scrittrice prima e con la performance di Scarpati poi, diventa umano, umanissimo nel suo guardarsi invecchiare, lasciando che quei secoli che lo separano da noi, non sembrino che un soffio, un alito di vento che si sente appena.
Accompagnati dalla musica del maestro Marco Schiavoni e da alcune immagini storiche che alimentano l’atmosfera, gli spettatori hanno udito una verosimile confessione che l’imperatore Publio Elio Traiano Adriano fa al suo successore e nipote adottivo, l’allora 17enne Marco Aurelio.
Una serata dove, attraverso un connubio di diverse forme d’arte, si è potuto viaggiare con la mente, anche grazie al luogo forse più suggestivo di tutta la città: un posto che dovrebbe portare con sé la tristezza del lutto e della perdita, ma che, invece, custodisce, ancora oggi, un fascino magnetico che neanche il passare del tempo ha saputo spezzare.
(Il Faro on line)