Antonello Palmieri (Roma Nuova): “Pulire i tombini prima che sia troppo tardi”
Appello all’amministrazione affinchè intensifichi i lavori. Antonello Palmieri: “In caso di pioggia oltre ai danni anche il blocco della mobilità a Roma”
Roma – “Non vediamo operai a lavoro su tombini e caditoie stradali: eppure bombe d’acqua e piogge intense sono ormai la causa principale del blocco della mobilità a Roma“. Antonello Palmieri, architetto, urbanista nonchè presidente dell’associazione “Roma Nuova” lancia l’appello all’amministrazione capitolina affinchè si attivi su un tema ormai drammatico ad ogni precipitazione meteorologica.
Il clima è cambiato: le piogge anche in Italia sono sempre più spesso torrenziali, tanto che si parla comunemente di bombe d’acqua. Aumenta la quantità e la concentrazione delle precipitazioni ma non cambia la strategia dell’amministrazione capitolina. “Non vorrei essere considerato una Cassandra – esordisce Palmieri – ma non vedo operai al lavoro sulle strade per pulire tombini e caditoie da plastiche, fogliame e residui oleosi. Al contrario, vedo ditte che stanno posando cavi e fibre ottiche in tutta la città risistemando l’asfalto malamente, con la riduzione del lume e quindi della portata degli scolatoi“.
L’associazione Roma Nuova, nata nel 2017, riunisce un gruppo di professionisti e di studiosi con l’intenzione di analizzare le problematiche della Capitale e del suo hinterland, promuovendo attività di sensibilizzazione e progetti di recupero e salvaguardia del patrimonio socio-culturale. “Una brava amministrazione si distingue da un’amministrazione scarsa nella sua capacità di sapersi dare una strategia e di programmare interventi che sappiano contenere i disagi migliorando la qualità della vita dei cittadini” riassume Antonello Palmieri. “Le conseguenze della mancata manutenzione dei tombini e delle caditoie stradali– ricorda – le conosciamo tutti: l’allagamento delle strade, dei marciapiedi, degli scantinati dei negozi e persino delle stazioni metro“.
Un’avvisaglia di quello che può succedere si è già vista il 2 settembre scorso. Pochi millimetri di pioggia concentrati in un paio d’ore hanno paralizzato vari punti della città ribadendo un copione ormai troppo frequente: gallerie stradali alluvionate, strade ridotte in lagune, stazioni metro inondate.
“Già basterebbe concentrare gli sforzi nelle zone che si trovano ai piedi di discese più o meno lunghe” è la formula suggerita da Palmieri che ha insegnato Architettura presso l’università “La Sapienza“. Non è un caso che gli allagamenti più frequenti si registrino nei sottopassi (via Marco Polo-Cilicia, via Giustiniano Imperatore, via del Valco di San Paolo e altri), nelle gallerie (Giovanni XXIII, lungotevere Gianicolense, corso d’Italia, Tangenziale Est) e nelle stazioni metro alla fine di pendii come via Tuscolana (Porta Furba-Quadraro), via Appia (Colli Albani), via del Muro Torto (Flaminio) e viale delle Gardenie (Gardenie)
Senza voler essere impietosi sullo stato disastroso delle coperture di talune stazioni non interrate, non solo metro ma anche Roma-Lido e metroferroviarie, dalle quali, in caso di pioggia, cade acqua a catinelle sui poveri passeggeri.