Scuola, la Legge di Bilancio porterà aumenti di 80 euro lordi
Per gli oltre tre milioni di dipendenti pubblici, 40 euro netti medi che andranno a regime in un biennio. Somme lontanissime da quelle attese
SCUOLA – Per gli oltre tre milioni di dipendenti pubblici verrà stanziato circa un miliardo di euro, che sommato a 1,7 miliardi della Legge di Bilancio dell’anno scorso, si tradurrà in 40 euro netti medi a dipendente pubblico che andrà a regime in un biennio.
Secondo Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief: “va bene reperire ulteriori risorse ma siamo ancora lontani dal coprire anche il solo tasso d’inflazione prodotto negli ultimi anni. Ci vuole una quota d’incremento stipendiale almeno tre volte maggiore e poi l’impegno a recuperare il gap, entro un triennio, rispetto alla media stipendiale dei colleghi europei”.
Per il rinnovo del contratto dei dipendenti pubblici, il Governo è pronto a inserire nella manovra di fine anno uno stanziamento che si ferma ad un miliardo di euro. La cifra verrebbe anche divisa in due tranche, con una parte per il 2020 e un’altra per il 2021: si tratta di risorse che vanno a sommarsi ai 1,775 miliardi di euro già stanziati dal precedente esecutivo. A scriverlo è Il Messaggero, che ha anche quantificato i fondi per il rinnovo del contratto 2019-2021 da assegnare ai dipendenti statali: “potrebbe contare complessivamente su 2,7 miliardi di euro circa”.
QUANTI SOLDI IN ARRIVO
La cifra complessiva, stima il quotidiano romano, “si tradurrebbe, secondo le prime simulazioni, in un aumento medio di 80 euro lordi mensili per ognuno dei circa 3 milioni di dipendenti delle amministrazioni pubbliche”.
A ufficializzarlo ai sindacati sarà “nello stesso giorno in cui il Consiglio dei ministri dovrebbe approvare la manovra di bilancio e il decreto fiscale che la accompagna, il ministro della Funzione pubblica Fabiana Dadone”.
Il problema è che stiamo parlando di somme lontanissime da quelle attese. E anche da quella annunciate dai componenti dell’attuale governo, che continuano a parlare, per rimanere agli insegnanti, di stipendi da adeguare alla media europea, avanti di circa il 30%.
Per quantificare la modestia della somma investita dall’attuale esecutivo politico, è tutto dire che il precedente contratto, quello della tornata 2016-2018, concluso quando al governo c’era Matteo Renzi, aveva consentito un aumento superiore: 85 euro lordi mensili. Un incremento del 3,48%. Mentre i rinnovi dei contratti dei lavoratori privati che si stanno chiudendo in questi mesi, fa notare sempre Il Messaggero, “hanno ottenuto somme decisamente più alte, circa 150 euro lordi mensili. Non solo. Il semplice riconoscimento di un adeguamento totale all’andamento del tasso di inflazione, anche considerando i dieci anni di blocco prima dell’ultimo rinnovo, comporterebbe un aumento di almeno 120 euro lordi mensili”.
IL PIETOSO CONFRONTO CON L’EUROPA
È lunga la lista di Paesi europei dove per fare l’insegnante si guadagna molto di più che in Italia: la Danimarca con 60.444,00 euro lordi; la Germania con 55.926,00 euro; l’Austria con 48.974,00 euro; i Paesi Bassi con 47.870,00 euro; il Belgio con 44.423,00 euro; la Finlandia con 44.269,00 euro; la Svezia con 40.937,00 euro; il Regno Unito con 37.195,00 euro; la Francia con 33.657,00 euro.
A rendere ancora più amaro il confronto è il confronto sugli aumenti degli ultimi quattro anni riguardante Paesi non certo più avanti dell’Italia, dove gli incrementi sono stati superiori al 5%: basta dire che stiamo parlando anche della Bulgaria, dell’Estonia, della Lettonia, della Repubblica Ceca, dalla Romania e della Slovacchia.
Anche sulla progressioni di carriera non ci siamo: in Svizzera, ad esempio, l’obiettivo del compenso massimo (il 50% in più di quello iniziale) si raggiunge dopo soli 25 anni di carriera, mentre nella vicina Francia l’incremento massimo è del 70% dello stipendio iniziale e si raggiunge dopo 30 anni di servizio. Invece in Italia l’apice dello stipendio scatta solo dal 35esimo anno in poi.