Angelus, il Papa: “Si annuncia quello che si vive, e per vivere di Cristo bisogna uscire da sé stessi”

27 ottobre 2019 | 12:14
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Angelus, il Papa: “Si annuncia quello che si vive, e per vivere di Cristo bisogna uscire da sé stessi”

Il Pontefice sul Sinodo dell’Amazzonia appena concluso: “Il Vangelo non si impone, non cancella una cultura”

di FABIO BERETTA

Città del Vaticano – “Si annuncia solo quel che si vive. E per vivere di Gesù, per vivere di Vangelo bisogna uscire da se stessi”. Ai tanti fedeli che affollano piazza San Pietro in occasione del tradizionale Angelus domanicale, Papa Francesco racconta in sintesi il Sinodo straordinario dei Vescovi – appena concluso – che ha avuto come tema le sfide pastorali e l’evangelizzazione dell’Amazzonia.

Il Pontefice sottolinea come, durante queste tre settimane di Sinodo, i presuli si sono sentiti “spronati a prendere il largo, a lasciare i lidi confortevoli dei nostri porti sicuri per addentrarci in acque profonde: non nelle acque paludose delle ideologie, ma nel mare aperto in cui lo Spirito invita a gettare le reti”.

E sottolinea: “Prendere il largo è lasciarsi mettere in gioco dalla sua novità, è rispondere alla chiamata di uscire da noi e dai nostri schemi perché al centro splenda il Vangelo col suo stile: povero nella radicalità, missionario nella pastorale, sinodale nella comunione”.

In ascolto del grido del pianeta

In diversi passaggio fa riferimento alla Messa conclusiva del Sinodo, celebrata poco prima dell’Angelus nella basilica vaticana (leggi qui),  ripercorrendo a grandi linee le letture proposte dalla liturgia. Si sofferma sulla prima lettura, quella del Siracide, che “ha ricordato il punto di partenza” dell’assemblea dei vescovi:  “l’invocazione del povero, che ‘attraversa le nubi’, perché ‘Dio ascolta la preghiera dell’oppresso'”.

Un grido che per il Papa non è solo quello dei poveri, ma di tutto il pianeta terra. Un grido giunto all’ombra dei Sacri Palazzi proprio dall’Amazzonia: “Dopo queste tre settimane non possiamo far finta di non averlo sentito. Le voci dei poveri, insieme a quelle di tanti altri dentro e fuori l’Assemblea sinodale – Pastori, giovani, scienziati – ci spingono a non rimanere indifferenti. Abbiamo sentito spesso la frase ‘più tardi è troppo tardi’: non può rimanere uno slogan”.

Cosa possiamo fare di buono per il Vangelo?

Il Sinodo, prosegue il Papa, “è stato, come dice la parola, un camminare insieme, confortati dal coraggio e dalle consolazioni che vengono dal Signore. Abbiamo camminato guardandoci negli occhi e ascoltandoci, con sincerità, senza nascondere le difficoltà, sperimentando la bellezza di andare avanti uniti, per servire”.

L’annuncio del Vangelo, infatti, sottolinea il Papa, “viene prima di tutto e conta più di tutto. Ciascuno di noi si sarà chiesto tante volte che cosa fare di buono per la propria vita; oggi chiediamoci: ‘Io, che cosa posso fare di buono per il Vangelo?'”. Una domanda che i vescovi si sono posti durante il Sinodo:

Ci siamo sentiti spronati a prendere il largo, a lasciare i lidi confortevoli dei nostri porti sicuri per addentrarci in acque profonde: non nelle acque paludose delle ideologie, ma nel mare aperto in cui lo Spirito invita a gettare le reti. Prendere il largo è lasciarsi mettere in gioco dalla sua novità, è rispondere alla chiamata di uscire da noi e dai nostri schemi perché al centro splenda il Vangelo col suo stile: povero nella radicalità, missionario nella pastorale, sinodale nella comunione.

“Nessuna imposizione”

Infine, la preghiera alla Vergine Maria, venerata e amata come Regina dell’Amazzonia: “Lo è diventata non conquistando, ma ‘inculturandosi’: col coraggio umile della madre è divenuta la protettrice dei suoi piccoli, la difesa degli oppressi”.

“A lei, che nella povera casa di Nazaret si prese cura di Gesù, affidiamo i figli più poveri e la nostra casa comune. Lei, donna della speranza, interceda perché scenda su di noi lo Spirito Santo, che con la sua dolce creatività fa nuove tutte le cose”, conclude il Papa.

La preghiera per il Libano

Dopo la benedizione, il pensiero del Papa va al “caro popolo libanese, in particolare ai giovani, che nei giorni scorsi hanno fatto sentire il loro grido di fronte alle sfide e ai problemi sociali ed economici del Paese”.

Il Pontefice esorta tutti “a ricercare le giuste soluzioni nella via del dialogo, e prego la Vergine Maria, Regina del Libano, affinché, con il sostegno della comunità internazionale, quel Paese continui ad essere uno spazio di convivenza pacifica e di rispetto della dignità e libertà di ogni persona, a beneficio di tutta la Regione mediorientale”.

Infine, l’invito “a pregare il Rosario per la missione della Chiesa oggi, in particolare per i missionari e le missionarie che incontrano maggiori difficoltà. E nello stesso tempo continuiamo a pregare il Rosario per la pace. Il Vangelo e la pace camminano insieme”.

Quindi, l’immancabile saluto: “A tutti auguro una buona domenica. Per favore, non dimenticatevi di pregare per me. Buon pranzo e arrivederci!”.

(Il Faro online)