Papa Francesco: “Chinarsi sui bisognosi per servirli è l’anticamera per il Paradiso”
Il Pontefice prega per i Cardinali e i Vescovi venuti a mancare durante l’anno: “La pietà verso gli altri spalanca le porte dell’eternità”
di FABIO BERETTA
Città del Vaticano – “Chinarsi sui bisognosi per servirli è fare anticamera per il paradiso. Se infatti, come ricorda san Paolo, ‘la carità non avrà mai fine’, allora proprio essa è il ponte che collega la terra al Cielo”.
Papa Francesco, come da tradizione, celebra nella basilica vaticana la Santa Messa in suffragio dei Cardinali e Vescovi defunti nel corso dell’anno. Dall’altare della Cattedra di San Pietro, il Pontefice, citando le letture bibliche, ricorda che gli uomini vengono al mondo per risorgere: “Non siamo nati per la morte, ma per la risurrezione”.
E ai fedeli e monsignori che riempiono la basilica domanda: “Oggi anche noi possiamo chiederci: che cosa mi suggerisce il pensiero della risurrezione? Come rispondo alla mia chiamata a risorgere?”.
Vaccinarsi contro la morte
Un primo aiuto, fa notare il Papa, arriva da Gesù, “che nel Vangelo odierno dice: ‘Colui che viene a me, io non lo caccerò fuori’. Ecco il suo invito: ‘venite a me’. Andare a Gesù, per vaccinarsi contro la morte, contro la paura che tutto finisca”.
E, anche se “andare a Gesù” potrebbe sembrare “un’esortazione spirituale scontata e generica“, spetta a noi “renderla concreta, ponendoci domande come queste: Oggi, nelle pratiche che ho avuto tra le mani in ufficio, mi sono avvicinato al Signore? Ne ho fatto motivo di dialogo con Lui? E nelle persone che ho incontrato, ho coinvolto Gesù, le ho portate a Lui nella preghiera? Oppure ho fatto tutto rimanendo nei miei pensieri, solo rallegrandomi di quello che mi andava bene e lamentandomi di quello che mi andava male?”.
E ancora: “Vivo andando al Signore o ruoto su me stesso? Qual è la direzione del mio cammino? Cerco solo di fare bella figura, di salvaguardare il mio ruolo, i miei tempi e i miei spazi, o vado al Signore?”.
Vivere in uscita
La frase di Gesù, sottolinea il Papa, “è dirompente: colui che viene a me, io non lo caccerò fuori. Come a dire che è prevista la cacciata per il cristiano che non va a Lui. Per chi crede non ci sono vie di mezzo: non si può essere di Gesù e ruotare su sé stessi. Chi è di Gesù vive in uscita verso di Lui”.
La vita – ricorda Bergoglio – è tutta un’uscita: “dal grembo della madre per venire alla luce, dall’infanzia per entrare nell’adolescenza, dall’adolescenza alla vita adulta e così via, fino all’uscita da questo mondo”.
E oggi “non possiamo dimenticare l’uscita più importante e più difficile, che dà senso a tutte le altre: quella da noi stessi. Solo uscendo da noi stessi apriamo la porta che conduce al Signore”.
Chiediamo questa grazia: “Signore, desidero venire a Te, attraverso le strade e i compagni di viaggio di ogni giorno. Aiutami a uscire da me stesso, per andare incontro a Te, che sei la vita”.
La pietà verso gli altri spalanca le porte dell’eternità
Papa Francesco pone quindi l’accento sulla prima lettura odierna e sul gesto compiuto da Giuda Maccabeo per i defunti. Nel farlo egli, è scritto, “pensava alla magnifica ricompensa riservata a coloro che si addormentano nella morte con sentimenti di pietà”.
“Sono, cioè, i sentimenti di pietà a generare magnifiche ricompense – spiega il Santo Padre -. La pietà verso gli altri spalanca le porte dell’eternità. Chinarsi sui bisognosi per servirli è fare anticamera per il paradiso. Se infatti, ‘la carità non avrà mai fine’, allora proprio essa è il ponte che collega la terra al Cielo“.
Da qui un’altra lista di domande: “Possiamo dunque chiederci se stiamo avanzando su questo ponte: mi lascio commuovere dalla situazione di qualcuno che è nel bisogno? So piangere per chi soffre? Prego per quelli a cui nessuno pensa? Aiuto qualcuno che non ha da restituirmi? Non è buonismo, non è carità spicciola; sono domande di vita, questioni di risurrezione”.
Il senso della vita
Infine, “un terzo stimolo in vista della risurrezione“, che il Papa riprende dagli Esercizi spirituali, dove Sant’Ignazio suggerisce, prima di prendere una decisione importante, di immaginarsi al cospetto di Dio alla fine dei giorni.
“Quella è la chiamata a comparire non rimandabile, il punto di arrivo per tutti, per tutti noi. Allora, ogni scelta di vita affrontata in quella prospettiva è ben orientata, perché più vicina alla risurrezione – aggiunge il Santo Padre -, che è il senso e lo scopo della vita”.
“Come la partenza si calcola dal traguardo, come la semina si giudica dal raccolto, così la vita si giudica bene a partire dalla sua fine, dal suo fine“, prosegue il Papa.
“Può essere un esercizio utile per vedere la realtà con gli occhi del Signore e non solo con i nostri; per avere uno sguardo proiettato sul futuro, sulla risurrezione, e non solo sull’oggi che passa; per compiere scelte che abbiano il sapore dell’eternità, il gusto dell’amore“, aggiunge il Papa.
Che conclude: “Tra le tante voci del mondo che fanno perdere il senso dell’esistenza, sintonizziamoci sulla volontà di Gesù, risorto e vivo: faremo dell’oggi che viviamo un’alba di risurrezione”.
(Il Faro online) – Foto © Vatican Media