Manuel Bortuzzo: “Potrei tornare a camminare. Il midollo non è stato danneggiato completamente”
Una notizia che ha scosso anche lui. Il danno del proiettile non è stato completo sul midollo spinale. Lo ha raccontato il campione di nuoto a Che Tempo Che Fa a poche ore dall’uscita del suo libro
Milano – La storia del proiettile che ha ferito il midollo spinale di Manuel fa pensare ad un altro episodio. Ad un proiettile che trapassò i tessuti interni di un grande personaggio della storia del mondo. Karol Wojtyla fu ferito quasi mortalmente in un attentato a Piazza San Pietro, un episodio che poi ha cambiato la storia. Il 13 maggio del 1981 il Papa dei 27 anni di Pontificato rischiò di morire. Si fermò lì il proiettile. Ad un passo dalla vena aorta. Solo pochi millimetri dalla tragedia. E sopravvisse. E solo a 12 millimetri dall’aorta addominale di Manuel il proiettile del ferimento dello scorso mese di febbraio (leggi qui) ha arrestato la sua corsa: “Per 12 millimetri sono ancora qui”. Destino, circostanze. Vita. Episodi che lasciano domande aperte. Lo ammette Bortuzzo di fronte alle telecamere. Se quel colpo di pistola fosse andato un po’ più in là, un pezzetto un po’ più in là, sarebbe stata la tragedia: “Se il proiettile avesse preso l’aorta addominale avrei avuto 90 secondi di vita”. Invece no. Si è fermato il proiettile. E Manuel ha potuto riabbracciare la luce del sole e il delicato manto invisibile dell’acqua in piscina.
Ma non solo. E qui sta la notizia. Bortuzzo potrebbe tornare a camminare. Lo ha detto il campione di nuoto a Che Tempo Che Fa, domenica sera. Alla presentazione del suo libro già nelle librerie di tutta Italia “Rinascere. L’anno in cui ho ricominciato a vincere”, lo ha raccontato Manuel, con tutta la forza di cui è capace e con cui è stato capace di reagire. Non tutto il tessuto del midollo spinale è stato danneggiato. Diversamente da quanto diagnosticato nei primi giorni dopo l’incidente, la lesione non è completa e questo lascia aperte le porte alla speranza. Al sogno di Manuel. A quel sogno suo probabilmente più importante di una medaglia olimpica. Probabilmente più prezioso di mille gare vinte. Ma è una strada quel sogno. Una strada che potrebbe riportare Manuel in piedi. A camminare. Nulla è sicuro in medicina, ma lui ci crede: “Una notizia pazzesca, che ho sempre voluto tenere per me perché quando non si è sicuri è sempre meglio andarci con calma”.
Si è dato 10 anni. Non tornerebbe solo a camminare, ma vincerebbe insieme a tutti quelli che lo hanno preso per mano nella sua vicenda umana e tutti quelli che con lui, ogni giorno combattono per la propria vita. E per rialzarsi. Ha vinto già Manuel. E’ tornato a rivedere la luce del sole. A sorridere. A respirare. Ad abbracciare, amici e famiglia. E questa è la vittoria più grande.
L’ha raggiunta Manuel la sua vittoria di ragazzo e di atleta, con il cuore e con la mente. Tornando anche a nuotare lo scorso mese di marzo (leggi qui) al Santa Lucia di Roma: “La lesione midollare non è completa. Una notizia pazzesca – ha sottolineato a Che Tempo che Fa – come tutto quello che ho fatto in questi nove mesi”. Lo ha detto Bortuzzo su Raidue, di fronte a Fabio Fazio. Alle sue parole si aggiungono quelle di Marco Molinari, direttore dell’Unità di Neuroriabilitazione e Centro Spinale della Fondazione Santa Lucia Irccs di Roma, dove l’atleta azzurro ha iniziato la riabilitazione nei mesi scorsi: “Occorre sempre avere fiducia nella ricerca – ha ammesso il medico su Il Fatto Quotidiano – quella sul recupero dopo una lesione spinale sta andando avanti molto velocemente”. Veloce come un campione in corsia. Veloce come il timer che scorre in tabellone, veloce come le speranze di un ragazzo che sogna le Olimpiadi.
A pochi giorni dalla sentenza del processo (leggi qui), Manuel presenta l’uscita del suo libro: “Ho voluto annotare i miei progressi e i miglioramenti in quelle pagine”. Una storia che sia da esempio a tante altre storie umane. Vorrebbe che fosse così: “Chi legge si può ritrovare nelle mie parole”. Sorride il ragazzo di Treviso con il sogno del nuoto nel cuore. In quel lontano febbraio, è cambiata la sua vita. Totalmente. Ma ha scoperto la sua grande forza. Quel coraggio che gli è salito da dentro e ha tracciato la strada, facendo da stella polare per molti. L’amore di tutti, tra cui quello dei suoi amici del mondo acquatico, lo hanno tirato su. Come il volto e il sorriso di sua mamma quando ha riaperto gli occhi: “Lì ho capito che davvero era tutto finito”. Lo dice con particolare emozione Bortuzzo. La paura era passata. E’ sopravvissuto Manuel a quel brutto episodio di cronaca nera. Uno sfortunato scambio di persona e il tunnel. Ma niente è impossibile per il grande cuore di un atleta e lui si è rimesso in carreggiata. In corsia. Cuffietta in testa e braccia in acqua. Quasi con timore al Santa Lucia: “Avevo paura che l’emozione mi avrebbe giocato un brutto scherzo. Dopo tanto tempo e dopo quello che mi era accaduto. Ho pensato in alcuni momenti che in acqua sarei tornato come quel bambino di tre anni che ero..”. Ha pianto Manuel di fronte al colore blu dell’acqua. Il suo mondo. Un mondo che ha avuto timore di non poter più accarezzare. Ma è tornato Manuel in piscina. E “Ritorno” è una bellissima parola che sa di rinascita, di futuro. Per lui come per le tante persone che hanno dovuto combattere con la morte dritta in faccia. Ma si sono rialzate e hanno preteso di ricominciare.
Una bella storia a lieto fine quella di Manuel. E attende il suo cuore di sapere il termine del suo pensiero più insistente : “Riuscirò di nuovo a camminare?”. Solo il tempo potrà dirlo. Ma potrà dirlo. Perché quel proiettile si è fermato prima. A 12 millimetri dalla fine. 12 millimetri di speranza. Di un pezzetto di tessuto integro. Di vita. Di sogno. Di emozione. Di sfida. Di ricerca. Perché sarà quest’ultima a salvarlo completamente. Tutto è possibile. Cuore e destino insieme. E il sogno del nuoto e di una bandiera a Cinque Cerchi potrà essere realtà un giorno, probabilmente. Forza Manuel. Non smettere di sognare.
(Il Faro on line)