La fine di un’epoca: trent’anni fa il crollo del muro di Berlino
Sono passati trent’anni da quella notte che segnò un punto di svolta per l’Europa e il mondo intero, quando crollò il muro di Berlino
Tentativi di fuga
Furono circa 5000 i tentativi di fuga coronati da successo verso Berlino Ovest. Nello stesso periodo varie fonti indicano in un numero compreso tra 192 e 239 i cittadini della Germania Est uccisi dalle guardie mentre tentavano di raggiungere l’ovest e molti altri feriti.
Finché il muro non fu completamente edificato e fortificato, i tentativi di fuga furono messi in atto da principio con tecniche casalinghe, come passare con una macchina sportiva molto bassa sotto le barricate o gettandosi dalla finestra di un appartamento prospiciente il confine sperando di “atterrare” dalla parte giusta. Con il tempo le tecniche di fuga si evolsero fino a costruire lunghe gallerie, scivolare lungo i cavi elettrici tra pilone e pilone o utilizzando aerei ultraleggeri.
La prima persona a pagare con la vita il suo tentativo di fuggire fu Ida Siekmann che il 22 agosto del 1961 aveva tentato di salvarsi, saltando dal suo appartamento nella Bernauer Straße. L’ultimo morto fu Winfried Freudenberg, deceduto l’8 marzo del 1989; aveva intrapreso una fuga spettacolare con una mongolfiera autocostruita, caduta poi sopra il territorio di Berlino Ovest.
Sovente vengono nominati Günter Litfin come prima vittima del muro e Chris Gueffroy come ultima; in realtà furono il primo e l’ultimo uccisi a colpi di armi da fuoco dai soldati di confine. Chris Gueffroy venne ucciso il 6 febbraio 1989 mentre cercava di scavalcare il muro presso Nobelstraße. Aveva poco più di vent’anni, era nato il 21 giugno 1968: una croce lo ricorda, insieme a tante altre, in piazza 18 marzo alle spalle della porta di Brandeburgo.
Tra i casi noti sono ricordati anche Olga Segler, morta all’età di 80 anni, la diciottenne Marienetta Jirkowsky (25 agosto 1962 – 22 novembre 1980), uccisa con 27 colpi, altre donne di diverse età, nonché i bambini Lothar Schleusener e Jörg Hartmann di 13 e 10 anni – uccisi entrambi, a colpi di arma da fuoco dai soldati di confine, nel tentativo di fuga intrapreso insieme – Cengaver Katranci, di nove anni, Giuseppe Savoca, di sei anni, Siegfried Krobot, di cinque anni, Cetin Mert, morto il giorno del suo quinto compleanno, e Holger H. che aveva 18 mesi.
Uno dei più noti tentativi falliti fu quello del diciottenne Peter Fechter, prima ferito da proiettili sparati dalle guardie di confine della DDR il 17 agosto 1962 e poi lasciato morire dissanguato nella cosiddetta striscia della morte, il tutto davanti agli occhi dei media occidentali.
Tra i fuggitivi si contano anche molti soldati addetti allo stesso muro di Berlino: nota in tutto il mondo è la foto del giovane Conrad Schumann che salta sopra il filo spinato alla Bernauer Straße. Anche tra le vittime del muro risultano soldati e poliziotti della DDR, come il giovane Burkhard Niering, ucciso nel 1974 in un tentativo di giungere a Berlino Ovest.
Si sono verificate anche “violazioni di frontiera” al contrario, da Ovest verso Est. Negli anni settanta un berlinese dell’Ovest scavalcò cinque volte il muro in direzione Est, e fu conseguentemente arrestato in ogni occasione. Durante l’interrogatorio, alla consueta domanda sul perché non usufruisse dei passaggi di frontiera, lui rispondeva regolarmente che abitando a Kreuzberg e i suoi conoscenti proprio di fronte, la via più breve era semplicemente quella più diretta. A questa logica le guardie di frontiera non trovavano nulla da ridire e il “violatore” della frontiera veniva rimandato a Ovest.
Attacchi al muro di Berlino
Per alcuni di questi “scavalcatori” il muro era un oltraggio personale o una sfida sportiva. Il diciottenne Rainer W. all’inizio degli anni settanta scavalcò gli sbarramenti a Potsdam-Babelsberg in direzione Est. Mentre i politici occidentali lavoravano per ottenere una maggiore penetrabilità del muro, alcuni contestatori ribelli dell’epoca avevano dichiarato la loro personale guerra al muro.
John Runnings nel 1986/87 attaccò diverse volte il muro. Nell’estate del 1986 arrivò a Berlino e scavalcò il muro con una scala. Né i poliziotti di frontiera dell’Ovest né le guardie dell’Est riuscirono a convincerlo ad abbandonare l’impresa di camminare in equilibrio sul muro per circa 500 metri, tra Potsdamer Platz e la zona vicina al Checkpoint “Charlie”, osservato da numerosi presenti che incitando lo applaudivano. Alla fine le truppe della DDR lo indussero a scendere e lo presero in custodia.
Per evitare ulteriore scalpore e imbarazzi diplomatici le autorità lo rimandarono nell’Ovest dopo un breve interrogatorio. Runnings però non si lasciò intimidire e pochi giorni dopo iniziò un’altra azione, durante la quale si sedette a cavalcioni sul muro e lo prese simbolicamente a martellate. Venne immediatamente arrestato dalle truppe della DDR e alcuni giorni dopo rimandato all’Ovest. La sua terza “passeggiata” gli costò 53 ore di prigione nella DDR.