Papa Francesco: “Dove c’è l’egoismo non c’è vita”
L’appello del Papa in occasione della Giornata Nazionale del Ringraziamento per i frutti della terra e del lavoro: “Che non si sfruttino i lavoratori, che ci sia lavoro per tutti ma lavoro vero, non lavoro da schiavi”
di FABIO BERETTA
Città del Vaticano – “Non c’è vita dove si ha la pretesa di appartenere solo a sé stessi e di vivere come isole: in questi atteggiamenti prevale la morte. È l’egoismo. Se io vivo per me stesso, sto seminando morte nel mio cuore”.
E’ il monito di Papa Francesco durante il tradizionale Angelus domenicale. Affacciandosi su una piazza San Pietro gremita di fedeli da ogni parte del mondo, il Pontefice riflette sull’odierna pagina evangelica, che “offre uno stupendo insegnamento di Gesù sulla risurrezione dei morti“.
Gesù viene interpellato da alcuni sadducei, i quali non credevano nella risurrezione e perciò lo provocano con una domanda insidiosa: di chi sarà moglie, nella risurrezione, una donna che ha avuto sette mariti successivi, tutti fratelli tra loro, i quali uno dopo l’altro sono morti?
Ma Gesù non cade nel tranello e replica che i risorti nell’al di là “non prendono né moglie né marito: infatti non possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, poiché sono figli della risurrezione, sono figli di Dio“.
“Con questa risposta, Gesù anzitutto invita i suoi interlocutori – e anche noi – a pensare che questa dimensione terrena in cui viviamo adesso non è l’unica dimensione, ma ce n’è un’altra, non più soggetta alla morte, in cui si manifesterà pienamente che siamo figli di Dio”, spiega il Papa.
Dà grande consolazione e speranza ascoltare questa parola semplice e chiara di Gesù sulla vita oltre la morte; ne abbiamo tanto bisogno specialmente nel nostro tempo, così ricco di conoscenze sull’universo ma così povero di sapienza sulla vita eterna.
Fedeli a Dio
E aggiunge: “Questa limpida certezza di Gesù sulla risurrezione si basa interamente sulla fedeltà di Dio, che è il Dio della vita”. Infatti, dietro l’interrogativo dei sadducei “se ne nasconde uno più profondo: non solo di chi sarà moglie la donna vedova di sette mariti, ma di chi sarà la sua vita“. Un dubbio, fa notare il Santo Padre, “che tocca l’uomo di tutti i tempi e anche noi: dopo questo pellegrinaggio terreno, che ne sarà della nostra vita? Apparterrà al nulla, alla morte?“.
Cristo risponde “che la vita appartiene a Dio, il quale ci ama e si preoccupa tanto di noi, al punto di legare il suo nome al nostro” perché “Dio non è dei morti, ma dei viventi”.
E ammonisce: “La vita sussiste dove c’è legame, comunione, fratellanza; ed è una vita più forte della morte quando è costruita su relazioni vere e legami di fedeltà”. Al contrario, “non c’è vita dove si ha la pretesa di appartenere solo a sé stessi e di vivere come isole: in questi atteggiamenti prevale la morte. È l’egoismo. Se io vivo per me stesso, sto seminando morte nel mio cuore“.
Infine, la supplica alla Madonna: “La Vergine Maria ci aiuti a vivere ogni giorno nella prospettiva di quanto affermiamo nella parte finale del Credo: ‘Aspetto la resurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà’. Aspettare l’al di là”.
La preghiera per il Sud Sudan…
Dopo la benedizione, il pensiero del Papa va “al caro popolo del Sud Sudan“, paese che il Pontefice visiterà l’anno prossimo.
“Con il ricordo ancora vivo del ritiro spirituale per le Autorità del Paese, svoltosi in Vaticano nell’aprile scorso, desidero rinnovare il mio invito a tutti gli attori del processo politico nazionale a cercare ciò che unisce e a superare ciò che divide, in spirito di vera fratellanza”, dice il Santo Padre.
“Il popolo sud-sudanese ha sofferto troppo negli ultimi anni e attende con grande speranza un futuro migliore, soprattutto la fine definitiva dei conflitti e una pace duratura”, aggiunge.
“Esorto pertanto i responsabili a proseguire, senza stancarsi, l’impegno in favore di un dialogo inclusivo nella ricerca del consenso per il bene della Nazione. Esprimo inoltre l’auspicio che la comunità internazionale non trascuri di accompagnare il Sud Sudan nel cammino di riconciliazione nazionale“, prosegue Bergoglio. Che invita tutti presenti a pregare insieme per questo Paese, “per il quale nutro un affetto particolare”.
… e la Boliva
La preghiera si estendo poi al Sud America, in particolar modo alla Bolivia: “Invito tutti i boliviani, in particolare gli attori politici e sociali, ad attendere con spirito costruttivo, e senza alcuna previa condizione, in un clima di pace e serenità, i risultati del processo di revisione delle elezioni, che è attualmente in corso. In pace“.
“Basta sfruttamento dei lavoratori”
Papa Francesco ricorda poi che in Italia si celebra la Giornata Nazionale del Ringraziamento per i frutti della terra e del lavoro. “Mi associo ai Vescovi nel richiamare il forte legame tra il pane e il lavoro, auspicando coraggiose politiche occupazionali che tengano conto della dignità e della solidarietà e prevengano i rischi di corruzione. Che non si sfruttino i lavoratori, che ci sia lavoro per tutti ma lavoro vero, non lavoro da schiavi“, è l’auspicio del Pontefice.
Che conclude con l’ormai tradizionale saluto: “A tutti auguro una buona domenica. Per favore, non dimenticatevi di pregare per me. Grazie. Buon pranzo e arrivederci!”.
(Il Faro online)