Papa Francesco: “I laici danno l’humus alla crescita della fede”
All’Udienza Generale il monito del Pontefice: “Rinasce l’abitudine di perseguitare gli ebrei, ma questo non è umano né cristiano”. Poi l’appello per la pace in Burkina Faso
di FABIO BERETTA
Città del Vaticano – “Grazie alla fede e all’impegno nell’evangelizzazione di tanti laici, il cristianesimo è giunto fino a noi. I laici danno l’humus alla crescita della fede”. All’Udienza Generale del mercoledì, Papa Francesco fa sue le parole di Benedetto XVI, sottolineando, ancora una volta, l’importanza dei laici nell’annuncio della fede.
La pioggia, che copiosa scende sulla Capitale, non ferma le migliaia di fedeli che riempiono piazza San Pietro. Per questo motivo, l’Udienza, come dice lo stesso Pontefice, “si fa in due gruppi”. Gli ammalati, infatti, seguono il discorso del Santo padre dall’Aula Paolo VI.
“Qui sarete tranquilli – dice Francesco raggiungendo la Sala Nervi prima di prendere posto in piazza San Pietro -, potrete seguire l’udienza dal maxischermo, tranquilli, in pace, senza bagnarvi. Questo è buono. Vi ringrazio di questa visita. Per me è una gioia quando vedo che voi venite così, con tante difficoltà, ma per amore alla Chiesa, per dire che amate la Chiesa. Questo fa bene a tutti quelli che vi vedono; a me fa bene. Grazie”.
Perseguitare gli ebrei non è umano né cristiano
Nel proseguire il ciclo di catechesi sugli Atti degli Apostoli, il Papa si sofferma sul viaggio di San Paolo a Corinto, capitale della provincia romana dell’Acaia, una città commerciale e cosmopolita, grazie alla presenza di due porti importanti.
Paolo trova ospitalità presso una coppia di sposi, Aquila e Priscilla (o Prisca), costretti a trasferirsi da Roma a Corinto dopo che l’imperatore Claudio aveva ordinato l’espulsione dei giudei.
Quindi, a braccio aggiunge: “Vorrei fare una parentesi. Il popolo ebraico ha sofferto tanto nella storia. È stato cacciato via, perseguitato … E, nel secolo scorso, abbiamo visto tante, tante brutalità che hanno fatto al popolo ebraico e tutti eravamo convinti che questo fosse finito”.
Poi il monito: “Ma oggi, incomincia a rinascere qua e là l’abitudine di perseguitare gli ebrei. Fratelli e sorelle, questo non è né umano né cristiano. Gli ebrei sono fratelli nostri! E non vanno perseguitati. Capito?”.
Accogliere la Parola
Tornando poi all’accoglienza dell’Apostolo da parte dei due sposi, il Papa fa notare come questi coniugi “dimostrano di avere un cuore pieno di fede in Dio e generoso verso gli altri, capace di fare spazio a chi, come loro, sperimenta la condizione di forestiero”.
Questa loro sensibilità li porta a decentrarsi da sé per praticare l’arte cristiana dell’ospitalità e aprire le porte della loro casa per accogliere l’apostolo Paolo. Così essi accolgono non solo l’evangelizzatore, ma anche l’annuncio che egli porta con sé: il Vangelo di Cristo.
Non solo: la casa di Aquila e Priscilla a Corinto apre le porte non “anche ai fratelli e alle sorelle in Cristo”. Paolo infatti può parlare della “comunità che si raduna nella loro casa”, la quale diventa una “casa della Chiesa”, una “domus ecclesiae”, “un luogo di ascolto della Parola di Dio e di celebrazione dell’Eucaristia”.
“Anche oggi in alcuni Paesi dove non c’è la libertà religiosa e non c’è la libertà dei cristiani, i cristiani si radunano in una casa, un po’ nascosti, per pregare e celebrare l’Eucaristia. Anche oggi ci sono queste case, queste famiglie che diventano un tempio per l’Eucaristia”, fa notare Francesco.
Quante famiglie in tempo di persecuzione rischiano la testa per mantenere nascosti i perseguitati! Questo è il primo esempio: l’accoglienza famigliare, anche nei momenti brutti.
Gli sposi, scultura vivente di Dio
Aquila e Priscilla, dunque, emergono come “modelli di una vita coniugale responsabilmente impegnata a servizio di tutta la comunità cristiana” e “ci ricordano che, grazie alla fede e all’impegno nell’evangelizzazione di tanti laici come loro, il cristianesimo è giunto fino a noi”.
Bergoglio cita quindi Papa Ratzinger: “Infatti, per radicarsi nella terra del popolo, per svilupparsi vivamente, era necessario l’impegno di queste famiglie. Ma pensate che il cristianesimo dall’inizio è stato predicato dai laici. Pure voi laici siete responsabili, per il vostro Battesimo, di portare avanti la fede. Era l’impegno di tante famiglie, di questi sposi, di queste comunità cristiane, di fedeli laici che hanno offerto l’“humus” alla crescita della fede”. E aggiunge: “È bella questa frase di Papa Benedetto XVI: i laici danno l’humus alla crescita della fede”.
E conclude: “Chiediamo al Padre, che ha scelto di fare degli sposi la sua ‘vera scultura vivente’, di effondere il suo Spirito su tutte le coppie cristiane perché, sull’esempio di Aquila e Priscilla, sappiano aprire le porte dei loro cuori a Cristo e ai fratelli e trasformino le loro case in chiese domestiche”.
Una casa è una chiesa domestica, dove vivere la comunione e offrire il culto della vita vissuta con fede, speranza e carità. Dobbiamo pregare questi due santi Aquila e Prisca, perché insegnino alle nostre famiglie ad essere come loro: una chiesa domestica dove c’è l’humus, perché la fede cresca.
L’appello per la pace in Burkina Faso
Al termine dell’Udienza, il pensiero del Papa è per l’Africa, in particolare “al caro Burkina Faso, da qualche tempo provato da violenze ricorrenti, e dove recentemente un attentato è costato la vita a quasi cento persone”.
“Affido al Signore tutte le vittime, i feriti, i numerosi sfollati e quanti soffrono per questi drammi. Faccio appello perché non manchi la protezione ai più vulnerabili; e incoraggio le Autorità civili e religiose e quanti sono animati da buona volontà a moltiplicare gli sforzi, nello spirito del Documento di Abu Dhabi sulla Fratellanza Umana, per promuovere il dialogo interreligioso e la concordia”, è l’appello del Papa.
(Il Faro online) – Foto © Vatican Media