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Diritti dell’infanzia e violenza sui minori: la strada della prevenzione e della responsabilità politica

20 novembre 2019 | 07:00
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Diritti dell’infanzia e violenza sui minori: la strada della prevenzione e della responsabilità politica

Intervista a Vincenzo Taurino – Sociologo delle politiche e dei servizi sociali – Presidente Associazione “Io, Noi” – già Garante dei Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza del Comune di Fiumicino

In occasione del trentennale della Convenzione Onu sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, pubblichiamo l’intervista a Vincenzo Taurino, Sociologo delle politiche e dei servizi sociali – Presidente dell’Associazione “Io, Noi” – già Garante dei Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza del Comune di Fiumicino.

A che punto siamo nel nostro Paese?

“Per quanto riguarda l’Italia, la prima considerazione da fare è che a 30 anni dalla sua promulgazione la Convenzione non ha ancora trovato piena applicazione.

Occorre, innanzitutto, sviluppare una strategia generale nazionale per impedire e affrontare tutte le forme di violenza e di maltrattamento contro i bambini; realizzare un piano di prevenzione, che tenga conto di tutte le cause e i contesti in cui i diritti delle persone di minore età vengono violati; investire e progettare per garantire un supporto alle famiglie, rinforzando le competenze genitoriali e interventi educativi qualificati, che coinvolgano sinergicamente e congiuntamente gli attori del cosiddetto “quadrilatero formativo” (famiglia, scuola, istituzioni, Terzo Settore) e, allo stesso tempo, attivino le risorse dei ragazzi e delle ragazze e ne valorizzino il protagonismo”.

Quindi il primo passo spetta alle istituzioni politiche?

“È mia convinzione che occuparsi della tutela dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza è e deve essere prioritario, un dovere imprescindibile di una società che si reputi civile.

Che un impegno attivo in tal senso, deve essere anche volto, al di là degli aspetti professionali, a far sì che l’attuazione concreta dei principi e dei diritti contenuti nella Convenzione Onu vengano messi al centro dell’agenda politica ad ogni livello.

Di conseguenza, ritengo che per un’azione efficacia di prevenzione e tutela dell’infanzia il livello tecnico-professionale e quello politico debbano lavorare e crescere insieme con intenti comuni”.

In alcune occasioni pubbliche ha chiamato “sistema di garanzia” questa auspicata sinergia tra livello politico e professionale…

“Sì. Rafforzare il sistema di garanzia dei diritti dei bambini e degli adolescenti significa adottare misure concrete a partire dal livello locale come la nomina di un garante per l’infanzia in ogni Regione e Comune; un piano di prevenzione e di lotta ai fenomeni di violenza di cui i minori sono vittime e autori; la formazione per la prevenzione dello stress e del burnout per il personale delle scuole; la creazione di una rete sociale integrata per i servizi ai minori. Tra le questioni da affrontare con urgenza, vi è la necessità di ridefinire le misure per proteggere e prevenire abusi e violenza sui minori; il contrasto della dispersione scolastica; interventi particolari volti alla condizione dei minori immigrati”.

Spesso la progettazione di questo sistema di garanzie a livello istituzionale si scontra con la scarsità di risorse, vera o presunta che sia

“Con uno slogan, fondato però anche su dati economici, potrei dire che ogni euro investito sui bambini non è una spesa, ma un investimento. Bisogna ancora capire che, sviluppare politiche di investimento specifiche e destinare quanto più risorse possibili alle politiche per le famiglie e per l’istruzione, in particolare, per i servizi a tutela e a sostegno dell’infanzia, non è una spesa pubblica ma, appunto, un investimento i cui benefici ricadono sull’intera collettività anche sul medio-lungo periodo.

Ne è un’ulteriore conferma il premio Nobel per l’economia 2019, assegnato congiuntamente agli economisti Abhijit Banerjee, Esther Duflo e Michael Kremer per il loro approccio sperimentale nella lotta alla povertà globale”.

Dopo anni di campagna d’informazione e di lavoro dell’associazione che presiedi (“Io, Noi”) il Comune di Fiumicino – tra i pochi in Italia – si è convinto a istituire nel 2015 la figura del Garante Comunale per i Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza ed è stato nominato per il primo mandato…

“Il 20 novembre del 2015 ho avuto l’onore di essere nominato primo Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza del comune di Fiumicino. Ricordo ancora quei giorni con grande emozione, soprattutto perché l’istituzione della figura del Garante è stato il frutto di un lungo percorso collettivo partito dall’Associazione “Io, Noi”.

Dall’inizio del mio mandato ho creduto che l’opportunità di avere un interlocutore politico certo nella figura del Sindaco, l’autorevolezza e la chiara definizione riconosciuta dal Consiglio Comunale della delega avrebbero consentito una svolta importante e concreta nella pianificazione e realizzazione di politiche e di interventi a salvaguardia dei diritti per l’infanzia e l’adolescenza e, in particolare, per la prevenzione dei fenomeni di violenza di cui essi sono vittime. Non è stato facile e permane ancora una certa ostilità della politica, ma la figura del Garante è istituita: un primo passo importante”.

Quali sono i principali obiettivi che ritiene di aver raggiunto nei tre anni del tuo mandato?

“Nella fase iniziale del mandato è stata prioritaria l’azione per fare conoscere la figura del Garante e per il riconoscimento della sua autorevolezza, passo importante perché essa si riflette sull’autorevolezza dei temi a essa legati.

Per questo motivo ho partecipato ai numerosi eventi culturali, incontri, seminari e convegni promossi da Istituzioni e Terzo Settore nonché lanciato una campagna di ascolto rivolta al mondo dei ragazzi e dei giovani, con lo scopo di promuovere il benessere, lo star bene insieme, imparando a conoscere e a conoscersi.

Con l’intento di avere una “fotografia reale” del fenomeno nel Comune ho da subito avviato un’indagine conoscitiva e interdisciplinare sulla condizione dell’infanzia e dell’adolescenza a Fiumicino. Individuate le criticità e i bisogni della comunità, mi sono impegnato, con le pochissime risorse economiche a disposizione, nel far partire dei progetti mirati come gli interventi di esperti nelle scuole comunali per la prevenzione dello stress e del burnout degli insegnanti e “Il carro di Alice…stop alla violenza”, un percorso di Teatro d’AnimAzione e comunicazione sociale per il rispetto e l’ascolto di sé stessi e degli altri e per la prevenzione delle devianze e dei disagi adolescenziali e giovanili.

Protagonisti sono stati gli studenti del Liceo “Da Vinci” di Maccarese. Per i più piccoli e i loro genitori invece è andato in scena “Diritti nelle Fiabe”, un progetto di valorizzazione delle fiabe come mezzo culturale per la promozione dei diritti. Gli eventi hanno avuto anche una cornice di solidarietà: ho invitato a sostenere Casa Ronald Roma Palidoro che ospita le famiglie dei piccoli pazienti in cura presso l’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù.

Di più largo respiro sono state le azioni verso la cittadinanza come la Campagna di sensibilizzazione e di informazione per la promozione dei diritti dell’infanzia e la prevenzione dei maltrattamenti e degli abusi sui minori e l’istituzionalizzazione della ricorrenza del 20 novembre anniversario della Convenzione Onu sui diritti del fanciullo. In occasione della Giornata Mondiale per i Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza del 20 novembre 2017, ho chiesto e ottenuto la convocazione straordinaria del consiglio Comunale con all’ordine del giorno i temi della violenza sui minori e la violenza di genere.

In quell’occasione ho avuto la possibilità di leggere la relazione annuale del Garante in presenza del Sindaco e dei Consiglieri Comunali. L’anno seguente, a mio mandato scaduto e nonostante l’istituzionalizzazione della ricorrenza, niente di analogo si è ripetuto. Ma su questi temi continua il mio e il nostro impegno come “Io, Noi” e in collaborazione con il Movimento Nonviolento Roma”.

Cose che avrebbe voluto realizzare?

“Il mio rammarico – che poi non è mio ma rivolto alle persone di minore età di Fiumicino – è che da parte dell’Amministrazione Comunale, non si è voluto virare verso un percorso per la costruzione di politiche integrate e specifiche per l’infanzia. Avevo disegnato il primo passo: adottare una carta dell’infanzia che costituisse il riferimento primo su cui fondare tutte le politiche comunali e non solo quelle strettamente attinenti ai servizi destinati all’infanzia.

E parallelamente attivare un osservatorio tecnico-politico tra Comune-ASL-Istituzioni scolastiche-Terzo Settore-Forze dell’Ordine. Mi ero anche iniziato a muovere per la costituzione di una Rete dei Garanti comunali capace di diffondere la figura in altri territori e consolidare le buone pratiche, ma non ho avuto il tempo di concretizzarla.

Al Sindaco di Fiumicino avevo inoltre proposto, con dovizia di dettagli, il progetto una “Città per l’infanzia e l’adolescenza”. L’idea è quella di creare dei luoghi dove i genitori potessero condividere interessi comuni rispetto alla crescita dei loro figli; uno spazio per il divertimento e l’aggregazione dei bambini e dei ragazzi; un luogo dove attivare forme di ascolto specialistico al servizio delle famiglie. Un’ambiziosa sfida dalla valenza sociale e culturale, di grande impatto sulle famiglie che fu accolta dal Sindaco, presentata nelle Commissioni competenti, in Giunta. Furono trovati anche i finanziamenti e messi a bilancio. Proprio in questi giorni il progetto sembra riemergere e speriamo che venga portato a compimento nel migliore interesse dei minori del Comune…”

Questo trentennale arriva in un clima difficile per tanti operatori del settore e con una politica partitica che sembra più interessata a cavalcare onde mediatiche in cerca di consenso che nel progettare iniziative concrete. E’ ancora fiducioso?

Il lavoro da fare è ancora tantissimo, sia in termini di contrasto, sia in termini di prevenzione della violenza contro i bambini, in particolar modo contro le bambine. Occuparsi dell’infanzia è e deve essere prioritario, non solo sul piano giuridico e della cura ma, in primo luogo, sul piano della prevenzione.

La vera trasformazione culturale è quella di “educare” chi ha responsabilità politiche e amministrative al rispetto dei diritti e alla tutela dell’infanzia. L’interesse migliore di un minore non può essere oggetto di un calcolo di convenienza politica o peggio ancora di strumentalizzazione politica.

Avere il dovere di intervenire, di salvaguardare i cittadini di minore età della propria comunità e non farlo è una colpa grave. Se il carnefice è chi commette il reato, il vero mostro è spesso il silenzio, le promesse mancate e chi ha la responsabilità di agire ma si volta dall’altra parte. Un dovere imprescindibile di una società che si reputi civile è quello di rompere questo silenzio assordante nelle famiglie, nelle comunità, nella politica. È un dovere che spetta a tutti, per non essere complici.

Intervista pubblicata su Azione Nonviolenta – Anno 56, n. 635

(Il Faro online)