Donne aggredite e maltrattate, incremento su Roma e provincia. I dati
Il femminicidio è la punta dell’iceberg, ma troppe donne vivono ancora quotidianamente umiliazioni, percosse e minacce
Roma – “Per contrastare il fenomeno bisogna conoscerlo e analizzarlo ed operare concretamente e in coordinamento” visto l’incremento “molto significativo delle nuove notizie di reato”, dai maltrattamenti in famiglia alle lesioni, fino al femminicidio nel periodo tra il 1 luglio 2018 al 30 giugno 2019. E’ l’analisi del procuratore aggiunto Maria Monteleone, capo del pool antiviolenza della Procura di Roma.
“Nel nostro circondario della Procura di Roma – spiega il pm- si sono verificati 4 femminicidi e 13 tentati femminicidi (tranne uno, tutti arrestati in flagranza di reato e questa è un segnale positivo). Solo per caso 13 donne non sono morte. Nello stesso periodo si registra un incremento del 17,7% rispetto allo scorso anno dei maltrattamenti in famiglia e delle lesioni”.
“La nostra sfida è quella di essere capaci di prevedere e ovviamente di prevenire. Bisogna dunque – spiega Monteleone- modificare l’orientamento culturale di tutti, a cominciare dalle scuole con l’impegno degli educatori, della famiglia, di tutti i centri di aggregazione giovanili. Insegnare fin da piccoli il principio dell’uguaglianza. E poi bisogna predisporre mezzi e strutture idonee che possano essere sempre disponibili quando c’è una donna che subisce violenza. Una donna – insiste – che si trova in difficoltà deve poter contare sulla disponibilità delle strutture pubbliche, deve poter contare sulla consulenza di un avvocato, deve poter aver accesso alla giustizia in maniera tempestiva e assolutamente gratuita“.
Inoltre, aggiunge il pm, “bisogna intervenire anche sulle donne, far comprendere loro che sono portatrici di diritti, il diritto ad avere giustizia. Tradotto: essere ascolta, protetta e assolutamente sostenuta in un percorso giudiziario che sappiamo non essere facile”. E ancora “è necessario – prosegue-prevedere una modalità di intervento per aiutare gli uomini a contenere la violenza perché la recidiva è molto elevata per queste persone. Occorre assolutamente prevedere programmi di sostegno al superamento della violenza. Questo significa fare prevenzione”.
Secondo Cristina Ornano, presidente di Area democratica per la giustizia, si passa dalla violenza verbale e psicologica a quella fisica, in un crescendo che in tanti casi sfocia nel femminicidio”. Dunque “non impulsi improvvisi o raptus, come da alcune parti viene sostenuto per accreditare un’idea giustificazionista”, bensì “una violenza progressiva e riconoscibile agli esordi, le cui conseguenze più gravi possono essere evitate”.
Secondo Ornano, il quadro appare gravissimo “anche a causa della difficoltà che le vittime di violenza incontrano nella società a vedere riconosciuta la verità delle loro denunce a causa di retaggi (sub)culturali” e per questo “di fronte alla violenza ed ai segni predittivi del suo aggravarsi sottovalutano, accettando e perdonando nell’illusione di un cambiamento”.
Fattore questo che “rafforza il senso di impunità di chi agisce violenza, base della reiterazione delle condotte”. Di fronte a questo, “l’intervento giudiziario non basta. Servono azioni multilivello, ad iniziare dalla cultura e dall’informazione, ancora così permeate da pregiudizi e stereotipi”. Soprattutto “occorre insegnare alle donne a comprendere la violenza, a cogliere i segnali predittivi del suo aggravarsi, ad essere loro
stesse, per prime, custodi della loro dignità e incolumità, denunciando tempestivamente“.