Latina, sotto il terreno dell’ex Centrale nucleare spuntano amianto e plastica
I lavori sono la diretta conseguenza di quanto già emerso nel 2014, quando, nelle falde acquifere vicine alla centrale venne ritrovato cloruro di vinile.
Latina – Calcinacci, plastica, materiale isolante e persino amianto. È quanto è spuntato fuori dai terreni circostanti l’ex centrale nucleare di Latina, alcuni giorni fa. Rifiuti interrati in circostanze ancora da chiarire, ma che dovrebbero risalire a prima che a Borgo Sabotino iniziasse la fase di decommissing.
Una notizia che arriva dai lavori che sta portando avanti Sogin – la società a cui lo Stato italiano ha affidato lo smantellamento dei siti nucleari –, ispezionando il sottosuolo per quantificare l’area interessata dallo smaltimento illecito dei materiali di scarto.
In particolare, gli scavi, gestiti dalla Nucleco spa –controllata dalla Sogin-, già da qualche mese, stanno interessando la zona compresa il canale Mascarello e uno dei fossi che, in passato, alimentava l’impianto elettronucleare.
Ma perché questi scavi? I lavori sono la diretta conseguenza di quanto già emerso nel 2014, quando, nelle falde acquifere vicine alla centrale venne ritrovato cloruro di vinile. Questa sostanza, pur non essendo direttamente collegata alle attività dell’ex centrale, all’epoca dei fatti, comportò tutta una serie di studi per cercare di fare chiarezza sulla situazione.
Da allora, in diversi punti dei terreni circostanti lo storico impianto, sono stati ritrovati dei rifiuti, materiali di scarto che, di nuovo, pur non essendo pertinenti alle attività svolte dalla centrale, sono stati interrati lì vicino.
Per il momento, si sta procedendo in due tempi: la prima fase riguarda quella della realizzazione di alcune trincee, ancora in corso d’opera, nei pressi del primo sito bonificato, in primis per verificare se ci sia o meno del materiale antropico, e, in caso, per poi procedere alla quantificazione del fenomeno.
Una volta fatto questo, gli scarti degli scavi verranno sottoposti a delle analisi, per verificare la loro possibile radioattività che potrebbe derivare dalla vicinanza alla centrale, per poi essere destinati allo smaltimento.
Per quanto riguarda, invece, l’origine di questi materiali, ancora non è dato sapere se si siano già intraprese delle indagini per approfondire la provenienza e la “mano” che li avrebbe messi sotto la centrale.
(Il Faro on line)