Tensione Usa-Iran, appello del Papa al dialogo: “La guerra porta solo morte e distruzione”

5 gennaio 2020 | 13:10
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Tensione Usa-Iran, appello del Papa al dialogo: “La guerra porta solo morte e distruzione”

Il Pontefice: “La pace è cammino di speranza: dialogo, riconciliazione e conversione ecologica. Con la grazia di Dio, potremo metterlo in pratica”

di FABIO BERETTA

Città del Vaticano – “In tante parti del mondo si sente una terribile aria di tensione. La guerra porta solo morte e distruzione. Chiamo tutte le parti a mantenere accesa la fiamma del dialogo e dell’autocontrollo e di scongiurare l’ombra dell’inimicizia”.

Al termine dell’Angelus domenicale, Papa Francesco lancia un accorato appello alla pace. Appello che arriva a poche ore dalla crescente tensione tra Usa e Iran (leggi qui) e i tra Libia e Turchia (leggi qui) “Preghiamo in silenzio perché il Signore ci dia questa grazia”, chiede il Pontefice ai tanti pellegrini radunati in piazza San Pietro.

Bergoglio, congedandosi, ricorda anche “l’impegno che ci siamo presi a capodanno, Giornata della Pace” (leggi qui): “La pace come cammino di speranza: dialogo, riconciliazione e conversione ecologica. Con la grazia di Dio, potremo metterlo in pratica“, conclude il Santo Padre.

Il senso del Natale

Prima della benedizione, commentando il brano odierno del Vangelo (il Prologo di San Giovanni), il Papa fa notare come la nascita di Cristo sia una “novità sconvolgente: il Verbo eterno, il Figlio di Dio, ‘si fece carne’. Non solo è venuto ad abitare tra il popolo, ma si è fatto uno del popolo, uno di noi”.

La liturgia odierna, prosegue il Papa, “ci dice che il Vangelo di Cristo non è una favola, non è un mito, un racconto edificante, no. Il Vangelo di Cristo è la piena rivelazione del disegno di Dio sull’uomo e sul mondo”.

Un messaggio che il Papa definisce “semplice e grandioso” allo stesso tempo e “che ci spinge a domandarci: quale progetto concreto ha posto in me il Signore, attualizzando ancora la sua nascita in mezzo a noi?”.

La risposta, prosegue Bergoglio, arriva dall’apostolo Paolo: “Dio ci ha scelti per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità”. “Ecco il significato del Natale – conclude -. Se il Signore continua a venire in mezzo a noi, se continua a farci dono della sua Parola, è perché ciascuno di noi possa rispondere a questa chiamata: diventare santi nell’amore“.

La santità è appartenenza a Dio, è custodire il dono che Dio ci ha dato. Soltanto questo: custodire la gratuità. Questo è essere santo. Perciò, chi accoglie in sé la santità come dono di grazia, non può non tradurla in azione concreta nel quotidiano. Questa carità, questa misericordia verso il prossimo, riflesso dell’amore di Dio, al tempo stesso purifica il nostro cuore e ci dispone al perdono, rendendoci giorno dopo giorno “immacolati”. Ma immacolati non nel senso che io tolgo una macchia: immacolati nel senso che Dio entra in noi, il dono, la gratuità di Dio entra in noi e noi la custodiamo e la diamo agli altri.

Infine, l’immancabile saluto: “Vi auguro una buona domenica. E, per favore, non dimenticatevi di pregare per me. Buon pranzo e arrivederci a domani per la solennità dell’Epifania”.

(Il Faro online)