Svenimenti e stop ai match dell’Australian Open. Marcel Vulpis: “La tutela dell’atleta prima di tutto. A volte si va troppo oltre”.
Situazione drammatica in uno degli Slam più ricchi al mondo. Atleti che svengono con problemi respiratori. Lo sport business va avanti. Ne abbiamo parlato con il Direttore di Sporteconomy
Melbourne – Arrivano immagini drammatiche dai campi dell’AustralianOpen. In queste ore sono in svolgimento le qualifiche per il torneo di tennis che prenderà il via domenica 20 gennaio. Nella terra degli incendi, che hanno scioccato il mondo intero e fatto morire persone e milioni di animali, lo sport business sta accusando il colpo del surriscaldamento globale.
Atleti che svengono e che soffrono un forte malessere durante i match dei preliminari. Il caso più eclatante è quello di Dalila Jakupovic, tennista numero 82 nel ranking internazionale. Durante la partita con Stefanie Voegele, la campionessa slovena si è accasciata a terra con gravi problemi respiratori. Spaventata da questo, mai accusato prima, ha dichiarato: “No ho l’asma e non ho mai avuto problemi di respirazione. Mi piace anche il caldo. Dopo l’intervento del fisioterapista ho pensato andasse meglio, ma gli scambi si sono allungati e io non riuscivo più a respirare e sono caduta a terra”.
La cattiva qualità dell’aria a Melbourne causata proprio dagli incendi devastanti in tutta l’Australia ha fermato incontri ed esibizioni. Anche Maria Sharapova ha dovuto interrompere il suo incontro di esibizione. La tennista canadese Eugenie Bouchard ha chiesto l’assistenza medica.
La Jukopiv prosegue: “Mi sono lamentata con gli organizzatori per aver costretto gli atleti a scendere ugualmente in campo in condizioni climatiche proibitive. Non è salutare per noi. Sono stata sorpresa per il via alle qualifiche, non abbiamo avuto scelta”. Il problema del fumo e della foschia nociva in città rischiava fortemente di mettere in discussione i match in calendario. In questo caso è lecito andare avanti nello svolgimento dei tornei sportivi, quando sono in atto gravi problemi, in questo caso, climatici? Il Faro on line ne ha parlato con Marcel Vulpis.
Il Direttore dell’agenzia di stampa economica e sportiva Sporteconomy.it spiega che il principio base di ogni manifestazione è la tutela dell’atleta. E’ polemica in queste ore in Australia, circa le decisioni degli organizzatori: “Probabilmente si sta andando troppo oltre”. Ha dichiarato Vulpis. Investimenti finanziari, visibilità ed introiti. I tornei ATP di tennis sono quelli che più di altri, insieme alla Formula Uno e all’America’s Cup, fanno girare soldi e pubblicità. I vincitori dell’Australian Open si divideranno oltre 44 milioni di euro, il 13,6% in più rispetto all’edizione del 2019. Consistenti investimenti che non permettono di bloccare o fermare la “giostra” quando c’è bisogno. L’Australian Open sta rischiando di danneggiare gli atleti e la sua stessa immagine.
Gli incontri in programma si stanno svolgendo al Melbourne Park, nel cuore della città australiana. A sud est del distretto finanziario. E’ un dramma per gli atleti partecipanti che non riescono a giocare in condizioni fisicamente e mentalmente normali. Anche la pioggia arrivata in queste ore, che doveva migliorare la qualità stessa del clima, ha causato gravi problemi e ha costretto gli organizzatori a sospendere le qualificazioni del primo Slam del 2020 per “unhealty “. Cattiva qualità dell’aria.
Sono svenuti anche alcuni raccatapalle a bordo campo. La situazione è probabilmente grave all’Australian Open: “Come al solito il tema dei diritti televisivi e quello delle sponsorizzazioni l’hanno fatta da padroni”. Ha sottolineato il Direttore di Sporteconomy.
Anche gli atleti italiani in gara nelle qualifiche stanno risentendo delle cattive condizioni climatiche dell’aria. Ma non solo. Oltre a problemi ambientali, uno di loro, Alessandro Giannesi ha lamentato alcune decisioni arbitrali. Durante l’incontro con il coreano Duckhee Lee. Il tennista italiano ha lamentato l’intervento del fisioterapista al suo avversario: “Erano crampi non aveva diritto al MTO. Ho perso uno Slam per questi qui”. Riporta Ubitennis.it. “Non ditemi nulla – ha aggiunto il campione azzurro – sono furioso”.
Sono ore di tensione in uno dei tornei più ricchi del mondo: “Lo sport business è sicuramente importante, ma a volte si esagera troppo”. Conclude Vulpis.
Caro Direttore Vulpis, in questi giorni sono in svolgimento le qualificazioni del prossimo Australian Open. Quali sono le tue considerazioni sul lato economico della manifestazione? Puoi indicare alcuni dati finanziari?
“C’è una forte attenzione degli organizzatori per il montepremi destinato agli atleti in campo. In questa edizione 2020 si divideranno oltre 44 milioni di euro con un incremento del 13,6% rispetto solo ad un anno fa. Questo torneo è ormai in linea con le altre competizioni di tennis mondiali, tra le quali Wimbledon e Rolland Garros (sempre in termini di montepremi). L’unico grande slam fuori mercato è quello degli Stati Uniti. L’Us Open si aggira intorno a un tetto record di 51 milioni di euro. I vincitori al singolare a testa incasseranno 2,5 milioni di euro, con un incremento vicino allo 0,5% rispetto al 2019. Sono previsti anche 80 mila euro per gli sconfitti al primo turno del main draw (tabellone principale), ma ci sono anche notizie positive anche per chi partecipa alle qualifiche. Anche perdendo i turni preliminari, come sta succedendo ad alcuni atleti italiani (nella categoria maschile e in quella femminile) si torna a casa con un assegno intorno ai 15 mila euro”.
E’ un torneo segnato dalle conseguenze dei gravi incendi di questi mesi. L’aria inquinata ha costretto molti atleti al ritiro. Quali sono le tue considerazioni?
“E’ vero che lo sport business è ormai sulla logica dello “show must go on”, forse si sta andando troppo oltre. Bisognava prevedere che gli incendi, che stanno martoriando l’Australia, avrebbero potuto lambire anche Melbourne, sede di questo grande evento sportivo. Forse gli organizzatori non hanno ragionato fin troppo su quello che è il principio base: la tutela dell’atleta. Vedere atleti che svengono e si ritirano perché non riescono a respirare.. non è bello. Si capisce che questo non è più sport”.
Si doveva ugualmente giocare secondo te? Quali decisioni dovevano prendere gli organizzatori?
“Probabilmente questa edizione doveva essere o posticipata o addirittura annullata. Perché non è successo? Come al solito per il tema dei diritti televisivi e quello delle sponsorizzazioni l’hanno fatta da padroni. Lo sport business è sicuramente importante, ma a volte si va troppo oltre”.
(Il Faro on line)