Papa Francesco: “Umanizzare la medicina: i malati non sono numeri ma persone”

1 febbraio 2020 | 16:56
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Papa Francesco: “Umanizzare la medicina: i malati non sono numeri ma persone”

Il Pontefice: “L’uomo che soffre comprende di più il bisogno e il valore del dono divino della redenzione e della fede, e aiuta anche quanti gli sono accanto ad apprezzare e ricercare tale dono”

di FABIO BERETTA

Città del Vaticano – “Il malato non è un numero: è una persona che ha bisogno di umanità”. Bisogna collaborare per “umanizzare la medicina e la realtà ospedaliera e sanitaria”, senza dimenticare “la prossimità che è il metodo che ha usato Dio per salvarci. La prossimità è la chiave dell’umanità e del cristianesimo”.

Lo ribadisce Papa Francesco, ricevendo in udienza, nella Sala Clementina, in Vaticano, ii membri della Fondazione Gvm Care & Research, associazione che dal 1973 promuove la salute, il benessere e i percorsi di prevenzione, diagnosi e cura per una migliore qualità della vita.

Il Pontefice ricorda come “l’evoluzione tecnologica e gli stessi mutamenti di natura sociale, economica e politica hanno cambiato il tessuto su cui poggia la vita degli ospedali e delle strutture sanitarie“. Da qui “la necessità di una nuova cultura, specialmente nella preparazione tecnica e morale degli operatori sanitari a tutti i livelli”.

Come già affermato diverse volte in passato, Papa Bergoglio auspica “che i luoghi di cura siano sempre più case di accoglienza e di conforto, dove il malato trovi amicizia, comprensione, gentilezza e carità. Insomma, trovi umanità”.

E’ necessario stimolare la collaborazione di tutti, per venire incontro alle esigenze dei malati con spirito di servizio e atteggiamento di generosità e di sensibilità. In questo modo si contribuisce concretamente ad umanizzare la medicina e la realtà ospedaliera e sanitaria.

E questo vale soprattutto per chi si professa credente, poiché i cristiani sono “chiamati a svolgere il loro servizio nello spirito delle parole di Gesù: ‘Tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me’ (Mt 25,40). Qui si trova il fondamento evangelico del servizio al prossimo“.

In altre parole, “prendersi cura del fratello che soffre, significherà fare posto al Signore”. Non solo: “Dai luoghi di cura e di dolore viene anche un messaggio per la vita di tutti; una grande lezione che nessun’altra cattedra può impartire – aggiunge il Papa -. L’uomo che soffre, infatti, comprende di più il bisogno e il valore del dono divino della redenzione e della fede, e aiuta anche quanti gli sono accanto ad apprezzare e ricercare tale dono”.

Infine, il pensiero del Pontefice va ai malati e alle persone degenti: “Vorrei esprimere la mia vicinanza, la mia prossimità. Mi unisco alla loro attesa di guarigione, condividendo spiritualmente la loro prova ed augurando che essa possa presto concludersi, così che ciascuno possa quanto prima far ritorno alla propria casa, alla propria famiglia. Per essi invoco dal Signore i doni della pazienza e della fiducia, insieme a tanta forza di sopportazione, per essere sempre docili alla volontà di Dio, confidando nella sua bontà paterna e provvidente”.

E conclude: “Affido il vostro lavoro alla materna intercessione della Vergine Maria Salus infirmorum e di cuore vi benedico tutti. Per favore, non dimenticatevi di pregare per me. Anche io ho bisogno di questo”.

Ettore Sansavini, Presidente di Gvm Care & Research, concorda con le parole del Santo Padre affermando che “dietro ogni stato di momentanea fragilità vi è una creatura unica ed irripetibile, un essere umano, una famiglia, una comunità, un bisogno profondo di ascolto, di comprensione, il desiderio e il timore di dare la propria fiducia e il confidente abbandono al gesto terapeutico“.

Definito come un’avventura umana e professionale, il percorso di Gvm Care & Research affonda le sue radici nell’impegno collettivo e del singolo e punta sempre a mettere “il paziente al centro perché, solo focalizzandoci su questo punto, riusciamo a definire l’ideale modello di cura, credendo fermamente nel valore del reciproco scambio professionista-paziente come aspetto essenziale dell’atto terapeutico“, conclude Sansavini.

(Il Faro online) – Foto © Vatican Media