Jan Paul Gaultier Parigi Fashion Week 2020: un addio o un nuovo inizio?

4 febbraio 2020 | 10:36
Share0
Jan Paul Gaultier Parigi Fashion Week 2020: un addio o un nuovo inizio?

L’incipit della sfilata epica svoltasi al teatro Châtelet di Parigi è un sacrilego funerale osannato dalle note rock di Boy George

Ironico e dissacrante l’ultimo fashion show del celebre stilista Jean Paul Gaultier pochi giorni fa alla Parigi Fashion Week 2020: una sfilata di addio (o forse) alle passerelle, dopo una strepitosa carriera durata ben 50 anni che ha segnato in maniera permanenti i canoni della moda.

L’incipit della sfilata epica svoltasi al teatro Châtelet di Parigi è un sacrilego funerale osannato dalle note rock di Boy George, quasi a rompere gli indugi sull’ironia dello spettacolo inscenato sul catwalk. Ma è solo l’inizio di una strabiliante parata scenica lunga più di 50 minuti, fatta di una sequela di diapositive, quasi una sorta di flashback a tutta la carriera dell’artista istrionico.

Immancabili sono le t-shirt stile marinière che hanno consacrato Jean Paul Gaultier nel mondo della moda rendendolo celebre, gli abiti corsetto stile lingerie e il mitico reggiseno conico che suggellò la fama di Madonna negli anni ’90, il denim couture che ha sdoganato questo tessuto nel panorama dell’alta moda, le leggendarie maglie tattoo, i tailleur fortemente androgini che, se oggi non fanno scalpore in uno styling sempre piu proiettato al gender free, negli anni ’80 erano indubbiamente dal sapore blasfemo, fino alle creazioni piu’ scenografiche quali gli abiti a farfalla, a ventaglio e il cage dress.

Un panorama florido di stili diventati iconici nella storia del costume, apparentemente distanti l’uno dall’altro, ma in realtà accomunati dall’accento goliardico e divertito, da sempre innato in Jean Paul Gaultier, al punto da diventare la sua impronta distintiva… la sua capacità di giocare con gli stili, con la moda e con la vita perché in fondo è questo il messaggio che ci trasmette: la bellezza dell’arte e la sua capacità di sublimazione del reale.

In questa sorta di libro aperto della sua carriera, Jean Paul Gaultier non rinuncia a circondarsi delle sue leggendarie muse ispiratrici, tornate sulle passerelle in suo onore: parliamo di Bella Hadid quasi una dea eterea nelle trasparenze di pizzi sensuali, Gigi Hadid burlesca e sognatrice nello stile marinaretto, Karen Helson, Coco Rocha, Farida Khelfa, Dita Von Teese perfettamente strizzata e raffinata nell’abito corsetto, Erin O’Connor estremamente fascinosa pur nelle sembianze androgine, Eva Herzigova, Rossy De Palma, l’ex miss Francia Iris Hittenaere fino alla mitica Amanda Lear scortata da uomini-oggetto, un pot-pourri di personaggi e personalità che hanno incarnato ciascuna un mood dell’estro di Gaultier e che soprattutto esprimono il suo esasperato bisogno di una libertà espressiva fortemente anelata.

Da sempre Jean Paul Gaultier si è circondato di modelli e modelle non professionisti, non rientranti pertanto nei canoni tradizionali della bellezza da passerella, ma dotati di espressività e di anima, lanciando così un messaggio di profondità in un ambiente, quale quello del fashion, fortemente asettico.
Dunque la bellezza non è un canone ma risiede nell’unicità e nell’autenticità.

Di: Enrico Sanchi, Editor in Chief – Direttore Responsabile di Life & People magazine