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Più spazio ai laici e alle donne: la “ricetta” di Papa Francesco per evangelizzare l’Amazzonia

12 febbraio 2020 | 12:01
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Più spazio ai laici e alle donne: la “ricetta” di Papa Francesco per evangelizzare l’Amazzonia

Pubblicata “Querida Amazonia”, l’esortazione apostolica post-sinodale frutto del Sinodo dei Vescovi sulla regione Panamazzonica, il Pontefice: “No alla clericalizzazione delle donne ma si aumentino i servizi laicali”

di FABIO BERETTA

Città del Vaticano – Più spazio ai laici e alle donne, ma anche maggiore presenza di sacerdoti missionari che possano celebrare l’Eucarestia (fonte e culmine della vita della Chiesa) secondo un ad hoc per far si che tutti, in Amazzonia, specialmente i poveri, possano aver accesso ai sacramenti.

Queste le novità di “Querida Amazonia”, l’esortazione apostolica post-sindale di Papa Francesco, frutto del Sinodo dei Vescovi per la Regione Panamazzonica celebrato in Vaticano a ottobre (leggi qui). Suddiviso in cinque capitoli, il documento, che reca in calce la data del 2 febbraio, ripercorre a grandi linee quanto detto e dibattuto dell’assemblea di ottobre. Nei primi punti di “Amata Amazzonia”, Francesco spiega “il senso di questa Esortazione” ricca di riferimenti a documenti delle Conferenze episcopali dei Paesi latinoamericani, contornandole di poesie di autori legati all’Amazzonia.

Bergoglio, che nel testo desidera “esprimere le risonanze” che il Sinodo ha provocato in lui, precisa che non intende né sostituire né ripetere il Documento finale che invita a leggere “integralmente”, auspicando che tutta la Chiesa si lasci “arricchire e interpellare” da esso e che la Chiesa dell’Amazzonia si impegni “nella sua applicazione”.

Il Papa racconta così i suoi quattro grandi “Sogni per l’Amazzonia” (5-7), la cui sorte deve preoccupare tutti perché
questa terra è anche “nostra”. Il capitolo primo di “Querida Amazonia” è così incentrato sul “Sogno sociale”,  ricordando come già Benedetto XVI aveva denunciato “la devastazione ambientale dell’Amazzonia”. I popoli originari, avverte, subiscono un “asservimento” sia da parte dei poteri locali che da quelli esterni. Per il Papa le operazioni economiche che alimentano devastazione, uccisioni, corruzione, meritano il nome di “ingiustizia e crimine”. Cita poi Giovanni Paolo II, ribadendo che  la globalizzazione non deve diventare un nuovo colonialismo.

E davanti a tanta ingiustizia, il Pontefice chiede di “indignarsi e chiedere perdono”. Nell’ultima parte del primo
capitolo, il Papa denuncia il male della corruzione che avvelena lo Stato e le sue istituzioni. E si augura che l’Amazzonia diventi “un luogo di dialogo sociale” prima di tutto “con gli ultimi. Quella dei poveri, ammonisce, sia “la voce più potente” sull’Amazzonia.

La differenza sia un ponte non un muro

Il secondo capitolo è dedicato al “sogno culturale”. Bisogna combattere la “colonizzazione postmoderna”. Per Bergoglio, infatti, è necessario “custodire le radici”. Cita Laudato si’ e Christus vivit, sottolinea che la “visione consumistica dell’essere umano” tende a “rendere omogenee le culture” e questo impatta soprattutto sui giovani. A loro, il Papa chiede di “farsi carico delle radici”, di “recuperare la memoria ferita”.

Francesco si sofferma poi sull’“incontro interculturale”; ribadisce che la diversità non deve essere “una frontiera” ma “un ponte” e dice no ad “un indigenismo completamente chiuso”. L’ultima parte del II capitolo è dedicata al tema “culture minacciate, popoli a rischio”. In qualsiasi progetto per l’Amazzonia, è la sua raccomandazione, “è
necessario assumere la prospettiva dei diritti dei popoli”.

Il terzo capitolo, “Un sogno ecologico”, è quello che più di tutti si rifa all’Enciclica Laudato si’. Sottolinea che in Amazzonia esiste una relazione stretta dell’essere umano con la natura e, dunque, il curarsi dei nostri fratelli come il Signore si cura di noi, “è la prima ecologia di cui abbiamo bisogno”. Infatti, cura dell’ambiente e cura dei poveri sono “inseparabili”.

Una sanitità dal volto amazzonico

L’ultimo capitolo, che è anche il più corposo, è dedicato ai pastori e ai fedeli cattolici. Il Papa invita a “sviluppare una Chiesa dal volto amazzonico” attraverso un “grande annuncio missionario”, un annuncio che Francesco definisce “indispensabile in Amazzonia”. Ad oggi, infatti, scrive Bergoglio,  non basta portare un “messaggio sociale”. Questi popoli hanno “diritto all’annuncio del Vangelo”, altrimenti “ogni struttura ecclesiale diventerà” una Ong.

Il Santo Padre pone quindi l’accento sulle “vie di inculturazione in Amazzonia”. I valori presenti nelle comunità originarie, fa notare, vanno tenuti “in conto nell’evangelizzazione”. Vista la condizione di povertà di tanti abitanti dell’Amazzonia, per il Pontefice l’inculturazione deve avere “un timbro fortemente sociale”. Al tempo stesso, però, la dimensione sociale va integrata con quella “spirituale”.

L’Esortazione indica quindi i “punti di partenza per una santità amazzonica”, che non devono essere copiati da “modelli da altri luoghi”. Sottolinea che “è possibile recepire in qualche modo un simbolo indigeno senza necessariamente qualificarlo come idolatrico” e che si può valorizzare un mito “carico di senso spirituale” senza necessariamente considerarlo “un errore pagano”. Lo stessovale  per alcune feste religiose che, sebbene richiedano un “processo di purificazione”, “contengono un significato sacro”.

Poi, passa alla questione di un rito ad hoc. Già il Concilio Vaticano II aveva richiesto uno sforzo di “inculturazione della liturgia nei popoli indigeni”, scrive il Papa, ricordando, in una nota al testo, che nel Sinodo “è emersa la proposta di elaborare un rito amazzonico”. I Sacramenti, poi, “devono essere accessibili, soprattutto ai poveri”. Per questo va garantita “una maggiore frequenza della celebrazione dell’Eucaristia”. Al riguardo, ribadisce, è importante “determinare ciò che è più specifico del sacerdote”.

La risposta, si legge, è nel sacramento dell’Ordine Sacro che abilita solo il sacerdote a presiedere l’Eucaristia. Ma come “assicurare il ministero sacerdotale” nelle zone remote? Nessuna storica apertura ai sacerdoti sposati. La soluzione, per il Papa, è nell’aumento di missionari. Francesco esorta infatti tutti i vescovi, specie latinoamericani, “a essere più generosi”, orientando quanti “mostrano una vocazione missionaria” a scegliere l’Amazzonia e li invita a rivedere la formazione dei presbiteri.

Il ruolo del laici e delle donne

“Querida Amazonia” si sofferma anche sulle “comunità piene di vita” in cui i laici devono assumere “responsabilità importanti”. Per il Papa, infatti, non si tratta “solo di favorire una maggiore presenza di ministri ordinati”. Un obiettivo “limitato” se non si suscitasse “una nuova vita nella comunità”. Servono, dunque, nuovi “servizi laicali”. Infatti, solo attraverso “un incisivo protagonismo dei laici”, ribadisce, la Chiesa potrà rispondere alle “sfide dell’Amazzonia”. Per il Pontefice un posto speciale hanno pure i consacrati, mentre ricorda il ruolo delle comunità di base che hanno difeso i diritti sociali.

Uno spazio a sé, il Papa lo dedica alla forza e al dono delle donne. Riconosce che in Amazzonia alcune comunità si sono sostenute solo “grazie alla presenza di donne forti e generose”. Ma avverte: non si deve ridurre “la Chiesa a strutture funzionali”. Se fosse così, infatti, si accorderebbe loro un ruolo solo se avessero accesso all’Ordine Sacro. Per il Papa va rifiutata la clericalizzazione delle donne, accogliendo invece il contributo secondo il modo femminile che prolunga “la forza e la tenerezza di Maria”.

Incoraggia dunque il sorgere di nuovi servizi femminili, che – con un riconoscimento pubblico dei vescovi – incidano nelle decisioni per le comunità.

Il IV capitolo termina con il tema della “convivenza ecumenica e interreligiosa”. Il Papa invita i credenti a “trovare spazi per dialogare e agire insieme per il bene comune”. “Come non lottare insieme? – si chiede Francesco – Come non pregare insieme e lavorare fianco a fianco per difendere i poveri dell’Amazzonia”? La conclusione del documento, ovviamente, è una preghiera alla Vergine Maria, Madre dell’Amazzonia, che il Papa invoca contro gli interessi meschini degli uomini di potere: “Madre, tocca la sensibilità dei potenti perché, se anche sentiamo che è già
tardi, tu ci chiami a salvare ciò che ancora vive”.

(Il Faro online) – Foto © Vatican Media