Ripascimento a Ostia, tra interventi risolutivi e soldi buttati a mare
La scienziata Ilaria Falconi ricostruisce la storia morfologica del litorale, oggi gravemente minacciato dal fenomeno dell’erosione costiera
Ostia – Dopo aver definito le caratteristiche principali del fenomeno – drammaticamente attuale – dell’erosione costiera, è ora necessario individuare i luoghi in cui essa agisce con maggiore violenza. A raccontarci la storia (ed il possibile futuro) del litorale di Ostia è la dottoressa Ilaria Falconi, tecnico Ismea (Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare) presso il Ministero delle Politiche agricole alimentari, forestali e del turismo, nonché consigliere Sigea (Società Italiana di Geologia Ambientale).
LEGGI ANCHE Che cos’è l’erosione costiera?
LEGGI ANCHE La spiaggia che scompare: come l’erosione divora le coste di Fiumicino
Il litorale di Ostia
“Nel Lazio, di 290 chilometri di litorale ben 220 sono di spiaggia. Di questi, circa il 20% è a rischio di erosione, specialmente le aree in prossimità della foce fluviale (Ostia e Fiumicino) e la duna costiera del Circeo. Le opere di difesa sono presenti su circa il 35% del litorale”, spiega la dottoressa Falconi.
“La porzione di litorale laziale compresa tra Fregene (a nord) ed Ostia (a sud) è caratterizzata da una costa bassa e sabbiosa, fortemente utilizzata a fini turistici, con apparati dunali e retrodunali su cui, nel secolo scorso, sono state piantate delle pinete, come quella di Castel Fusano – continua -. In particolare, le spiagge sabbiose del lido di Ostia si estendono per 10 chilometri dall’estremità meridionale della foce del Tevere a Castel Fusano e la loro evoluzione è stata ed è attualmente dominata dal regime stesso del fiume”.
Ostia ponente, centro e levante
Il litorale di Ostiaviene suddiviso in tre tratti: ponente (dalla foce del Tevere al Pontile della Vittoria), centro (dal Pontile della Vittoria al Canale dei Pescatori) e levante (dal Canale dei Pescatori a Castel Fusano). Le sabbie sono scure e leggere, perché costituite principalmente da granuli quarzosi originati dall’erosione delle rocce sedimentarie del bacino del Tevere.
Le prime opere di difesa
“I primi interventi di difesa dell’area marina in esame hanno riguardato Ostia ponente, per poi ampliarsi sempre più a sud: dagli anni cinquanta, infatti, sono state costruite opere di difesa (come pennelli trasversali e barriere longitudinali sommersi) lungo la quasi totalità del tratto di costa compreso tra il Pontile della Vittoria ed il Canale dei Pescatori (e quindi di Ostia centro). E’ bene precisare, però, che i pannelli ed i frangiflutti risultano efficienti nell’immediato ma che, a distanza di qualche decennio, diventano inutili o addirittura dannosi a causa del cosiddetto ‘sottoflutto’: già a partire dagli anni settanta, infatti, quegli interventi hanno perso decisamente efficacia e le conseguenze sono, oggi, sotto gli occhi di tutti”.
Gli anni ottanta e novanta
“Nel 1988 fu avviata, ad Ostia centro, la progettazione di un innovativo intervento di ripascimento protetto da una scogliera artificiale la cui realizzazione, iniziata poi nel 1990, era finalizzata a ricreare un’ampia fascia di spiaggia che avesse la capacità di difendere la costa e di riprodurre il meccanismo di protezione delle barre naturali”, prosegue Ilaria Falconi. “Al fine di ovviare alla scarsità di sabbia marina di tipologia e dimensione adeguate fu individuata, a circa 20 chilometri dalla foce del Tevere, una cava terrestre di sabbia gialla e breccia, dalla forma ben arrotondata, che venne utilizzata allo scopo. La barriera sommersa fu quindi collocata parallelamente alla linea di riva, posta ad una distanza di circa 150 metri e collocata su un fondale di circa -4 metri sul livello marino medio. La cresta della barriera, costruita ad una quota di -1.8 metri sul livello marino medio, è però rapidamente sprofondata a -2 metri (nel 1992) e poi a -2.3 metri (nel 2003). La sezione di scogliera che, ad oggi, risulta essere la più danneggiata è quella a ridosso del Pontile della Vittoria, il cui volume si sarebbe ridotto del 25%”.
Verso gli anni duemila
“La barriera sommersa, infatti, viene sottoposta all’azione turbolenta del moto ondoso che s’infrange su di essa, e i due principali fenomeni che nel tempo ne modellano la geometria – spiega Falconi – sono il dislocamento dei massi esterni durante le mareggiate più intense e lo sprofondamento della base nel sedime sabbioso. Per questo, dal 2001 al 2004 la barriera è stata oggetto di specifici lavori di manutenzione tramite i quali la struttura è stata ricaricata, lungo l’intero tratto, con massi naturali, facendo raggiungere alla cresta una quota variabile tra -0.5 e -1.0 metri”.
“Il ripascimento della spiaggia allora operato consisteva nel versamento di un doppio strato di materiale di cava terrestre, da cui si prevedeva di ottenere un avanzamento medio di progetto della linea di riva di circa 60 metri. Successivamente, nel 1998 furono versati 235.000 metri cubi di sabbia – sempre proveniente da cava terrestre – tra viale delle Repubbliche Marinare e viale del Lido, per un’estensione totale di 1.220 metri, coinvolgendo un tratto del lido di Ostia centro e fu realizzato un pennello lato nord-ovest al Pontile della Vittoria; nel 2000 un nuovo ripascimento di 70.000 metri cubi, provenienti dal dragaggio della foce del Canale dei Pescatori, fu effettuato tra Piazza Magellano e lo stabilimento Belsito; nel 2003 un altro versamento di 366.000 metri cubi, di provenienza sottomarina, è stato eseguito tra il Pontile della Vittoria e lo stabilimento Belsito ed infine nel 2012 è stato operato un ulteriore ripascimento morbido tra il Canale dei Pescatori e via Cristoforo Colombo, vanificatosi dopo appena tre mesi a seguito di una forte mareggiata”.
“Nel 1999, poi, ad Ostia levante venne effettuato un consistente ripascimento ricostruttivo il cui progetto si proponeva di ottenere un’area di spiaggia di circa 700.000 metri quadrati, a fronte dei 580.000 già esistenti – continua -. Sulla base dei rilievi aereofotografici a disposizione, precedenti al ripascimento, notiamo che l’obiettivo di avere una superficie di arenile di circa 70 ettari lordi tra il Canale dei Pescatori e lo stabilimento La Marinella è stato raggiunto fra il 1999 e il 2003. Al contempo, però, abbiamo assistito ad un incremento del 30% dell’area edificata per nuove strutture balneari, che ha sottratto alla spiaggia calpestabile una rilevante superficie di quella ottenuta con l’intervento ricostruttivo del 1999″.
“Nel 2001, inoltre, nel tratto di litorale compreso tra la zona sottoflutto del Canale dei Pescatori e l’area della Tenuta di Castel Porziano, in prossimità dello stabilimento Sporting Beach, è stato sperimentato il Beach Management System (Bms). Il Bms di Ostia ha rappresentato il primo impianto italiano di drenaggio ed era costituito da tre condotte drenanti indipendenti, ognuna con una propria stazione di pompaggio. L’area aveva subito un intervento di ripascimento nel 1999 ed il prototipo di impianto di drenaggio iniziò l’attività nel febbraio 2001. Restò operativo soltanto per poco più di un anno, essendosi deciso di effettuare in quel tratto un altro ripascimento. Il Bms di Ostia fu spento definitivamente a seguito del danneggiamento delle stesse condotte drenanti e pertanto, non essendo disponibili dati a lungo termine, non si possono fare considerazioni né trarre conclusioni sull’efficacia o meno di questo sistema”.
La situazione attuale
“Il litorale di Ostia – spiega Ilaria Falconi -, che continua a subire gravi processi erosivi come sin qui descritto, è attualmente ‘minacciato’ da un nuovo progetto, che, nato per fronteggiare il fenomeno, prevedeva la realizzazione di otto pennelli ortogonali alla linea di costa della lunghezza di 200 metri, a forma di T, per una tratto di 4 chilometri, a fronte di un solo chilometro di costa in regime critico. L’ultimo pennello, tra l’altro, sarebbe stato posizionato a ridosso del sito d’importanza comunitario di Castel Porziano. L’aggiornamento del progetto ha poi ridotto – più opportunamente – il numero dei pennelli da installare, escludendo quello a ridosso di Castel Porziano e, ad oggi, non è stata avviata alcuna opera di quelle sopra menzionate ed anzi si ipotizza di realizzare esclusivamente un ripascimento morbido”.
“Ad Ostia, il confronto tra le linee di riva storiche ha evidenziato un’alternanza di tratti in erosione ed in avanzamento. Le zone con un trend evolutivo più marcato sono quelle in corrispondenza della foce del Tevere (in erosione) ed i tratti di litorale tra lo stabilimento Maristella e la spiaggia di Castel Porziano (in avanzamento). Il litorale tra la spiaggia di Castel Fusano e quella di Castel Porziano risulta ancora in avanzamento, mentre in erosione si presenta il tratto di costa tra Pantan di Lauro e il confine con il Comune di Pomezia. Va detto però che la sostanziale stabilità che nel complesso si riscontra è il risultato di pesanti e continui interventi con opere rigide e ripascimenti economicamente assai gravosi. Il confronto fra le linee di riva, peraltro, non tiene in considerazione l’anomalo approfondimento dei fondali che si è verificato sul lato esterno della barriera sommersa”, precisa la dottoressa Falconi.
“I fenomeni erosivi – continua – si concentrano maggiormente nelle vicinanze della foce del Tevere, in particolare in prossimità di Ostia. Le strutture di difesa costiera emergenti, realizzate negli anni settanta e ottanta in corrispondenza della foce, hanno spostato l’erosione verso le spiagge limitrofe, soprattutto verso la costa compresa tra il Pontile della Vittoria ed il Canale dei Pescatori, con conseguenti danni agli stabilimenti balneari ed eccezionalmente, durante gli eventi estremi, alla strada litoranea. Nel complesso, l’intervento di ripascimento protetto del 1990 ha riportato la linea di riva di Ostia centro ad una posizione più avanzata rispetto a quella del 1944″.
“Negli anni successivi, tuttavia, si sono registrati altri considerevoli arretramenti dell’area di spiaggia, concentrati soprattutto nella zona nord. Il rifiorimento della barriera davanti alla spiaggia dello stabilimento balneare Battistini, avvenuto nel 2001, ma anche le ulteriori ricariche di sabbia versata, hanno permesso il mantenimento della posizione della linea di costa nel tratto tra il Pontile della Vittoria e lo stabilimento Lido. In definitiva, si evidenzia un avanzamento della linea di riva nell’estremo sud-est ed un arretramento nell’estremo nord dovuto principalmente al gradiente del trasporto solido netto in direzione sud-est: la foce armata del Canale dei Pescatori, infatti, intercetta e trattiene parte del trasporto solido longitudinale verso la spiaggia di Ostia levante, dove, in effetti, continuano a manifestarsi i fenomeni erosivi più gravi, che hanno richiesto numerosi interventi di ripascimento. Per questo è necessario, per il tratto di Ostia levante, mantenere una sufficiente resilienza (ovvero la sua capacità di adattare la propria forma alle diverse condizioni del moto ondoso, ndr) della spiaggia, così come previsto da tutte le prescrizioni europee, tra cui il Protocollo di Gestione Integrata della Zona Costiera”.
“Osserviamo anche che l’aver incrementato, dopo il ripascimento del ’99, di oltre il 30% la superficie della spiaggia destinata a nuove strutture balneari espone i litorali ad una elevata sensibilità alle naturali fluttuazioni della linea di riva e contribuisce a diminuire il margine di sicurezza da danni da mareggiata e di conseguenza l’effetto dei ripascimenti. Inoltre, le opere di urbanizzazione relative alla realizzazione del riallineamento della litoranea da piazza Gasparri al Porto di Roma hanno sottratto ulteriori superfici di spiaggia a discapito della resilienza di quest’ultima”.
Il futuro
“Nel 2016, durante l’ultima audizione della Commissione Regionale sul livello di erosione marina e sulle opere da intraprendere per la difesa della costa, è stato deciso che il piano da quattro milioni di euro, fermo da quasi un decennio, sarebbe stato ripreso a breve. Gli studi per i pennelli sul litorale romano di Ostia levante hanno già ottenuto l’autorizzazione dall’Ispra, e l’affidamento dei lavori sarebbe dovuto avvenire a fine gennaio del 2017. Come già abbiamo anticipato, tale progetto non è stato mai avviato e presumibilmente sarà sostituito da un ripascimento morbido”, prosegue Falconi.
“Tuttavia, proprio a causa di tale ritardo decisionale e considerato l’aggravamento derivante dagli effetti del cambiamento climatico, gli stabilimenti balneari situati su tale tratto di litorale hanno subito consistenti danni a seguito della mareggiata del gennaio 2018 e delle successive (in particolare dello scorso mese di novembre): infatti, il mare, nel tratto di costa prospiciente lo stabilimento Vecchia Pineta, è tornato ad infrangersi contro la massicciata del marciapiedi del lungomare facendo anche crollare, distruggendole, una quindicina di cabine dello stabilimento balneare Nuova Pineta. Anche il blocco in muratura del bar-ristorante della struttura è, ancora oggi, circondato dalle onde del mare. Il bar in legno a mare dello stabilimento Shilling è rimasto sulle palafitte, sospeso sul bagnasciuga, e, presso gli stabilimenti balneari Sporting Beach e Venezia, la mareggiata ha aperto un varco tra i diversi settori delle cabine risucchiando al largo la spiaggia e privando gli impianti dello spazio di balneazione”.
“L’attuale disastrato stato dei luoghi – conclude Falconi – non può che spingerci verso urgenti rapide iniziative di ripristino e salvaguardia – sia per la fruibilità pubblica dei luoghi che per il loro recupero anche economico – e che siano idonee a prevenire analoghi eventi calamitosi”.
Se vuoi acquistare il libro da cui questo approfondimento è tratto, clicca qui.
(Il Faro online)