La grande (e inutile) fuga col treno: il coronavirus fa “impazzire” Milano
Una corsa al treno che ha mostrato tutti i limiti della società italiana: di comunicazione, di responsabilità civile, di infrastrutture.
Milano – La firma del Dpcm definitivo che contiene nuove misure restrittive per arginare la diffusione del nuovo coronavirus è arrivata nel cuore della notte, ma la bozza aveva iniziato a circolare verso le 19 di sabato. Non più zone rosse, ma due aree. “Una riguarda la regione Lombardia e 14 province: Modena, Parma, Piacenza, Reggio Emilia, Rimini, Pesaro e Urbino, Alessandria, Asti, Novara, Verbano Cusio Ossola, Vercelli, Padova, Treviso e Venezia”, ha spiegato il premier Giuseppe Conte. “A questo territorio – ha precisato – applichiamo un regime e misure restrittive più rigorose: vincolo di evitare ogni spostamento in entrata e in uscita anche all’interno del territorio. Ci si muoverà solo per comprovate esigenze lavorative, situazioni di necessità, spostamenti per motivi di salute. E’ consentito il rientro verso il proprio domicilio per necessità”.
Tutto già anticipato al sabato, ben prima della firma ufficiale. E le stazioni di Milano Centrale e Milano Garibaldi sono state, in quelle ore di “vacatio”, letteralmente prese d’assalto, in fuga da una situazione di “chiusura” che evidentemente andava stretta a parecchi lombardi, alla faccia delle raccomandazioni di non diffondere il virus e delle disposizioni di legge.
Una corsa al treno che ha mostrato tutti i limiti della società italiana: di comunicazione, di responsabilità civile, di infrastrutture.
Una corsa peraltro inutile, sia perché così non si fa altro che trasportare il coronavirus in altre zone d’Italia, che a loro volta diventeranno “rosse”, sia perché la mobilità dell’intera regione lombarda era comunque fruibile, tranne pochi casi, e dunque ci si poteva muovere, spostarsi, andare al ristorante, lavorare. La normale vita quotidiana avrebbe potuto continuare (e continuerà) come prima, con qualche accortezza in più. Ma il panico che ha portato ad intasare le stazioni milanesi è totalmente ingiustificato. E pericoloso.
Unica nota – diciamo così – positiva: la Polfer ha fatto sapere che non ci sono stati incidenti né tensioni particolari.
La reazione al Sud
Nella notte il presidente della Puglia, Michele Emiliano, ha firmato un decreto che dispone l’isolamento fiduciario per 14 giorni per chi da sabato è rientrato in Puglia dalla Lombardia e dalle province indicate dal nuovo Dpcm sull’emergenza Coronavirus. Accompagnato da un accorato appello su Facebook: “Vi parlo come se foste i miei figli, i miei fratelli, i miei nipoti: Fermatevi e tornate indietro”.
Anche la presidente della Calabria, Jole Santelli, ha lanciato un appello: “Cari calabresi, è una follia. Siamo preoccupati e al lavoro senza sosta per preservare la nostra terra da chi non ha ben compreso la gravità del rientro senza controllo. Ritornare dal Nord in modo incontrollato mette in pericolo la nostra terra e gli affetti di tutti. Non fatelo. Fermatevi. Seguite le regole, proteggetevi e proteggeteci come prescritto”.
il presidente della Campania, Vincenzo De Luca, ha disposto per decreto la “quarantena” per chi arrivi dalle zone rosse. Si stabilisce che chi entra in Campania dovrà “mantenere lo stato di isolamento fiduciario per 14 giorni dall’arrivo con divieto di contatti sociali”.
Ordinanza firmata anche in Sicilia. Il Governatorr Nello Musumeci ha dispsoto che “chi sbarca in Sicilia, con qualsiasi mezzo, provenendo dalle zone rosse del Nord, ha il dovere di informare il medico di base e porsi in autoisolamento”.