Coronavirus, il Papa ai preti: “Abbiate il coraggio di uscire e portare la comunione ai malati”

10 marzo 2020 | 16:08
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A Santa Marta la preghiera del Pontefice per tutti i sanitari impegnati nella lotta al Covid-19, poi l’appello ai sacerdoti

di FABIO BERETTA

Città del Vaticano – “Preghiamo il Signore anche per i nostri sacerdoti, perché abbiano il coraggio di uscire e andare dagli ammalati, portando la forza della Parola di Dio e l’Eucarestia e accompagnare gli operatori sanitari, i volontari, in questo lavoro che stanno facendo”.

È l’appello che rivolge Papa Francesco a tutti i sacerdoti, iniziando la seconda messa trasmessa in diretta streaming da Santa Marta e offerta, anche oggi, per chi soffre a causa del coronavirus e per chi cura gli ammalati.

Nell’omelia, invece, riflette sul Vangelo odierno in cui gli scribi e farisei del tempo facevano “esibizione ipocrita della loro superiorità davanti alla gente“, facendosi chiamare maestri ma rifiutando di comportarsi con coerenza.

“Oggi il Signore chiama tutti noi peccatori a dialogare con Lui, perché il peccato ci rinchiude in noi stessi, ci fa nascondere o nascondere la verità nostra, dentro. È quello che è successo ad Adamo, a Eva: dopo il peccato si sono nascosti, perché avevano vergogna; erano nudi. E il peccatore, quando sente la vergogna, poi ha la tentazione di nascondersi”.

Ma il Signore, invece, fa notare il Papa, chiama: “Su, venite, discutiamo, parliamo del tuo peccato, parliamo della tua situazione. Non abbiate paura“. E continua: “Anche se i vostri peccati fossero come scarlatto, diventeranno bianchi come neve”.

Avere il coraggio di andare con le nostre miserie a parlare con il Signore”, è l’esortazione del Papa, che poi mette in guardia da un atteggiamento ipocrita, ovvero “fare finta di non essere peccatori”, come facevano i dottori della legge al tempo di Gesù.

“L’apparenza, la vanità – il monito finale del Santo Padre -. Coprire la verità del nostro cuore con la vanità. La vanità non guarisce mai! La vanità non guarisce mai. Anche, è velenosa, va avanti portandoti la malattia al cuore, portandoti quella durezza di cuore che ti dice: ‘No, non andare dal Signore, non andare. Rimani tu’. La vanità è proprio il posto per chiudersi alla chiamata del Signore. Invece, l’invito del Signore è quello di un padre, di un fratello: ‘Venite! Parliamo, parliamo. Alla fine Io sono capace di cambiare la tua vita dal rosso al bianco’”.

(Il Faro online)