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Il Papa: “Perfino nella persona più corrotta e lontana dal bene c’è sete di Dio”

11 marzo 2020 | 12:45
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Udienza Generale in streaming e senza fedeli per evitare il rischio contagi da Corobavirus, Bergoglio: “In questo tempo di sofferenza non dimentichiamo la Siria”

di FABIO BERETTA

Città del Vaticano – “In ogni cuore, perfino nella persona più corrotta e lontana dal bene, è nascosto un anelito verso la luce, anche se si trova sotto macerie di inganni e di errori, ma c’è sempre la sete della verità e del bene, che è la sete di Dio”. E’ questo il cuore della catechesi dell’Udienza Generale di oggi, presieduta da Papa Francesco e svolta a porte chiuse e in diretta streaming per evitare rischi di contagi dal Covid-19.

A differenza dell’Angelus di domenica scorsa (leggi qui), piazza San Pietro, chiusa ai fedeli e ai turisti assieme alla basilica vaticana (leggi qui), è completamente deserta. E in questo contesto surreale, con i vescovi a distanza di un metro l’uno dall’altro, il Pontefice continua il ciclo di catechesi incentrate sulle Beatitudini, soffermandosi sulla  quarta: “Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia perché saranno saziati” (Mt 5,6).

Un bisogno primario dell’uomo

“Fame e sete – fa notare il Papa – sono bisogni primari, riguardano la sopravvivenza. Questo va sottolineato: qui non si tratta di un desiderio generico, ma di un’esigenza vitale e quotidiana, come il nutrimento”. Ma cosa significa avere fame e sete di giustizia? “Non stiamo certo parlando di coloro che vogliono vendetta, anzi, nella beatitudine precedente abbiamo parlato di mitezza (leggi qui)”.

Le ingiustizie, sottolinea Francesco, “feriscono l’umanità; la società umana ha urgenza di equità, di verità e di giustizia sociale; ricordiamo che il male subito dalle donne e dagli uomini del mondo giunge fino al cuore di Dio Padre. Quale padre non soffrirebbe per il dolore dei suoi figli?”.

Ma la fame e la sete della giustizia di cui ci parla il Signore, prosegue Bergoglio, “è ancora più profonda del legittimo bisogno di giustizia umana che ogni uomo porta nel suo cuore”.

Nello stesso “discorso della montagna”, infatti, poco più avanti, “Gesù parla di una giustizia più grande del diritto umano o della perfezione personale, dicendo: ‘Se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli’ (Mt 5,20). E questa è la giustizia che viene da Dio (cfr 1 Cor 1,30)”.

“Nelle Scritture troviamo espressa una sete più profonda di quella fisica, che è un desiderio posto alla radice del nostro essere”, aggiunge il Papa, che spiega meglio il concetto citando Sant’Agostino: “Ci hai fatti per te, Signore, e il nostro cuore non trova pace finché non riposa in te”.

E ammonisce: “In ogni cuore, perfino nella persona più corrotta e lontana dal bene, è nascosto un anelito verso la luce, anche se si trova sotto macerie di inganni e di errori, ma c’è sempre la sete della verità e del bene, che è la sete di Dio. È lo Spirito Santo che suscita questa sete: è Lui l’acqua viva che ha plasmato la nostra polvere, è Lui il soffio creatore che le ha dato vita”.

Il Vangelo, la più grande giustizia del mondo

Ecco il motivo per cui “la Chiesa è mandata ad annunciare a tutti la Parola di Dio, impregnata di Spirito Santo. Perché il Vangelo di Gesù Cristo è la più grande giustizia che si possa offrire al cuore dell’umanità, che ne ha un bisogno vitale, anche se non se ne rende conto”, aggiunge il Santo Padre.

Che spiega: “Ad esempio, quando un uomo e una donna si sposano hanno l’intenzione di fare qualcosa di grande e bello, e se conservano viva questa sete troveranno sempre la strada per andare avanti, in mezzo ai problemi, con l’aiuto della Grazia. Anche i giovani hanno questa fame, e non la devono perdere! Bisogna proteggere e alimentare nel cuore dei bambini quel desiderio di amore, di tenerezza, di accoglienza che esprimono nei loro slanci sinceri e luminosi”.

In questa prospettiva, “ogni persona è chiamata a riscoprire cosa conta veramente, di cosa ha veramente bisogno, cosa fa vivere bene e, nello stesso tempo, cosa sia secondario, e di cosa si possa tranquillamente fare a meno”.

“Gesù annuncia in questa beatitudine che c’è una sete che non sarà delusa; una sete che, se assecondata, sarà saziata e andrà sempre a buon fine, perché corrisponde al cuore stesso di Dio, al suo Santo Spirito che è amore, e anche al seme che lo Spirito Santo ha seminato nei nostri cuori. Che il Signore ci dia questa grazia: di avere questa sete di giustizia che è proprio la voglia di trovarlo, di vedere Dio e di fare il bene agli altri”, conclude.

La preghiera del Papa i malati di coronavirus e per la Siria

Al termine dell’Udienza, il pensiero del Papa è “tutti gli ammalati che hanno il virus e che soffrono la malattia, e ai tanti che soffrono incertezze sulle proprie malattie. Ringrazio di cuore il personale ospedaliero, i medici, le infermiere e gli infermieri, i volontari che in questo momento tanto difficile sono accanto alle persone che soffrono”.

“Ringrazio tutti i cristiani, tutti gli uomini e le donne di buona volontà che pregano per questo momento, tutti uniti, qualsiasi sia la tradizione religiosa alla quale appartengono. Grazie di cuore per questo sforzo”, aggiunge Francesco.

Che invita i credenti a non dimenticare i migranti: “Ma non vorrei che questo dolore, questa epidemia tanto forte ci faccia dimenticare i poveri siriani, che stanno soffrendo al limite della Grecia e la Turchia: un popolo sofferente da anni. Devono fuggire dalla guerra, dalla fame, dalle malattie”.  “Non dimentichiamo i fratelli e le sorelle, tanti bambini, che stanno soffrendo lì”, conclude il Papa.

(Il Faro online) – Foto © Vatican Media