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Cibo e Coronavirus: tra studi, fake news e precauzioni in cucina

13 marzo 2020 | 20:50
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Cibo e Coronavirus: tra studi, fake news e precauzioni in cucina

Esiste una relazione tra il virus e il nostro cibo? L’Oms dichiara che non vi è collegamento ma alcuni studi ipotizzano il contrario.

di: ILARIA CASTODEI

Il cibo italiano è sano”! Giorni fa il Centro Agroalimentare di Roma ha pubblicato questa bellissima campagna di comunicazione all’interno della quale si sensibilizzano gli utenti a mangiare italiano perché in alcun modo il cibo può essere intaccato dal coronavirus che causa invece una malattia respiratoria.

La campagna del Centro Agroalimentare di Roma parla di consumo di frutta, verdura e pesce che anzi aiutano a combattere il virus rafforzando il sistema immunitario grazie alle tante vitamine, soprattutto la vitamina C, A ed E e gruppo B, e nel pesce gli omega-3 che contribuiscono a ridurre l’infiammazione delle vie repiratorie.

In tantissimi però credono erroneamente che il virus possa essere trasmesso tramite il cibo, visto che,più volte si è parlato del collegamento fra il primo focolaio cinese e il famoso mercato del pesce e animali vivi di Wuhan. Si è ipotizzato che il virus sia stato passato all’uomo proprio da uno di questi prodotti venduti in tale mercato.

La notizia non è stata mai appurata né mai smentita, ma una cosa è certa: facendo una distinzione netta tra le tipologie di virus esistenti al mondo sappiamo che ci sono i virus dell’animale (e dell’uomo), categoria alla quale appartiene il coronavirus, il virus delle piante (o fitovirus) e il virus dei batteri (i cosiddetti batteriofagi). I tre mondi pare non possano incontrarsi, dunque i fotovirus non possono attaccare l’uomo nè i batteriofagi. Ma all’interno della prima categoria vi può essere un forte pericolo di contagio animale/uomo?

Gli studi Cibo/Coronavirus e la posizione dell’OMS e ISS

Due studi statunitensi molto importanti, e ripresi più volte in questi giorni, hanno portato a due realtà: la prima è la presenza di Sars-CoV-2 nelle feci di alcuni pazienti, dichiarando che: “la trasmissione alimentare non può essere esclusa a priori ma, se mai dovesse essere identificata, è possibile che sia eccezionale e non certo la regola.

La seconda, dopo l’analisi di ben 22 ricerche sulla persistenza del virus, è la comprovata resistenza di alcuni coronavirus sulle superfici (quindi anche in cucina), fino a nove giorni.

In realtà il Ministero della salute e l’OMS hanno più volte dichiarato che le malattie respiratorie, come quelle causate da coronavirus, non si tramettono attraverso il cibo, il quale deve comunque essere manipolato rispettando le buone pratiche igieniche, evitando il contatto fra alimenti crudi e cotti.

Anche il Dipartimento malattie Infettive dell’Istituto Superiore di Sanità ha pubblicato un manifesto dove precisa che il virus non si trasmette per via alimentare e che in Europa è vietata l’importazione di carne cruda e di animali vivi dalla Cina. Questo in merito alla richiesta di alcuni paesi di un’etichetta virus-free ai prodotti italiani importati. L’Istituto ha dichiarato che nella catena di trasmissione di coronavirus “il cibo non c’entra nulla”.

Inoltre i Centri per la prevenzione e il controllo delle malattie statunitensi hanno più volte ritenuto che l’eventuale rischio di trasmissione di questo virus con gli alimenti sia molto basso, considerando che raramente il cibo crudo viene consumato subito dopo la raccolta o la produzione, e che durante il tempo necessario per la distribuzione il virus dovrebbe perdere vitalità non avendo il substrato adatto per la sua replicazione.

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Le fake news alimentari sul virus

Sui social e internet, impazzano metodi e soluzioni su come contrastare e sconfiggere il coronavirus tra le mura della propria casa. La prima è quella di sedicenti influencer che suggeriscono di bere sempre bevande calde, dal thè fino alla sola acqua calda (e risciacquare la bocca): questa convinzione nasce da fatto che il virus degenera a temperature più alte, quindi è termofobo. Il problema è che si dovrebbe bere acqua così bollente da ustionare tutte le mucose interne. Quindi falsa!

Poi, la somministrazione continua ai pazienti della Vitamina C: è la notizia lanciata da una operatrice sanitaria, che ha fatto sapere che in alcuni ospedali milanesi stanno usando con successo sui malati di coronavirus la vitamina C, tanto da invitare tutti ad ingerirne 1-2 grammi al giorno, anche in pillola, come misura di prevenzione. Tutti ormai già sanno da anni che la vitamina C ha funzione antiossidante e può aiutare le difese immunitarie, come una quotidiana spremuta d’arance, ma certo non può nè curare né prevenire il coronavirus. Quindi falsa!

E infine c’è chi ha bizzarramente proposto di consumare estratti di cipolla per proteggersi dal virus, ma in questo caso, si presume, la sostanza aiuterebbe probabilmente solo a mantenere la distanza sociale per evitare il contagio. Quindi falsa!

Gli esperti virologi ci spronano a non credere a certe bufale dichiarando che purtroppo di questo virus molte cose ancora non si conoscono e c’è molto da imparare.

Per operare meglio tra i fornelli, in assoluta igiene, è suggerito di utilizzare guanti resistenti anche alle alte temperature.

Precauzioni in Cucina, le regole da seguire

In definitiva si può purtroppo affermare che per il momento non ci sono prove che il nuovo coronavirus non possa essere trasmesso dal cibo, quindi è giusto prendere tutte le precauzione più idonee.

Quindi oltre a lavare bene e spesso le mani si dovrà fare attenzione:

1) a cuocere accuratamente il cibo di origine animale; la cottura infatti assicura la completa distruzione del virus. L’OMS informa che i coronavirus sono sensibili alle normali condizioni di cottura e sono inattivati già a 70°C.

2) Anche se tra i coronavirus non ci sono fitovirus è sempre buona norma non predisporre superfici ad altri patogeni, quindi lavare accuratamente frutta e verdura, eventualmente, con l’uso di sanificanti.

3) Igienizzare e sanificare tutte le superfici: le informazioni preliminari suggeriscono che il virus possa sopravvivere da alcune ore fino a pochi giorni sulle superfici, anche se è ancora in fase di studio. L’utilizzo di semplici disinfettanti è in grado di uccidere il virus annullando la sua capacità di infettare le persone. Per quanto riguarda la pulizia delle superfici della cucina, alcuni disinfettanti si sono dimostrati più efficaci di altri contro i coronavirus: l’etanolo, cioè l’alcol, al 62-71%, l’acqua ossigenata allo 0,5% e l’ipoclorito di sodio (l’ormai famosa Amuchina, o più semplicemente una candeggina) allo 0,1% sono in grado di eliminare il virus in un minuto. Ma si tratta di precauzioni che, a livello domestico, hanno senso solo in caso di quarantena o convivenza con persone potenzialmente esposte al virus.

4) Fare attenzione alle contaminazioni crociate tra alimenti crudi e cotti durante la conservazione e la preparazione. In conservazione tenere separati gli alimenti cotti e crudi: in frigorifero la verdura deve restare nel suo cassetto, carne e pesce crudi in contenitori a tenuta e gli alimenti cotti in recipienti coperti. Senza dimenticare di usare, dopo la cottura, utensili diversi da quelli impiegati per gli alimenti crudi e di lavare accuratamente le mani prima e dopo la preparazione.

5) In frigorifero sono in grado di resistere anche per qualche giorno (fino a 72 ore a 4°C), senza però moltiplicarsi perché i virus hanno bisogno di entrare nelle cellule umane per replicarsi. In condizioni di congelamento (-20°C), invece, resistono molto bene e hanno dimostrato di essere in grado di sopravvivere fino a due anni. In entrambi i casi, la successiva cottura completa degli alimenti elimina i virus ma è importante seguire le norme igieniche che abbiamo già citato per evitare la contaminazione crociata.

Un’occhio particolare va dato al decongelamento dei cibi. Andrebbero sempre decongelati in acqua fredda o direttamente in frigorifero e, per evitare la proliferazione batterica, meglio adagiarli nel ripiano inferiore del frigorifero.

Nessun problema invece per gli alimenti industriali, perché è dimostrato che le procedure di pastorizzazione e sanificazione adottate dalle aziende sono in grado di eliminare il virus della Sars, un parente stretto del nuovo coronavirus.

In sostanza, in cucina basta seguire le normali regole di igiene e sicurezza per la prevenzione delle infezioni trasmissibili con il cibo, come quelle da batteri alimentari.

(Il Faro on line)