Coronavirus, il Papa ai preti: “In tempi di pandemia non servono i don Abbondio”

15 marzo 2020 | 14:31
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Secondo Angelus “ingabbiato” di Papa Bergoglio a causa del coronavirus, il Pontefice: “In questa situazione di isolamento siamo invitati a riscoprire e approfondire il valore della comunione che unisce tutti i membri della Chiesa”

di FABIO BERETTA

Città del Vaticano – Nel suo secondo Angelus “ingabbiato” nella biblioteca del Palazzo Apostolico, il primo pensiero di Papa Francesco è per i sacerdoti della Lombardia, tra le regioni d’Italia più colpite dal coronavirus.

“Vorrei ringraziare tutti i sacerdoti e la loro la creatività. Tante notizie mi arrivano dalla Lombardia su questa creatività. Sacerdoti che pensano mille modi di essere vicino al popolo, perché il popolo non si senta abbandonato; sacerdoti con lo zelo apostolico, che hanno capito bene che in tempi di pandemia non si deve fare il ‘don Abbondio’. Grazie tante a voi sacerdoti”, le parole pronunciate a braccio dal Pontefice prima della meditazione sul brano evangelico di questa terza domenica di Quaresima, la prima ad essere vissuta senza messe in Italia (leggi qui).

La promessa dell’acqua che disseta per la vita

Nella sua meditazione, il Papa ripercorre l’incontro di Gesù con una donna samaritana (cfr Gv 4,5-42). I samaritani, fa notare, “erano considerati eretici dai Giudei, e molto disprezzati, come cittadini di seconda classe”. “Gesù è stanco, ha sete. Arriva una donna a prendere acqua e lui le chiede: ‘Dammi da bere’. Così, rompendo ogni barriera, comincia un dialogo in cui svela a quella donna il mistero dell’acqua viva, cioè dello Spirito Santo, dono di Dio”.

Nel dialogo tra Gesù e la Samaritana c’è l’acqua, inteso “come elemento essenziale per vivere”, ma anche “come simbolo della grazia divina, che dà la vita eterna”. Nella tradizione biblica, infatti, “Dio è la fonte dell’acqua viva – così si dice nei salmi, nei profeti –: allontanarsi da Dio, fonte di acqua viva, e dalla sua Legge comporta la peggiore siccità”.

Come ricorda san Paolo (cfr 1 Cor 10,4), prosegue il Papa, Gesù è la roccia dalla quale sgorga “l’acqua viva che purifica e dà vita. Chi ha sete di salvezza può attingere gratuitamente da Gesù, e lo Spirito Santo diventerà in lui o in lei una sorgente di vita piena ed eterna”.

Ma questo dono, fa notare Bergoglio, “è anche la fonte della testimonianza. Come la Samaritana, chiunque incontra Gesù vivo sente il bisogno di raccontarlo agli altri, così che tutti arrivino a confessare che Gesù ‘è veramente il salvatore del mondo’, come dissero poi i compaesani di quella donna”.

Anche noi, generati a vita nuova mediante il Battesimo, siamo chiamati a testimoniare la vita e la speranza che sono in noi. Se la nostra ricerca e la nostra sete trovano in Cristo pieno appagamento, manifesteremo che la salvezza non sta nelle “cose” di questo mondo, che alla fine producono siccità, ma in Colui che ci ha amati e sempre ci ama: Gesù nostro Salvatore, nell’acqua viva che Lui ci offre.

“Non siamo mai soli”

Dopo la benedizione, il Papa si rivolge direttamente ai fedeli che lo seguono in diretta streaming: “In questi giorni Piazza San Pietro è chiusa (leggi qui), perciò il mio saluto si rivolge direttamente a voi che siete collegati attraverso i mezzi di comunicazione”.

Poi, l’invito ad essere “comunità”: “In questa situazione di pandemia, nella quale ci troviamo a vivere più o meno isolati, siamo invitati a riscoprire e approfondire il valore della comunione che unisce tutti i membri della Chiesa. Uniti a Cristo non siamo mai soli, ma formiamo un unico Corpo, di cui Lui è il Capo”.

“È un’unione che si alimenta con la preghiera, e anche con la comunione spirituale all’Eucaristia, una pratica molto raccomandata quando non è possibile ricevere il Sacramento. Questo lo dico per tutti, specialmente per le persone che vivono sole”, aggiunge il Pontefice.

Che ringrazia i medici e i sanitari: “Rinnovo la mia vicinanza a tutti i malati e a coloro che li curano. Come pure ai tanti operatori e volontari che aiutano le persone che non possono uscire di casa, e a quanti vanno incontro ai bisogni dei più poveri e dei senza dimora”.

Infine, l’immancabile saluto: “Grazie tante per tutto lo sforzo che ognuno di voi fa per aiutare in questo momento tanto duro. Che il Signore vi benedica, la Madonna vi custodisca; e per favore non dimenticatevi di pregare per me. Buona domenica e buon pranzo! Grazie”.

(Il Faro online)