l'applauso mancato

Coronavirus, docenti in trincea: la sfida del web per “salvare” i nostri giovani

17 marzo 2020 | 07:09
Share0
Coronavirus, docenti in trincea: la sfida del web per “salvare” i nostri giovani

Didattica a distanza, la nuova frontiera dell’insegnamento

Come si tutela il futuro di un Paese? Salvaguardando la salute dei cittadini, sicuramente. Ma accanto alle misure per la prevenzione e quelle – sacrosante – per la tutela dei lavoratori e il sostegno dell’economia, c’è un mondo sommerso che da casa sta lavorando anch’esso per il futuro del Paese: è il mondo della comunità educante.

Una delle prime misure prese per contrastare l’emergenza Coronavirus è stata la chiusura delle scuole fino al 3 aprile. Tutto si è fermato dunque? Neanche per sogno. Perché “scuole chiuse” non vuol dire vacanze illimitate per alunni e insegnanti e questo lo dovrebbero capire in primis i genitori degli alunni), vuol dire didattica a distanza.

In questa nuova avventura si sono imbarcati tutti i docenti delle scuole di ogni ordine e grado. Insegnanti giovani, che hanno dimestichezza con le Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione – le cosiddette TIC – e insegnati a un passo dalla pensione, che devono reinventarsi completamente da un giorno all’altro per adattarsi a una metodologia mai sperimentata prima.

Ce n’è per tutti i gusti: perché all’interno del corpo docente ogni insegnante non porta solo le proprie conoscenze, ma un mondo intero, la sua persona, le proprie esperienze, il vissuto, il proprio stile.

Uno stile che si deve adattare in un contesto di emergenza che presenta una serie infinita di problematiche; non solo di carattere tecnico, soprattutto di carattere umano. Perché l’insegnamento è un mestiere che si gioca in prossimità, all’interno della classe dove studenti e docenti sono persone fisiche, dove si stabiliscono legami, relazioni, dinamiche sociali e affettive.

Nella didattica a distanza è questo il primo scoglio da affrontare: la perdita del contatto umano. Insegnanti e alunni sono soli, ciascuno per conto proprio, ciascuno davanti allo schermo di un pc: allora ecco che si cerca di recuperare quel legame attraverso i messaggi del registro elettronico, aggiungendo parole di saluto all’elenco di compiti da svolgere, mandando file audio con la spiegazione degli argomenti e slide in power point che possano sostituire, almeno in parte, le lezioni tenute in classe.

Si usano le piattaforme web, ci si aggiorna con i tutorial e i webinar, si lavora fino a tarda sera, si passa la giornata attaccati al pc, consapevoli di quante difficoltà potrà creare una pausa così lunga: le domande si affollano nella testa, e non riguardano solo il completamento del programma o le attività lasciate a metà, riguardano soprattutto il futuro dei ragazzi che ogni anno vengono affidati agli insegnanti: riusciranno i docenti a garantire loro – anche a distanza – le competenze necessarie per affrontare il futuro?

Tutelare i più piccoli, i bambini, gli adolescenti, i ragazzi, vuol dire tutelare il futuro. Ed è una fatica improba farlo in queste condizioni. Ci vuole passione, sacrificio, abnegazione, determinazione, duttilità e saper resistere alla fatica.

Anche a questo mondo dunque, cioè quello degli insegnanti, dovremmo rivolgere un lungo applauso. Così come i medici e gli infermieri sono in trincea per salvare il corpo di chi sta male, loro si preoccupano di alimentare il cervello e il cuore dei nostri giovani. Per lanciare un messaggio di speranza non minore di quello di una guarigione: siamo vivi, programmiamo il futuro. E non permettiamo a un virus di lasciare indietro i nostri giovani.