Coronavirus, scuole chiuse fino al 3 aprile, per aprirle bisognerà avere validi e comprovati motivi
Marcello Pacifico: “L’attenzione di tutti gli operatori scolastici dovrà essere esclusivamente quella di cercare di chiudere con serenità l’anno scolastico”
Scuola – C’è interesse per la decisione presa dal Consiglio dei Ministri, inclusa nel decreto legge “cura Italia”, di tenere le scuole aperte solo per attività “indifferibili”. In attesa di prendere visione in Gazzetta Ufficiale del testo definitivo approvato dal Governo, il ministero dell’Istruzione ha comunicato che sono “previste, nel pacchetto del decreto, ulteriori misure per il lavoro agile nella Pubblica Amministrazione, che consentiranno ad esempio ai dirigenti scolastici di organizzare le attività da remoto e lasciare le scuole aperte solo per le attività indifferibili”.
Secondo Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, “la disposizione inclusa nel decreto legge sulla necessità di lasciare le scuole aperte solo per le attività ‘indifferibili’, per ovvie esigenze di riduzione massima delle possibilità di contagio del virus Covid-19, è un elemento che si aggiunge al finanziamento della didattica a distanza, la quale comunque non rimane obbligatoria, e alla possibilità di fare operare il personale Ata con lo smart working: questa serie di disposizioni deve indurre i dirigenti scolastici a lasciare chiuse le scuole. Senza se e senza ma.
Le condizioni normative sono dunque ben diverse, per non dire opposte, rispetto a quelle di inizio marzo: oggi, un dirigente scolastico che intende lasciare aperto l’istituto da lui diretto, anche per poche ore, deve avere comprovati motivi. Ed essere pronto a giustificare, con motivazioni cogenti, la decisione dell’apertura, seppure temporanea, anche dinanzi a eventuali rilievi posti dagli organi competenti”.
Fino al prossimo 3 aprile, le scuole di base rimarranno chiuse. Salvo attività “indifferibili”, hanno spiegato dal ministero.
Ma cosa si intende per attività indifferibili? A spiegarlo è stata la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina, durante una video diretta. “La norma approvata – ha detto Azzolina – prevede che il dirigente scolastico possa organizzare la didattica a distanza: significa che se noi avevamo prima il collaboratore scolastico che si occupava della vigilanza degli studenti o della pulizia delle scuole e gli studenti non ci sono e le scuole non devono essere pulite, il collaboratore scolastico grazie alla norma potrà restare a casa”.
“L’assistente tecnico potrà restare a casa – ha continuato – e dovrà lavorare per dare una mano nella didattica a distanza. L’assistente amministrativo potrà lavorare da casa in modo che l’amministrazione scolastica possa andare avanti. Tutto ciò che potrà essere fatto a distanza sarà fatto a distanza, eccetto quelle attività indifferibili che i dirigenti scolastici sanno quali essere in base delle singole istituzioni scolastiche.
Ad esempio, l’azienda agraria ha gli animali dentro, ci sono delle scuole che hanno animali dentro. Qualcuno di quegli animali dovrà occuparsene. Altro esempio banalissimo: se un genitore ha bisogno di prendere un libro, potrà prendere un appuntamento e, rispettando le prescrizioni del Ministero della salute, andrà a prendere il suo libro.”
“Significa che – ha concluso la ministra – fisicamente le scuole potranno chiudere, ma che il lavoro della scuola non potrà fermarsi. La scuola è e deve essere un presidio dello stato. I dirigenti se vorranno potranno lavorare dai loro uffici”.
“Le disposizioni – ricorda la rivista specializzata Orizzonte Scuola – sono valide fino alla ripresa delle lezioni. Al momento la sospensione delle lezioni è stata decisa, con DPCM dell’08 marzo 2020, fino al 3 aprile.
Il Governo, su indicazione del ministero dell’Istruzione, di fatto delega ai dirigenti scolastici la possibilità di evitare il rischio biologico, garantendo la sicurezza dei lavoratori, dando loro la possibilità di chiudere le scuole e aprirle sono in caso di esigenze di tipo rilevante: gli stessi 85 milioni di euro stanziati per supportare la didattica a distanza e la decisione di utilizzare il personale Ata attraverso il lavoro agile, come richiesto da Anief e Udir, sono elementi ulteriori che giustificano ampiamente la chiusura degli istituti. Il sindacato, pertanto, invita tutti i dirigenti scolastici al rispetto dell’indicazione di chiusura di tutte le istituzioni scolastiche.
Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, ritiene “che una volta pubblicati i provvedimenti presi dal Consigli dei ministri, tra cui i congedi parentali per agevolare i genitori lavoratori con figli a casa e le norme sulla cassa-integrazione, l’attenzione di tutti gli operatori scolastici dovrà essere esclusivamente quella di cercare di chiudere con serenità l’anno scolastico, ratificandone le validità e creando i presupposti migliori per organizzare con efficacia gli esami finali di Stato, anche prevedendo eventuali semplificazioni delle prove tradizionali, a partire dalla maturità 2020”.
“Parallelamente – continua il leader del sindacato autonomo -, è bene anche che il ministero dell’Istruzione programmi un piano straordinario di assunzioni, assumendo vincitori e idonei dei concorsi, oltre che tutti i precari anche attraverso la ‘call veloce’, per evitare il record vergognoso di oltre 200 mila supplenze annuali; provveda, quindi, a coprire tutti i posti vacanti in organico di diritto dalle sedi di presidenza ai posti in deroga di sostegno, senza dimenticare la stabilizzazione del personale Ata, per il quale si continua a prevedere nemmeno il turn over”.
(Il Faro online)