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Maricetta Tirrito: “Le vittime della mafia non vanno mai dimenticate. Neanche oggi”

21 marzo 2020 | 14:28
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Maricetta Tirrito: “Le vittime della mafia non vanno mai dimenticate. Neanche oggi”

“Il ricordo va custodito anche al tempo del coronavirus, paradossalmente simile alle mafie: subdolo, invisibile, portatore di distruzione nella famiglie”.

Paolo BorsellinoEmanuela LoiAntonio AgostinoIda Castelluccio… Sono oltre mille i nomi che ogni anno, il 21marzo, vengono letti ad alta voce e celebrati nella “Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime delle mafie”. Tra questi ci sono i tanti nomi dei poliziotti che hanno perso la vita nella lotta alle mafie”. E’ l’incipit di un comunicato a firma di Maricetta Tirrito, Portavoce del Comitato dei collaboratori di giustizia italiani (COGI).

“La Polizia di Stato – prosegue Tirrito – li ricorda mostrando sui suoi social un simbolo della lotta a Cosa nostra: la teca che racchiude i resti della “Quarto Savona 15”, l’auto dentro la quale hanno perso la vita Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro, gli agenti della scorta del giudice Giovanni Falcone e di sua moglie Francesca Morvillo, uccisi nella strage di Capaci del 1992.

Resti che Abbiamo avuto il piacere e l’onore di avere in mostra anche a Latina, quest’anno grazie all’impegno costante di Tina Montinaro, donna contro la violenza premiata nel 2019 dal Laboratorio “Una Donna”. La Quarto Savona 15 è l’emblema del Ricordo . È il brivido della consapevolezza di cui nessuno che vi si accosta rimane esente. Un popolo che non sa da dove viene non comprende la giusta direzione da percorrere.

Per questo ogni anno, il 21 marzo, primo giorno di primavera, si celebra la Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie, iniziativa nata dal dolore della mamma di Antonio Montinaro, ucciso nella strage di Capaci, e che non sente pronunciare mai il suo nome. Un dolore che diventa insopportabile se alla vittima viene negato anche il diritto di essere ricordata con il proprio nome.

Dal 1996, ogni anno, in città diverse, un lungo elenco di nomi scandisce la memoria che si fa impegno quotidiano. Un lungo rosario civile, per farli vivere ancora, per non far mai morire le vittime delle stragi, del terrorismo e del dovere. Lo Stato ha formalizzato la ricorrenza il 1° marzo 2017, con voto unanime alla Camera dei Deputati.

Ora sta alla collettività, al tessuto buono di questo Paese, continuare l’opera. Con l’impegno quotidiano di ciascuno, e con il ricordo collettivo. Anche al tempo del coronavirus, paradossalmente simile alle mafie: subdolo, invisibile, portatore di distruzione nella famiglie e di morte.