Coronavirus, la Misericordia in Lombardia: “Il Covid si sposta, ci insegue…”
Il diario del viaggio di Massimiliano, Matteo, Manuel e Paolo, della Misericordia di Fiumicino, nel cuore della zona rossa.
Fiumicino – I giorni passano, le emozioni si susseguono, le storie si intrecciano. Nel giorno in cui è arrivato Manuel, il quarto ragazzo della Misericordia di Fiumicino spedito nel cuore della zona rossa a combattere contro il coronavirus, per Matteo, Paolo e Massimiliano non c’è stato il tempo di festeggiare. Turni pressanti, in zone diverse.
Un impegno da rispettare che si è tradotto in 7 interventi (3 covid), di persone dai 40 ai 70 anni, più il soccorso neurologico di un bimbo di 13 anni. E solo nel turno diurno.
Ma cosa accade quando si soccorre un paziente “non covid”? “Quando hai soccorsi non covid – raccontano – il paziente va portato lontano, in ospedali distanti circa 40 chilometri dalle zone più infette; da Paullo a Mestre, oggi, ad esempio. Gli ospedali di Lodi, Crema e Cremona sono totalmente assorbiti dal coronavirus”.
Quindi una fuga là dove ancora esistono zone “pulite”, come le chiamano in gergo. Ma è una corsa ad ostacoli: “Di giorno in giorno il covid-19 si sposta, ci insegue, conquistando zone che prima erano senza positivi. Siamo a una media di una decina di nuovi casi ogni giorno, almeno per ciò che riguarda i nostri turni”.
Nonostante questo, c’è ancora chi non ha capito la gravità della situazione: “E’ incredibile, c’è ancora gente che non rispetta le prescrizioni, neanche qui. Oggi abbiamo fatto un soccorso verso le 16, e durante il tragitto abbiamo incrociato almeno una quarantina di auto. E’ assurdo. Ma qualcosa sta cambiando: nei posti di blocco ora c’è anche l’esercito”.
Il Covid-19 si manifesta con febbre alta, tosse, talvolta dissenteria o vomito, astenia. “Uno degli interventi più brutti – raccontano non senza un groppo alla gola – è stato soccorrere un collega, che manifestava i sintomi. Lo siamo andati a prendere a 700 metri da dove siamo, a Paullo. Lo abbiamo portato in codice rosso all’ospedale di Melegnano, 14 chilometri fatti in 6 minuti e mezzo. E in quei 6 minuti purtroppo si è aggravato tanto. Un decorso così drammatico non ce lo spieghiamo neanche noi…” Chi ha qualche patologia pregressa è davvero molto più esposto di altri, perché le difese immunitarie sono basse.
“Non siamo tanto stanchi fisicamente, ma abbiamo il morale a pezzi, nel vedere la paura nella gente, le richieste di aiuto che sono dei veri e propri appelli alla sopravvivenza.
E abbiamo paura anche noi, nonostante scendiamo in trincea ogni giorno; ce ne accorgiamo da come osserviamo i protocolli di sicurezza. Non c’è un’incertezza, un qualcosa che lasci indietro e che fai con sufficienza, nemmeno la stanchezza ti fa dimenticare i passaggi da fare. Tutto alla perfezione. Qui abbiamo tutti paura: cittadini, militari, medici o infermieri. Tutti!”
Il Faro on line tiene un “diario” delle giornate dei nostri ragazzi in prima linea contro il coronavirus. Seguiteci e seguiteli, perché potremo restituire loro un po’ di forza e di coraggio (che certo non gli mancano) nella difficile missione a cui sono chiamati.