Papa Francesco: “Per vedere Dio è necessario liberarsi dagli inganni del cuore”
Quarta udienza generale a porte chiuse nel Palazzo Apostolico senza fedeli, il Pontefice: “Se non abbiamo un cuore puro non riusciremo mai a vedere Dio”
di FABIO BERETTA
Città del Vaticano – “Per vedere Dio non serve cambiare occhiali o punto di osservazione, o cambiare autori teologici che insegnino il cammino: bisogna liberare il cuore dai suoi inganni! Questa strada è l’unica”. Questo il monito di Papa Francesco pronunciato durante l’Udienza Generale del mercoledì, svoltasi come accade da quasi un mese a questa parte, a porte chiuse nella biblioteca del Palazzo Apostolico, in Vaticano.
Proseguendo il ciclo di catechesi sulle Beatitudini, soffermandosi oggi sulla sesta beatitudine, che promette la visione di Dio e ha come condizione la purezza del cuore. Francesco cita il salmo 27, nel quale si usa un linguaggio che “manifesta la sete di una relazione personale con Dio, non meccanica”. Spesso, spiega, “conosciamo Dio per sentito dire, ma con la nostra esperienza andiamo avanti, avanti, avanti e alla fine lo conosciamo direttamente, se siamo fedeli … Questa è la maturità dello Spirito”.
Ma come si arriva a conoscere Dio con gli occhi? Il Papa ricorda l’episodio dei discepoli di Emmaus, che non riconoscono Gesù risorto a causa del”loro cuore stolto e lento. E quando il cuore è stolto e lento si vedono le cose come annuvolate”.
Qui sta la saggezza di questa beatitudine: per poter contemplare è necessario entrare dentro di noi e far spazio a Dio, perché, come dice S. Agostino, “Dio è più intimo a me di me stesso” (“interior intimo meo”: Confessioni, III,6,11). Per vedere Dio non serve cambiare occhiali o punto di osservazione, o cambiare autori teologici che insegnino il cammino: bisogna liberare il cuore dai suoi inganni! Questa strada è l’unica.
“La battaglia più nobile – spiega il Pontefice – è quella contro gli inganni interiori che generano i nostri peccati. Perché i peccati cambiano la valutazione delle cose, fanno vedere cose che non sono vere, o almeno che non sono così vere”. Da qui l’invito a riflettere sulla “purezza del cuore”. Ma per farlo “bisogna ricordare che per la Bibbia il cuore non consiste solo nei sentimenti”, bensì “è il luogo più intimo dell’essere umano, lo spazio interiore dove una persona è sé stessa”.
Ma cosa vuol dire cuore “puro”? “Il puro di cuore vive alla presenza del Signore sottolinea il Papa -, conservando nel cuore quel che è degno della relazione con Lui; solo così possiede una vita ‘unificata’, lineare, non tortuosa ma semplice”. In altre parole, il cuore purificato è “il risultato di un processo che implica una liberazione e una rinuncia. Il puro di cuore non nasce tale, ha vissuto una semplificazione interiore, imparando a rinnegare in sé il male”.
“È un lavoro serio, un lavoro che fa lo Spirito Santo se noi gli diamo spazio perché lo faccia – conclude Francesco -, se siamo aperti all’azione dello Spirito Santo”.
(Il Faro online) – Foto © Vatican Media