Domenica delle Palme, poesia e impressione nel vuoto di Roma e di Ostia
Dal Dopoguerra è la prima Domenica delle Palme con il divieto di uscire di casa. Lo ha fatto per noi il reporter Alberto Sikera: ecco cosa ha visto. L’omaggio in vernacolo di Alberto Sugaroni
Roma – Strade deserte, chiese sbarrate, monumenti isolati, un silenzio spettrale interrotto solo dal timbro campanario di mezzogiorno. E’ Roma nella Domenica delle Palme ai tempi del coronavirus.
Alberto Sikera ha percorso per noi alcune delle strade del centro storico fornendo un documento unico, impressionante, drammatico. Le strade dello shopping, vetrina di griffe rinomate nel mondo, attraversate solitamente da gente di ogni razza e provenienza, sono mute, spoglie, immobili. Via Condotti, via del Corso, via del Tritone, l’area di Campo Marzio sempre brulicanti di persone e di commerci, sono deserte e desolate.
Piazza di Spagna, piazza in Campitelli, piazza San Silvestro dominate da fondali di marmo e facciate colorate, sembrano lamentarsi di questa solitudine. C’è vita ma solo allineata alle necessità di un giornale, dell’acquisto di beni di prima necessità o di una medicina da comprare in farmacia. Personaggi noti al grande pubblico, che di solito scompaiono nella moltitudine della folla, si riconoscono anche dietro la mascherina. E’ il caso di Bruno Vespa, ripreso mentre acquista da mangiare al supermarket.
Lo scenario di vuoto smisurato riappare in riva al mare. Le spiagge di Ostia che con questa giornata di primavera assolata sarebbero gremite di gente intenta a correre, ridere, scherzare e magari a espone i primi costumi da bagno, sono al contrario deserte, spoglie, silenziose. Una Domenica delle Palme che dovrebbe essere attesa per il Sacrificio redentore di Cristo, si trasforma in ansia per i malati attaccati dal virus maledetto, in solidarietà per quanti non possono restare in casa e affrontano i rischi nei reparti d’ospedale, in laboratorio, all’ordine pubblico, nei mezzi di trasporto.
LA POESIA DELLA DOMENICA DELLE PALME
Alberto Sugaroni ha scritto per i lettori de ilfaroonline.it un sonetto dedicato a chi crede e a chi ha desiderio di vivere una speranza legata al futuro. Eccolo
“mmazza la gente!” pensò quell’asinello
che portava sulla groppa er Sarvatore,
doveva esse importante quer fardello
perchè dicevano “è lui er fijo der Creatore”
chi faticava stennenno li tappeti,
chi moveva er ramo nele mano
strappato da li fusti a l’uliveti
da chi se definiva ormai cristiano.
Gesù co’ sguardo buono e ‘intenerito,
li benediva tutti co’ la croce,
la stessa che poi avrebbe patito,
che l’avrebbe portato a morte atroce.
Ecco, sta storia ce ‘nsegna che er futuro
seppure nero, nun è come er momento…
quer giorno e dopo, Cristo tenne duro
e oggi, è Osannato su ner Firmamento.