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Pasqua senza messa, il Papa: “Crocifisso e Vangelo siano la nostra liturgia domestica”

8 aprile 2020 | 14:03
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Pasqua senza messa, il Papa: “Crocifisso e Vangelo siano la nostra liturgia domestica”

Il Pontefice: “Apriamo a Dio tutto il cuore nella preghiera, lasciamo che il suo sguardo si posi su di noi e capiremo che non siamo soli, ma amati, perché il Signore non ci abbandona e non si dimentica di noi, mai”

di FABIO BERETTA

Città del Vaticano – “Per liberarci dai pregiudizi su Dio guardiamo il Crocifisso. E poi apriamo il Vangelo. In questi giorni, tutti in quarantena e a casa, chiusi, prendiamo queste due cose in mano: il Crocifisso, guardiamolo; e apriamo il Vangelo. Questa sarà per noi – diciamo così – come una grande liturgia domestica, perché in questi giorni non possiamo andare in chiesa. Crocifisso e Vangelo!”.

E’ l’invito che rivolge Papa Francesco a tutti i fedeli a ridosso del Triduo Pasquale, che quest’anno, a causa dell’emergenza coronavirus, non potrà essere celebrato nelle chiese. Molti sacerdoti e vescovi si sono attivati per poter trasmettere in diretta streaming i riti, come del resto farà il Pontefice (leggi qui), che nell’Udienza generale di oggi, da un mese a questa parte svolta a porte chiuse, riflette sul mistero pasquale che la Chiesa sta per vivere in un momento tanto difficile e di apprensione come la “pandemia che sta facendo soffrire tanto il mondo”.

Ed è proprio sulla sofferenza che si sofferma il Pontefice: “che cosa fa Dio davanti al nostro dolore? Dov’è quando va tutto storto? Perché non ci risolve in fretta i problemi? Sono domande che noi facciamo su Dio”.

Per trovare la risposta, Bergoglio ricorda il racconto della Passione di Gesù: “Anche lì, infatti, si addensano tanti interrogativi”. La stessa folla che lo aveva osannato ora grida “Sia crocifisso”, perché si aspettavano “un Messia potente, trionfante, con la spada. Invece ne arriva uno mite e umile di cuore, che chiama alla conversione e alla misericordia”. “Quelli che lo seguivano, confusi e spaventati, lo abbandonano. Pensavano: se la sorte di Gesù è questa, il Messia non è Lui, perché Dio è forte, Dio è invincibile”, aggiunge Francesco.

“Ma, se andiamo avanti a leggere il racconto della Passione, troviamo un fatto sorprendente. Quando Gesù muore, il centurione romano che non era credente, non era ebreo ma era un pagano, che lo aveva visto soffrire in croce e lo aveva sentito perdonare tutti, che aveva toccato con mano il suo amore senza misura, confessa: ‘Davvero quest’uomo era Figlio di Dio’ (Mc 15,39). Dice proprio il contrario degli altri. Dice che lì c’è Dio, che è Dio davvero“.

La domanda, secondo il Pontefice, va quindi riformulata: “qual è il volto vero di Dio? Di solito noi proiettiamo in Lui quello che siamo, alla massima potenza: il nostro successo, il nostro senso di giustizia, e anche il nostro sdegno. Però il Vangelo ci dice che Dio non è così. È diverso e non potevamo conoscerlo con le nostre forze. Per questo si è fatto vicino, ci è venuto incontro e proprio a Pasqua si è rivelato completamente. E dove si è rivelato completamente? Sulla croce. Lì impariamo i tratti del volto di Dio. Non dimentichiamo, fratelli e sorelle, che la croce è la cattedra di Dio”.

Da qui l’invito a contemplare il crocifisso e a leggere il Vangelo per “vedere chi è il nostro Signore: è Colui che non punta il dito contro qualcuno, neppure contro coloro che lo stanno crocifiggendo, ma spalanca le braccia a tutti; che non ci schiaccia con la sua gloria, ma si lascia spogliare per noi; che non ci ama a parole, ma ci dà la vita in silenzio; che non ci costringe, ma ci libera; che non ci tratta da estranei, ma prende su di sé i nostri peccati”.

Gesù, spiega il Papa, “non vuole essere frainteso, non vuole che la gente confonda il Dio vero, che è amore umile, con un dio falso, un dio mondano che dà spettacolo e s’impone con la forza. Non è un idolo. È Dio che si è fatto uomo e si esprime come uomo ma con la forza della sua divinità”. Nel Vangelo, fa notare, “viene proclamata solennemente l’identità di Gesù” alla fine della sua vita, “quando il centurione dice: ‘Davvero era Figlio di Dio‘. Viene detto lì perché non ci si può più sbagliare: si vede che Dio è onnipotente nell’amore, e non in altro modo. È la sua natura, perché è fatto così. Egli è l’Amore”.

Qualcuno potrebbe obiettare: “Che me ne faccio di un Dio così debole, che muore? Preferirei un dio forte, un Dio potente!”. La risposta che dà il Papa è disarmante: “Ma sai, il potere di questo mondo passa, mentre l’amore resta. Solo l’amore custodisce la vita che abbiamo, perché abbraccia le nostre fragilità e le trasforma”.

In altre parole, “la Pasqua ci dice che Dio può volgere tutto in bene. Che con Lui possiamo davvero confidare che tutto andrà bene. E questo perché la morte e resurrezione di Gesù non è un’illusione: è stata una verità! Ecco perché il mattino di Pasqua ci viene detto: ‘Non abbiate paura!’ (cfr Mt 28,5). E le angoscianti domande sul male non svaniscono di colpo, ma trovano nel Risorto il fondamento solido che ci permette di non naufragare”.

“Dal cuore aperto del Crocifisso, l’amore di Dio raggiunge ognuno di noi. Noi possiamo cambiare le nostre storie avvicinandoci a Lui – conclude – Fratelli e sorelle, apriamogli tutto il cuore nella preghiera questi giorni: con il Crocifisso e con il Vangelo. Non dimenticatevi: Crocifisso e Vangelo. La liturgia domestica, sarà questa. Apriamogli tutto il cuore nella preghiera, lasciamo che il suo sguardo si posi su di noi e capiremo che non siamo soli, ma amati, perché il Signore non ci abbandona e non si dimentica di noi, mai. E con questi pensieri, vi auguro una Santa Settimana e una Santa Pasqua”.

(Il Faro online) – Foto © Vatican Media