Papa Francesco: “Oggi rischiamo un virus ancora peggiore: l’egoismo indifferente”
Il monito del Pontefice: “Non pensiamo solo ai nostri interessi, agli interessi di parte. Cogliamo questa prova come un’opportunità per preparare il domani di tutti”
di FABIO BERETTA
Roma – “Ora, mentre pensiamo a una lenta e faticosa ripresa dalla pandemia, si insinua questo pericolo: dimenticare chi è rimasto indietro. Il rischio è che ci colpisca un virus ancora peggiore, quello dell’egoismo indifferente“. E’ il monito di Papa Francesco, che arriva dal pulpito della chiesa di Santo Spirito in Sassia, situata a pochi passi dal Vaticano, dove il Pontefice si è recato per celebrare la messa nella domenica della Divina Misericordia, istituita esattamente vent’anni fa da Papa Wojtyla.
Bergoglio mette in guardia fedeli e Istituzioni da un virus che “si trasmette a partire dall’idea che la vita migliora se va meglio a me, che tutto andrà bene se andrà bene per me. Si parte da qui e si arriva a selezionare le persone, a scartare i poveri, a immolare chi sta indietro sull’altare del progresso“.
Ma il Covid-19 “ci ricorda però che non ci sono differenze e confini tra chi soffre. Siamo tutti fragili, tutti uguali, tutti preziosi. Quel che sta accadendo ci scuota dentro: è tempo di rimuovere le disuguaglianze, di risanare l’ingiustizia che mina alla radice la salute dell’intera umanità!“.
Da qui l’invito a essere misericordiosi, come la comunità cristiana delle origini, descritta nel libro degli Atti degli Apostoli: “Aveva ricevuto misericordia e viveva con misericordia: ‘Tutti i credenti avevano ogni cosa in comune; vendevano le loro proprietà e sostanze e le dividevano con tutti, secondo il bisogno di ciascuno’. Non è ideologia, è cristianesimo“.
“Dio non si stanca di tenderci la mano per rialzarci dalle nostre cadute. Egli vuole che lo vediamo così: non come un padrone con cui dobbiamo regolare i conti, ma come il nostro Papà che ci rialza sempre. Nella vita andiamo avanti a tentoni, come un bambino che inizia a camminare, ma cade; pochi passi e cade ancora; cade e ricade, e ogni volta il papà lo rialza. La mano che ci rialza sempre è la misericordia: Dio sa che senza misericordia restiamo a terra, che per camminare abbiamo bisogno di essere rimessi in piedi”
“In quella comunità, dopo la risurrezione di Gesù, uno solo era rimasto indietro e gli altri lo aspettarono”. Il Papa si riferisce all’apostolo Tommaso. Oggi, invece, fa notare il Pontefice, “sembra il contrario: una piccola parte dell’umanità è andata avanti, mentre la maggioranza è rimasta indietro“.
Qualcuno potrebbe dire: “Sono problemi complessi, non sta a me prendermi cura dei bisognosi, altri devono pensarci!”. “Non pensiamo solo ai nostri interessi, agli interessi di parte – ammonisce il Papa -. Cogliamo questa prova come un’opportunità per preparare il domani di tutti, senza scartare nessuno: di tutti. Perché senza una visione d’insieme non ci sarà futuro per nessuno”.
“La risposta dei cristiani nelle tempeste della vita e della storia non può che essere la misericordia: l’amore compassionevole tra di noi e verso tutti, specialmente verso chi soffre, chi fa più fatica, chi è più abbandonato… Non pietismo, non assistenzialismo, ma compassione, che viene dal cuore”, aggiunge il Papa al termine della celebrazione, durante la preghiera del Regina Coeli.
Infine, gli auguri “ai fratelli e alle sorelle delle Chiese d’oriente che oggi celebrano la Festa di Pasqua. Insieme annunciamo: ‘Davvero il Signore è risorto!’. Soprattutto in questo tempo di prova, sentiamo quale grande dono è la speranza che nasce dall’essere risorti con Cristo! In particolare, mi rallegro con le comunità cattoliche orientali che, per motivi ecumenici, celebrano la Pasqua insieme con quelle ortodosse: questa fraternità sia di conforto là dove i cristiani sono una piccola minoranza”.
(Il Faro online) – Foto © Vatican Media