La Ricorrenza

Ab Urbe condita: la storia della fondazione di Roma, fra mito e realtà

21 aprile 2020 | 00:01
Share0
Ab Urbe condita: la storia della fondazione di Roma, fra mito e realtà

Natale di Roma: un viaggio fra leggende, scoperte archeologiche e testimonianze storiche della Capitale fondata il 21 aprile 753 a.C.

Roma – Il 21 aprile è, oggi come in passato, indissolubilmente legato alla fondazione della città di Roma. Sebbene ne sia stata più volte messa in discussione l’attendibilità storica, infatti, questa data è convenzionalmente riconosciuta per festeggiare il cosiddetto “Natale di Roma”. Ma qual è la vera storia della nascita di quella che sarebbe divenuta la Città Eterna? Cosa hanno da raccontarci, in proposito, miti e leggende dell’età antica? E quanto le recenti scoperte archeologiche hanno contribuito a ricostruirne le vicende storiche?

La fondazione di Roma secondo il mito

Secondo il mito fu Enea, figlio di Venere, a dare origine alla stirpe che fondò la città di Roma. Secondo il racconto di Virgilio nell’Eneide, Enea fuggì da Troia in fiamme e partì alla ricerca di una terra lontana insieme al padre Anchise e il figlio Ascanio. Dopo un lungo viaggio per tutto il Mediterraneo, Enea raggiunse le coste dell’Antico Lazio e sposò Lavinia, figlia del Re Latino, fondando in seguito la città di Lavinio.

Circa trent’anni dopo, il figlio di Enea, Ascanio, fondò Alba Longa. Il figlio e legittimo erede del Re Proca di Alba Longa, Numitore, venne spodestato dal fratello Amulio, che divenne Re e costrinse sua nipote e figlia di Numitore, Rea Silvia, a diventare vestale e a fare voto di castità per impedirle di generare un possibile pretendente al trono.

Il Dio Marte si innamorò di Rea Silvia, che divenne madre di due gemelli, Romolo e Remo. Amulio ordinò immediatamente l’assassinio dei due neonati, ma colui che doveva compiere il misfatto non ne ebbe il coraggio e li abbandonò in una cesta sulla riva del fiume Tevere. La cesta si arenò nei pressi di una grotta detta Lupercale. Qui una lupa, attratta dal pianto dei due gemelli, li allattò e si prese cura di loro (alcuni studiosi riconducono alla figura della lupa quella di una prostituta, poiché all’epoca queste donne erano dette lupae), finché non vennero trovati da un pastore, Faustolo, e sua moglie, Acca Larenzia, che li crebbero come dei figli.

faustolo

Nell’immagine, il pastore Faustolo dopo il ritrovamento dei gemelli in un quadro di Pierre Mignard (XVII secolo)

Una volta adulti, Romolo e Remo tornarono ad Alba Longa, dove uccisero Amulio e tornò al trono Numitore, il loro nonno. Romolo e Remo non volevano abitare ad Alba Longa senza poter regnarvi e non volevano aspettare la successione, quindi chiesero il permesso al nonno di poter fondare una nuova città. Ottenuto il permesso da Numitore, nacquero le prime divergenze tra i fratelli: Romolo voleva chiamare la nuova città Roma ed edificarla sul Palatino, mentre Remo la voleva chiamare Remora e fondarla sull’Aventino.

Secondo lo storico romano Tito Livio, gli dei che proteggevano quei luoghi avrebbero deciso quale dei due gemelli sarebbe stato il re della città. Il primo presagio, gli uccelli, apparvero a entrambi i fratelli. Remo ne vide sei sull’Aventino, mentre Romolo ne vide dodici sul Palatino. Gli dei proclamarono re entrambi e ne nacque una discussione che passò al sangue. Remo venne ucciso da Romolo, che divenne primo re di Roma, fondata sul colle Palatino.

C’è anche una seconda versione sulla morte di Remo. Questa versione narra che Remo tracciò sul terreno del Palatino il pomerium, ossia un sacro solco, con la promessa che chiunque lo avrebbe varcato con intenzioni belliche sarebbe stato ucciso. Remo venne ucciso da Romolo poiché quest’ultimo sorpassò intenzionalmente il Pomerium per prendersi gioco del fratello.

La leggenda della fondazione si sviluppò durante l’età medio-repubblicana (III-II secolo a.C.), ma prese definitivamente piede in epoca augustea (fine I secolo a.C.) e venne elaborato dagli stessi romani per conferire nobili origini alla città.

La fondazione di Roma secondo gli storici

Secondo Varrone, celebre autore romano vissuto nel I secolo a.C., la città di Roma sarebbe stata fondata il 21 aprile 753 a.C.: è, questa, la data a cui tutt’oggi facciamo riferimento, nonostante sia stata messa in discussione da più di uno studioso. Sono in molti, infatti, a sostenere che i calcoli varroniani siano tutt’altro che esatti: tenendo presente che i Romani erano soliti datare gli eventi riguardanti la città in base all’inizio del regno del re in carica e poi, in età repubblicana, al nome dei consoli (la cui carica durava un anno), Varrone chiamò l’anno in cui si insediarono i primi consoli, Bruto e Collatino, “245 ab Urbe condita“, ovvero il 245esimo anno dalla fondazione della città.

Così facendo, Varrone fissò al 509 a.C. il primo anno dell’epoca repubblicana e accettò, di fatto, il calcolo dello storico greco Dionigi di Alicarnasso, che attribuiva ben 35 anni di regno a ciascuno dei sette mitici re di Roma. Una cifra, quest’ultima, decisamente poco verosimile, soprattutto se si considera la – bassa – aspettativa di vita dell’epoca: oggi, infatti, appare molto più ragionevole credere che i re siano stati molti più dei sette che ci sono stati tramandati, e che abbiano regnato per molti meno anni ciascuno.

Ad ogni modo, come abbiamo già visto, la tradizione vuole che Roma sia stata fondata da Romolo che, dopo aver trionfato sul fratello Remo, tracciò con un aratro il confine sacro e inviolabile della città, il pomerium. Sebbene la storiografia moderna abbia sostanzialmente negato l’ipotesi della fondazione dell’Urbe come un atto premeditato e volontario, privilegiando la teoria di una progressiva unione dei villaggi presenti nell’area, la recente scoperta dei resti di un’antica cinta muraria risalente al 730 a.C. potrebbe aver restituito plausibilità alla celebre leggenda: quello individuato dall’archeologo italiano Andrea Carandini potrebbe essere, infatti, il famoso “muro di Romolo”, costruito per difendere e meglio delimitare i confini della città.

roma

Roma nel 750 a.C.

Come dicevamo, però, esiste un nutrito gruppo di storici che non ritiene che Roma sia nata da un vero e proprio atto di fondazione (sul modello delle poleis greche dell’Italia meridionale): essi sostengono, piuttosto, che l’Urbe sia il risultato della concentrazione di più realtà urbane formatesi nell’Italia centrale – e, più specificatamente, nel Lazio – fra il XIV e il VII secolo a.C. La città di Roma sarebbe, dunque, il frutto di un fenomeno, durato svariati secoli, di sinecismo, ovvero dell’unificazione di entità politiche precedentemente indipendenti in un’unica città ad organizzazione statale. Questo è, quindi, quanto potrebbe essere accaduto ai diversi nuclei indipendenti che abitavano il Palatino, il cui processo di “fusione” sarebbe databile intorno alla metà dell’VIII secolo a.C.: un riferimento temporale che coinciderebbe con la tradizionale data di fondazione del 753 a.C. indicataci da Varrone.

E’ quindi lecito pensare che il Romolo della leggenda, il mitico fondatore della città, possa essere stato, più semplicemente, il realizzatore della prima unificazione dei suddetti nuclei in un’unica entità che, nel corso dei due secoli successivi, avrebbe inglobato al suo interno anche i famosi “sette colli”, dando vita alla Città Eterna così come la conosciamo oggi.

Il Faro online, il tuo quotidiano sempre con te – Clicca qui per leggere tutte le notizie di Roma Città Metropolitana
ilfaroonline.it è su GOOGLE NEWS. Per essere sempre aggiornato sulle nostre notizie, clicca su questo link e seleziona la stellina in alto a destra per seguire la fonte.
ilfaroonline.it è anche su TELEGRAM. Per iscriverti al canale Telegram con le notizie dall’Italia e dal mondo, clicca su questo link