Il Papa: “Cambiamo prospettiva di vita: scegliamo la via di Dio, non quella dell’io”
Appello del Pontefice al termine del Regina Coeli: “Ogni persona abbia accesso a dei buoni servizi sanitari di base”
di FABIO BERETTA
Città del Vaticano – “Smettere di orbitare attorno al proprio io, alle delusioni del passato, agli ideali non realizzati, e andare avanti guardando alla realtà più grande e vera della vita: Gesù è vivo e mi ama. L’inversione di marcia è questa: passare dai pensieri sul mio io alla realtà del mio Dio; passare – con un altro gioco di parole – dai ‘se’ al ‘sì’“.
Questo è quello che dovrebbe fare un cristiano secondo Papa Francesco, anche oggi “ingabbiato” nella biblioteca del Palazzo Apostolico Vaticano, che così commenta il brano evangelico di questa domenica, durante la preghiera del Regina Coeli, che nel tempo pasquale sostituisce l’Angelus.
Il Pontefice traccia a grandi linee l’episodio dei due discepoli di Emmaus (cfr Lc 24,13-35), “una storia che inizia e finisce in cammino”, con due viaggi: quello di andata “dei discepoli che, tristi per l’epilogo della vicenda di Gesù, lasciano Gerusalemme e tornano a casa, a Emmaus, camminando per circa undici chilometri. È un viaggio che avviene di giorno, con buona parte del tragitto in discesa. E c’è il viaggio di ritorno: altri undici chilometri, ma fatti al calare della notte, con parte del cammino in salita dopo la fatica del percorso di andata“.
Due viaggi, “uno agevole di giorno e l’altro faticoso di notte”. Eppure, fa notare il Pontefice, “il primo avviene nella tristezza, il secondo nella gioia”. E questo perché “nel primo c’è il Signore che cammina al loro fianco, ma non lo riconoscono; nel secondo non lo vedono più, ma lo sentono vicino“.
Un’inversione di marcia
“I due cammini diversi di quei primi discepoli dicono a noi, discepoli di Gesù oggi, che nella vita abbiamo davanti due direzioni opposte: c’è la via di chi, come quei due all’andata, si lascia paralizzare dalle delusioni della vita e va avanti triste; e c’è la via di chi non mette al primo posto sé stesso e i suoi problemi, ma Gesù che ci visita, e i fratelli che attendono la sua visita”, sottolinea il Pontefice.
Ecco la svolta: smettere di orbitare attorno al proprio io, alle delusioni del passato, agli ideali non realizzati, e andare avanti guardando alla realtà più grande e vera della vita: Gesù è vivo e mi ama.
“L’inversione di marcia – fa notare Bergoglio – è questa: passare dai pensieri sul mio io alla realtà del mio Dio; passare – con un altro gioco di parole – dai ‘se’ al ‘sì’. Dai se: ‘se fosse stato Lui a liberarci, se Dio mi avesse ascoltato, se la vita fosse andata come volevo, se avessi questo e quell’altro…'”. “Sono lamentele, ma questo non è fecondo“, aggiunge a braccio Francesco. I nostri se, ammonisce il Papa, sono “simili a quelli dei due discepoli. I quali passano però al sì: ‘sì, il Signore è vivo, cammina con noi. Sì, ora, non domani, ci rimettiamo in cammino per annunciarlo'”.
Nuovamente a braccio, il Papa invito poi tutti a passare dalla lamentela alla gioia del servizio: “Sì, io posso passare dalla lamentela alla gioia e alla pace perché quando ci lamentiamo non siamo nella gioia, siamo in un ‘grigio’ di tristezza che non aiuta e non ci fa crescere bene”.
Ma questo cambio di passo, dall’io a Dio, dai se al sì, come avviene? “Incontrando Gesù: i due di Emmaus prima gli aprono il loro cuore; poi lo ascoltano spiegare le Scritture; quindi lo invitano a casa”. Tre passaggi, fa notare il Santo Padre, “che possiamo compiere anche noi nelle nostre case: primo, aprire il cuore a Gesù, affidargli i pesi, le fatiche, le delusioni della vita; secondo, ascoltare Gesù, prendere in mano il Vangelo, leggere oggi stesso questo brano, al capitolo ventiquattro del Vangelo di Luca; terzo, pregare Gesù, con le stesse parole di quei discepoli: “Signore, ‘resta con noi’ (v. 29): con tutti noi, perché abbiamo bisogno di Te per trovare la via’. senza di te c’è la notte”.
E conclude: “Nella vita siamo sempre in cammino. E diventiamo ciò verso cui andiamo. Scegliamo la via di Dio, non quella dell’io; la via del sì, non quella dei se. Scopriremo che non c’è imprevisto, non c’è salita, non c’è notte che non si possano affrontare con Gesù”.
“Ognuno abbia accesso ai servizi sanitari di base”
Dopo la benedizione, all’indomani della Giornata Mondiale delle Nazioni Unite contro la malaria il pensiero del Papa è per tutti i malati: “Mentre stiamo combattendo la pandemia di coronavirus, dobbiamo portare avanti anche l’impegno per prevenire e curare la malaria, che minaccia miliardi di persone in molti Paesi“.
“Sono vicino a tutti i malati, a quanti li curano, e a coloro che lavorano perché ogni persona abbia accesso a dei buoni servizi sanitari di base“, aggiunge.
“Tra pochi giorni inizierà il mese di maggio – ricorda Francesco -, dedicato in modo particolare alla Vergine Maria. Con una breve Lettera (leggi qui) ho invitato tutti i fedeli a pregare in questo mese il santo Rosario, insieme con due preghiere che ho messo a disposizione di tutti. La nostra Madre ci aiuterà ad affrontare con più fede e speranza il tempo di prova che stiamo attraversando”.
Infine, il tradizionale saluto: “Auguro a tutti una buona domenica. Per favore, non dimenticatevi di pregare per me. Buon pranzo e arrivederci“. Poi, come accade oramai dall’inizio del lockdown, l’affaccio su piazza San Pietro, completamente deserta, per benedire la città di Roma, anche in questa domenica più silenziosa che mai.
(Il Faro online) – Foto © Vatican Media