Migranti, il Papa: “Accogliere, proteggere, promuovere e integrare gli sfollati interni”
Messaggio del Pontefice per la 106ma Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato, Bergoglio: “Ascoltiamo il grido dei più vulnerabili”
di FABIO BERETTA
Città del Vaticano – “Accogliere, proteggere, promuovere e integrare“. Sono i quattro verbi attorno al quale ruota il Messaggio di Papa Francesco per la 106ma Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato, che la Chiesa celebrerà quest’anno domenica 27 settembre. Il documento, datato 13 maggio ma reso pubblico oggi, riflette sulla condizione degli sfollati interni, “un dramma spesso invisibile, che la crisi mondiale causata dalla pandemia Covid-19 ha esasperato”.
Il coronavirus, infatti, spiega Bergoglio, “per la sua veemenza, gravità ed estensione geografica, ha ridimensionato tante altre emergenze umanitarie che affliggono milioni di persone, relegando iniziative e aiuti internazionali, essenziali e urgenti per salvare vite umane, in fondo alle agende politiche nazionali”.
Tuttavia, come già aveva affermato durante l’Urbi et Orbi di Pasqua (leggi qui), “non è questo il tempo della dimenticanza. La crisi che stiamo affrontando non ci faccia dimenticare tante altre emergenze che portano con sé i patimenti di molte persone”. Per questo il Pontefice estende questo Messaggio “a tutti coloro che si sono trovati a vivere e tuttora vivono esperienze di precarietà, di abbandono, di emarginazione e di rifiuto a causa del Covid-19″.
Francesco passa poi a commentare la fuga in Egitto della Sacra Famiglia: in quell’occasione, “il piccolo Gesù sperimenta, assieme ai suoi genitori, la tragica condizione di sfollato e profugo. Purtroppo, ai nostri giorni, milioni di famiglie possono riconoscersi in questa triste realtà”. Persone che “fuggono dalla fame, dalla guerra, da altri pericoli gravi, alla ricerca di sicurezza e di una vita dignitosa per sé e per le proprie famiglie”.
“Nei loro volti – prosegue il Santo Padre – siamo chiamati a riconoscere il volto del Cristo affamato, assetato, nudo, malato, forestiero e carcerato che ci interpella”. Questa, per Bergoglio, è “una sfida pastorale alla quale siamo chiamati a rispondere con quattro verbi“, già indicati dallo stesso Pontefice nel Messaggio per le Giornata del Migrante nel 2018: “accogliere, proteggere, promuovere e integrare”. Ad essi il Papa aggiunge “sei coppie di verbi che corrispondono ad azioni molto concrete, legate tra loro in una relazione di causa- effetto”.
Innanzitutto è necessario “conoscere per comprendere“. “Quando si parla di migranti e di sfollati troppo spesso ci si ferma ai numeri. Ma non si tratta di numeri, si tratta di persone! Se le incontriamo arriveremo a conoscerle. E conoscendo le loro storie riusciremo a comprendere. Potremo comprendere, per esempio, che quella precarietà che abbiamo sperimentato con sofferenza a causa della pandemia è un elemento costante della vita degli sfollati”.
Non solo: “è necessario farsi prossimo per servire“. un’azione che sembra scontata “ma spesso non lo è. Le paure e i pregiudizi – tanti pregiudizi – ci fanno mantenere le distanze dagli altri e spesso ci impediscono di ‘farci prossimi’ a loro e di servirli con amore”. E questo perché “avvicinarsi al prossimo spesso significa essere disposti a correre dei rischi, come ci hanno insegnato tanti dottori e infermieri negli ultimi mesi”.
Francesco sottolinea poi che per “riconciliarsi bisogna ascoltare“. “L’amore, quello che riconcilia e salva, incomincia con l’ascoltare – fa notare il Santo Padre -. Nel mondo di oggi si moltiplicano i messaggi, però si sta perdendo l’attitudine ad ascoltare. Ma è solo attraverso un ascolto umile e attento che possiamo arrivare a riconciliarci davvero”. E ammonisce: “Durante il 2020, per settimane il silenzio ha regnato nelle nostre strade. Un silenzio drammatico e inquietante, che però ci ha offerto l’occasione di ascoltare il grido di chi è più vulnerabile, degli sfollati e del nostro pianeta gravemente malato. E, ascoltando, abbiamo l’opportunità di riconciliarci con il prossimo, con tanti scartati, con noi stessi e con Dio, che mai si stanca di offrirci la sua misericordia”.
“Per crescere – continua – è necessario condividere“. Da qui il monito per la salvaguardia del pianeta: “Dio non ha voluto che le risorse del nostro pianeta fossero a beneficio solo di alcuni. No, questo non l’ha voluto il Signore! Dobbiamo imparare a condividere per crescere insieme, senza lasciare fuori nessuno”.
E ancora: “Bisogna coinvolgere per promuovere“. “A volte – sottolinea Francesco -, lo slancio di servire gli altri ci impedisce di vedere le loro ricchezze. Se vogliamo davvero promuovere le persone alle quali offriamo assistenza, dobbiamo coinvolgerle e renderle protagoniste del proprio riscatto”.
Allo stesso tempo, “è necessario collaborare per costruire“. “Costruire il Regno di Dio è un impegno comune a tutti i cristiani e per questo è necessario che impariamo a collaborare, senza lasciarci tentare da gelosie, discordie e divisioni. E nel contesto attuale va ribadito: non è questo il tempo degli egoismi”, aggiunge il Papa.
Che conclude: “Per preservare la casa comune e farla somigliare sempre più al progetto originale di Dio, dobbiamo impegnarci a garantire la cooperazione internazionale, la solidarietà globale e l’impegno locale, senza lasciare fuori nessuno”. Infine, il Messaggio si conclude con una preghiera “suggerita dall’esempio di San Giuseppe, in particolare a quando fu costretto a fuggire in Egitto per salvare il Bambino”.
Padre, Tu hai affidato a San Giuseppe ciò che avevi di più prezioso: il Bambino Gesù e sua madre, per proteggerli dai pericoli e dalle minacce dei malvagi.
Concedi anche a noi di sperimentare la sua protezione e il suo aiuto.
Lui, che ha provato la sofferenza di chi fugge a causa dell’odio dei potenti, fa’ che possa confortare e proteggere tutti quei fratelli e quelle sorelle che, spinti dalle guerre, dalla povertà e dalle necessità, lasciano la loro casa e la loro terra per mettersi in cammino come profughi verso luoghi più sicuri.
Aiutali, per la sua intercessione, ad avere la forza di andare avanti, il conforto nella tristezza, il coraggio nella prova.
Dona a chi li accoglie un po’ della tenerezza di questo padre giusto e saggio, che ha amato Gesù come un vero figlio e ha sorretto Maria lungo il cammino.
Egli, che guadagnava il pane col lavoro delle sue mani, possa provvedere a coloro a cui la vita ha tolto tutto, e dare loro la dignità di un lavoro e la serenità di una casa.
Te lo chiediamo per Gesù Cristo, tuo Figlio, che San Giuseppe salvò fuggendo in Egitto, e per intercessione della Vergine Maria, che egli amò da sposo fedele secondo la tua volontà. Amen.
(Il Faro online) – Foto © Vatican Media