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Antonietta Di Martino: “La generazione Wojtyla salta in alto..fino a 2,04”

18 maggio 2020 | 17:00
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Antonietta Di Martino: “La generazione Wojtyla salta in alto..fino a 2,04”

Un articolo dell’azzurra, primatista italiana della specialità, sull’Osservatore Romano per celebrare i 100 anni della nascita di Giovanni Paolo II

La testimonianza di Antonietta Di Martino per ricordare San Giovanni Paolo II. Nell’edizione speciale dell’OsservatoreRomano, che celebra il centenario della nascita di Karol Wojtyla, c’è un articolo firmato dall’azzurra. “La generazione GPII che salta in alto”: questo il titolo dello scritto, inserito tra quelli di Claudio Baglioni e dell’ex calciatore Abel Balbo.

Nel suo intervento, la primatista italiana della specialità mette in risalto l’importanza che ha avuto per lei il Pontefice e sottolinea: “Non ho mai incontrato personalmente Giovanni Paolo II. Ma sono una donna, un’atleta che ha fatto parte della “generazione GPII”. Sono cresciuta con lui. Per questo potrei dire che in fondo, sì, anche io l’ho conosciuto. Sono nata in quel 1978 che per me si è rivelato particolarmente significativo.

Sara Simeoni

In quello stesso anno, pochi mesi dopo, Karol Wojtyla è stato eletto Papa. Mia nonna me lo ricorda sempre: “Sei nata quando hanno eletto il Papa!”. Ma proprio nel 1978 Sara Simeoni saltò due metri e un centimetro: superare quel record è stato l’obiettivo di tutta la mia vita di atleta, fino a quando ho saltato 2,04. È come se il pontificato di Giovanni Paolo II e la mia vita avessero camminato insieme, per ventisette anni”.

Il salto in alto mi ha dato tante soddisfazioni”, prosegue la saltatrice di Cava de’ Tirreni che per tanti anni ha gareggiato con la maglia delle Fiamme Gialle, quattro volte sul podio mondiale: dall’argento di Osaka nel 2007 a quello indoor di Istanbul nel 2012, passando per i bronzi di Berlino 2009 e Daegu 2011, la stagione in cui è diventata anche campionessa europea in sala a Parigi. “Ma per arrivare a quei livelli ho fatto tanti sforzi e ho avuto tantissimi infortuni. Tantissimi. Più di una volta ho avuto la tentazione di lasciar perdere. Ricominciare daccapo ogni volta… Ma come potevo io lamentarmi dei miei infortuni sportivi vedendo il Papa che, pur soffrendo, non rinunciava mai a portare la sua testimonianza ovunque nel mondo? Mi affascinava molto l’idea che fosse stato uno sportivo, appassionato di canoa, e che sapesse sciare. Una considerazione che lo rendeva più vicino a me. Per questo la sua testimonianza mi ha veramente aiutata nei momenti bui. Mi ha fatto ritrovare, con le sue parole, quei valori di fondo dello sport che sono, per certi versi, profondamente spirituali. Insomma, posso dire che Giovanni Paolo II ha reso più forte la mia fede. Mi ha reso più consapevole di dover dare una testimonianza anche nel mio lavoro di atleta. Di tutti questi insegnamenti io lo ringrazio, perché mi hanno aiutato nello sport e oggi anche come madre e nel mio servizio di appuntato scelto della Guardia di Finanza”.

(fonte@fidal.it)(foto@Colombo/Fidal)