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Le mascherine protettive fanno male? Le risposte dei prof. Pintaudi, Tarsitani e della dott.ssa De Luca

22 maggio 2020 | 21:10
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Le mascherine protettive fanno male? Le risposte dei prof. Pintaudi, Tarsitani e della dott.ssa De Luca

La paura di respirare anidride carbonica, gli effetti del contatto prolungato sulla pelle, la possibilità di sviluppare allergie, l’efficacia anti-Covid. Ecco come utilizzare mascherine e guanti nella maniera corretta.

Come usare mascherine e guanti protettivi, intervista al prof. Gianfranco Tarsitani

gianfranco tarsitani

Gianfranco Tarsitani

Prof. emerito Gianfranco Tarsitani, già Ordinario di Igiene nella Facoltà di Medicina e Psicologia e nel Dipartimento di Scienze Medico-Chirurgiche e di Medicina Traslazionale dell’Università di Roma Sapienza
Già Direttore/Coordinatore Specializzazione Igiene e Medicina Preventiva – Sant’Andrea. Esperto in igiene generale e applicata; sanità pubblica; medicina preventiva; epidemiologia; malattie infettive; tecnica ospedaliera; consulente medico per Cooperazione italiana, UNICEF, ISS, CNR e Università in numerose missioni internazionali (Somalia, Giordania, Portogallo, Tunisia, Macedonia, Etiopia, Albania, Bosnia-Erzegovina, Corea del Sud, Palestina, Cossovo, Bolivia , SudAfrica, Egitto, Liberia, Perù)

“Il fatto che mantenere la distanza sociale di almeno un metro sia la cosa più importante da fare, ce lo dice anche il prof. Gianfranco Tarsitani.

E chiarisce anch’esso un concetto fondamentale: “La mascherina – afferma il prof. Tarsitani – serve per difendere gli altri dal nostro possibile contagio, non viceversa. E se tutti capissero questo, e usassero nella giusta maniera le mascherine chirurgiche o similari, avremmo fatto un grande passo in avanti nella tutela della salute pubblica.

“Attenzione però – chiarisce il professore – non c’è alcun motivo logico per indossare la mascherina all’aria aperta, quando siamo da soli o a distanza di sicurezza da altre persone. La trasmissione del virus non è così facile, e le particelle che dovrebbero trasportarlo cadono velocemente a terra, e perdono altrettanto rapidamente la loro capacità di offendere.

E’ assurdo anche vedere persone da sole in auto con la mascherina indosso. Quell’uso improprio, ne anticipa l’inidoneità, favorendo l’umidificazione del tessuto e la conseguente inefficacia del filtro”.

Rispetto ai suoi colleghi, il prof. Tarsitani è un po’ più critico nei confronti dell’uso prolungato e improprio delle mascherine.

Usarle quando non serve o tenerle impropriamente per molte ore, potrebbe comunque creare dei danni. Non parliamo di rischi epocali, ma è un fatto – acclarato anche da uno studio del dott. Antonio Ivan Lazzarino epidemiologo della University College di Londra – che esistano dei rischi collaterali.

Ad esempio, le maschere facciali rendono più difficile la respirazione, favorendo la dispnea. In soggetti giovani e sani, è un problema che non si pone neanche a livello di percezione (a meno che non facciano sport, con la mascherina indossata), ma in pazienti portatori di BPCO (BroncoPneumopatia Cronica Ostruttiva) la situazione potrebbe aggravarsi.

L’aria poi viene espulsa verso l’alto ( i portatori di occhiali lo sanno bene, in quanto se li ritrovano costantemente appannati ad ogni respiro), generando una spiacevole sensazione e uno stimolo a toccare gli occhi, cosa assolutamente da evitare.

Inoltre, a ogni ciclo di respirazione viene inalata una frazione di anidride carbonica già respirata, con correlato aumento di frequenza e volume della respirazione e conseguente maggior carico virale nei polmoni eventualmente infetti. Anche in questo caso, pur in assenza di virus, l’apporto indesiderato di anidride carbonica è pressoché impercettibile in un giovane sano, ma può essere invece percepito in un anziano o in un malato,

Infine, le mascherine chirurgiche indossate per lunghi periodi determinano un habitat umido in cui il Sars-Cov-2 può rimanete attivo a causa del vapore acqueo fornito costantemente dalla respirazionee catturato dal tessuto stesso della mascherina.

Insomma, la mascherina ha un senso se la distanza interpersonale è inferiore al metro, altrimenti è inutile e, in alcuni specifici casi, dannosa. Sia per le cose che ho detto, sia per il falso senso di sicurezza che può ingenerare, facendo abbassare la guardia sul vero metodo utile a prevenire il contagio: il distanziamento tra persone.

Infine un accenno ai guanti. Usarli da mattina a sera equivale a contaminarli come una mano nuda, e in sostanza non serve a nulla. Meglio lavarsi spesso le mani o usare gel disinfettanti, per restare ‘puliti’.

Non è dimostrato però che l’uso della mascherina chirurgica da parte delle persone sane nelle loro normali attività quotidiane, riduca la trasmissione del virus dell’influenza. Certamente una funzione protettiva comunque ce l’ha.

Digitando sulla scritta arancione puoi acquistare mascherine al prezzo più conveniente oppure gel igienizzante per mani (da borsa o da viaggio). Prodotte in Italia queste mascherine hanno il filtro rimovibile a cinque strati di carbone attivo.

Tra l’altro, una parte della popolazione, piccola per fortuna, ha anche una predisposizione allergica al lattice, che se usato per brevi periodo e occasionalmente non si manifesta, ma se il contatto è reiterato e continuativo, si può evidenziare. E’ ciò che già accade in ambito sanitario, dove proprio per l’utilizzo frequente dei guanti in lattice, la percentuali di soggetti allergici è più alta che nel resto della popolazione.

Se noi diffondiamo l’uso del lattice a milioni di persone, anche se la percentuale di possibili allergici è bassa, sarà comunque commisurata alla platea esposta, creando ulteriori problemi sanitari dei quali, francamente, non sentiamo il bisogno”.

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