Ostia, spiagge libere: ingressi appesi a una finta app di un sistema privato
Funzionamento quanto meno discutibile della finta app che regola gli accessi: spiagge libere scomparse, presenze registrate persino di notte, sistema interamente affidato a privati
Ostia – La stagione balneare, anche sotto il profilo meteo, è partita pure sul mare di Roma. E con il prevedibile assalto di oggi e domani, sarà il banco di prova per il funzionamento di seapassroma, la app che non è una app ma un sito attraverso il quale Campidoglio e X Municipio intendono regolare gli accessi sulle spiagge libere.
Se per gli stabilimenti balneari tutto, tra distanziamento e sanificazioni, sembra a posto non altrettanto succede per le spiagge libere. Ostia ha un immenso patrimonio di arenili pubblici a libera fruizione: si va dall’oasi naturista per chi vuole prendere la tintarella integrale, alle dune incontaminate di Capocotta, all’estesissima spiaggia dei Cancelli di Castelporziano agli arenili urbani e persino al villaggio riservato per i cani.
A regolare gli accessi la sindaca di Roma ha voluto l’uso di un’applicazione. Annunciata con enfasi in una conferenza stampa allestita nel Palazzo Senatorio (leggi qui), il giorno dopo quella che doveva essere un’app, si è rivelata in realtà un sito nato il 25 maggio ovvero quattro giorni prima dell’apertura. Una veste tecnica ben diversa da quella pubblicizzata, tant’è vero che utenti e stampa hanno faticato a trovarla (leggi qui).
Ora che è tutto chiaro, ovvero che bisogna navigare sullo smartphone all’indirizzo www.seapassroma.it, si scopre che il sistema non solo è in mano a un’impresa privata sia nella registrazione (i cosiddetti steward) ma anche nella gestione del sito. Come segnala Paula Felipe De Jesus di “Labur, Laboratorio Urbanistico”: “Il “dominio” è stato registrato con Aruba il 25 Maggio alle 19.25. dalla DS Tech s.r.l. da parte di Paolo Picela, che ci piacerebbe sapere come ha ottenuto il contratto e con quali fondi è stata pagata.
Perché? Perché si sono svegliati all’ultimo minuto e per avere l’ok ad una App Mobile ci vogliono tempi tecnici molto più lunghi di quelli con Aruba”. Ora, siamo sicuri della serietà del personale e della società che gestisce il sistema, ma chi controlla il loro operato o comunque che non si facciano un qualche respingimento di potenziali fruitori della spiaggia o, al contrario, si riservino posti ad amici? E tutto questo a quale costo per le casse della pubblica amministrazione?
Eh già perché sugli atti pubblicati sul sito istituzionale del X Municipio non c’è menzione di un bando o di un concorso di idee per la gestione degli accessi sulle spiagge libere.
Questa app che non è una app si basa sull’introduzione di dati di affluenza da parte di steward che all’ingresso delle spiagge libere digitano su un palmare il numero di bagnanti. Intanto, è il sito che indica quali sono le spiagge libere e quale è la disponibilità totale. Andando sulla home page, si scopre che in tutto 22 punti d’accesso per un totale di 16.782 posti utilizzabili in funzione del distanziamento sociale (circa 10 mq a piazzola per nucleo familiare).
E’ scrutando attentamente i dati di dislocazione e di capienza di ciascuna spiaggia libera che ci si accorge di corbellerie incredibili. Innanzitutto, alcune spiagge libere non sono proprio indicate e quindi monitorate. E’ il caso di tutto il tratto di Capocotta, circa due chilometri di Litoranea con ben 5 punti d’accesso. Tant’è vero che i gestori dei chioschi hanno dovuto alzare la voce per la loro assenza dal sistema. “In questi primi due giorni c’è stato un po’ di tutto sul seapass relativo a Capocotta. Prima presenti poi assenti poi addirittura segnalati come chiusi. La presidenza del municipio oggi ha fatto rapidamente ripristinare lo stato a fruibile, dovrebbe attualmente risultare così. Abbiamo capito comunque che la Seapass è ancora in corso di aggiornamento nelle informazioni e nelle funzioni” comunicano dal Consorzio Cinquespiagge.
Altro caso clamoroso è quello della spiaggia libera dell’Idroscalo. Non risulta sulla carta ma non risulta neanche come servizio si assistenti balneari erogato ai residenti. “C’è un’emergenza COVID-19. La spiaggia è sporca, senza paline, senza uomini della sicurezza, senza servizi essenziali. E’ scomparsa persino dal SeaPassRoma” denuncia Franca Vannini portavoce del Comitato di quartiere.
Non solo spiagge mancanti ma anche spiagge sovrastimate. E’ il caso dell’ex Faber Beachin lungomare Paolo Toscanelli: il sistema seapassroma attribuisce all’arenile antistante la Casa della Salute una capienza di 2130 posti: un’assurdità, considerato che la capienza di uno dei cancelli di Castelporziano, spiaggia libera molto più estesa, tanto da guadagnarsi il titolo di arenile pubblico attrezzato più grande d’Europa, è di 1200 posti.
Infine, l’attendibilità del sistema. Come si può verificare direttamente, succede che persino durante la notte si registrino decine di presenza sulle spiagge indicate: circostanza resa impossibile dal fatto che alle 17,00 gli steward finiscano il loro lavoro di inserimento dati.
E durante il giorno può succedere che la spiaggia “Senape”, davanti alla sede dell’Anffas, sia sold out dalle prime ore semplicemente perché è un cantiere ed è chiusa. Per non parlare poi delle condizioni di degrado e sporcizia in cui versano le spiagge di lungomare Duca degli Abruzzi.