Roma: “Volevamo regalare la app delle spiagge libere al X Municipio ma non hanno neanche risposto”
Uno sviluppatore di software scopre che dopo cinque giorni dalla sua offerta al Parlamentino di Ostia è stata registrata una app molto simile a quella che voleva donare per la gestione delle spiagge libere
Roma – “Avevo offerto gratuitamente la mia applicazione per la gestione dell’affluenza sulle spiagge libere di Ostia ben cinque giorni prima che venisse registrato il dominio di quella adottata dal X Municipio. Non ho ricevuto risposte e scopro una coincidenza davvero singolare”.
L’ingegner Francesco Maria Tripodi per professione fa lo sviluppatore di software. E quando durante il lockdown ha scoperto che ci sarebbe stata la necessità di contingentare e controllare l’accesso alle spiagge libere, si è messo al lavoro per realizzare un’applicazione svolgesse questa funzione online. In pochi giorni ha pianificato l’ingegneria del sistema e lo ha comunicato ufficialmente al X Municipio. L’app neonata si chiama Spiaggecovid19. “Ho immaginato un sistema di registrazione dei flussi da trasferire in remoto e da poter visualizzare sui computer e sugli smartphone – racconta a ilfaroonline – Il 20 maggio ho inviato una email pec al X Municipio per offrire gratuitamente il risultato del mio lavoro. Esattamente alle ore 11.44 mi è stato assegnato il numero di protocollo del documento ma da allora non è successo niente. Fino a che non ho letto il vostro articolo del 31 maggio e ho scoperto che la tecnologia adottata dal Comune di Roma è stata sviluppata da un privato che ha registrato il dominio il 25 maggio, cioè cinque giorni dopo la mia proposta”. Qui puoi leggere l’articolo citato.
Come il sistema Seapass impiegato dal X Municipio, anche quello ideato da Francesco Maria Tripodi si basa su una diversa colorazione delle spiagge libere e sulla geolocalizzazione delle stesse con un indicatore di numero di accessi o, comunque, di persone presenti in un dato momento sull’arenile interessato. “Il mio – chiarisce Tripodi – è un sistema universale, utilizzabile in tutti quei comuni in cui c’è l’esigenza di monitorare gli accessi sulle spiagge”.
“Aggiungo pure che il 27 maggio, non sapendo della app registrata da altri e individuata successivamente dal X Municipio, ho inviato una email anche alla Protezione civile del Comune di Roma – prosegue Tripodi – La email è stata seguita da una mia telefonata e una signora mi ha risposto segnalando che la mia offerta era stata inoltrata a chi di competenza”.
Il 29 maggio l’uscita del nostro articolo. “Leggendolo, ho scoperto questa serie di coincidenze e mi sono insospettito – conclude Tripodi – Intendiamoci, non ho fatto un’invenzione come la lampadina, ma, certo, le affinità tra i due sistemi, il mio precedente e quello del Municipio successivo, sono significative”. Va ribadito che al momento l’amministrazione non ha reso noto i costi per la realizzazione del sistema adottato, elemento che per trasparenza andrebbe comunicato, mentre quello proposto da Tripodi era gratuito per il X Municipio. E non poche polemiche ha sollevato l’incerto funzionamento di Seapass.
Ovviamente questo articolo non vuole in nessun modo ipotizzare plagio o furto di proprietà intellettuale ma è singolare che l’amministrazione su questa vicenda non abbia finora chiarito quale procedura abbia seguito per reperire il sistema adottato.