Formia e “La speranza” ai tempi del coronavirus: la poesia di Francesco Treglia inviata anche a Codogno

Il 15 marzo, quasi di getto è venuta fuori la nuova poesia di Francesco Treglia, che vuole rimarcare la forza e la tenacia di questa nazione che ha lottato dentro e fuori i corridoi degli ospedali
Formia – Il coronavirus ci ha costretto a stare chiusi in casa per circa 2 mesi e, ancora oggi, ne risentiamo gli effetti Ma la pandemia ci ha anche spinti a ripensarci, a tirare fuori il meglio di noi, a essere creativi.
Ed è proprio sulla creatività che si fonda la storia di Francesco Treglia, un formiano che lo scorso 26 dicembre ha spento ben 80 candeline e che poco tempo dopo si è visto sgretolare davanti la sua quotidianità, lui più di altri, considerando che gli anziani erano tra le fasce più a rischio. Ma Francesco non ha perso il suo spirito e, prese carta e penna, a un certo punto, ha deciso di darsi da fare.
Come? Scrivendo una poesia che potesse donare un po’ di speranze in mezzo a queste tenebre – “La speranza”, tra l’altro, è proprio il titolo del componimento -, lui, che le poesie ha cominciato a scriverle nel lontano 1960 e che, negli anni ha ricevuto anche i ringraziamenti del generale Guido Bellini per la sua poesia sugli avvenimenti di Nassiriya e persino da papa Benedetto XVI.
Ed è così, che il 15 marzo, quasi di getto è venuta fuori la nuova poesia di Francesco Treglia, che vuole rimarcare la forza e la tenacia di questa nazione che ha lottato dentro e fuori i corridoi degli ospedali. Una poesia che lui stesso ha poi inviato a Codogno, Milano e Roma (oltre che al Comune di Formia).
Il suo sogno ora? Che la legga Angelo Borrelli, non solo perché capo del dipartimento della Protezione Civile Nazionale, ma perché originario di Santi Cosma e Damiano, a una manciata di chilometri dalla sua amata città natia.
Di seguito riportiamo la poesia di Francesco Treglia:
La speranza
Stanotte ho fatto un sogno molto bello
dal cielo scendeva in Terra una signora
dal suo celeste manto che indossava
usciva una bandiera tricolore
in ogni suo colore che lei toccava
ci dava, tante speranze e tanto amore.
Nel bianco si notavano dei visi
dottori, infermieri e il figlio suo
nel verde, la speranza che il signore
a tutti noi dava con tutto il cuore
il rosso la paura per gli anziani
che oggi per tutti noi, sono la vita.
Ma lei col suo pianto, ma di gioia
ogni sua lacrima guariva una Regione
dalle Alpi alla Sicilia tutto puliva
lasciando il nostro stivale e il mondo
rinvigorito.
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