Il Papa a preti e vescovi: Non vendete il vostro popolo per far carriera
Il Pontefice: “I pastori sono dei ponti fra il popolo, al quale appartengono, e Dio, al quale appartengono per vocazione”
di FABIO BERETTA
Città del Vaticano – Preti e vescovi seguano il modello di Mosè, che non ha venduto “la sua gente per far carriera. Non è un arrampicatore, è un intercessore: per la sua gente, per la sua carne, per la sua storia, per il suo popolo e per Dio che lo ha chiamato. È il ponte”.
E’ il monito che Papa Francesco rivolge a chi guida il popolo dei credenti nella Chiesa durante l’udienza generale del mercoledì, svolta ancora una volta a porte chiuse, senza fedeli, all’interno della biblioteca del Palazzo Apostolico. Il Pontefice, continuando il ciclo di catechesi dedicate alla preghiera, si sofferma sulla figura di Mosè, che definisce un “un bell’esempio per tutti i pastori che devono essere ‘ponte’“.
“I pastori – spiega – sono dei ponti fra il popolo al quale appartengono e Dio, al quale appartengono per vocazione. Così è Mosè: ‘Perdona Signore il loro peccato, altrimenti se Tu non perdoni, cancellami dal tuo libro che hai scritto. Non voglio fare carriera con il mio popolo‘”.
“E questa è la preghiera che i veri credenti coltivano nella loro vita spirituale“, aggiunge Bergoglio. “Anche se sperimentano le mancanze delle persone e la loro lontananza da Dio, questi oranti non le condannano, non le rifiutano“.
Al contrario, sottolinea Francesco, “l’atteggiamento dell’intercessione è proprio dei santi, che, ad imitazione di Gesù, sono ‘ponti’ tra Dio e il suo popolo. Mosè, in questo senso, è stato il più grande profeta di Gesù, nostro avvocato e intercessore (cfr Catechismo della Chiesa Cattolica, 2577)”.
E anche oggi, Gesù è il pontifex, è il ponte fra noi e il Padre. E Gesù intercede per noi, fa vedere al Padre le piaghe che sono il prezzo della nostra salvezza e intercede. E Mosè è figura di Gesù che oggi prega per noi, intercede per noi.
In altre parole, “Mosè ci sprona a pregare con il medesimo ardore di Gesù, a intercedere per il mondo, a ricordare che esso, nonostante tutte le sue fragilità, appartiene sempre a Dio. Tutti appartengono a Dio. I più brutti peccatori, la gente più malvagia, i dirigenti più corrotti, sono figli di Dio e Gesù sente questo e intercede per tutti”.
“Il mondo vive e prospera grazie alla benedizione del giusto, alla preghiera di pietà, a questa preghiera di pietà, il santo, il giusto, l’intercessore, il sacerdote, il Vescovo, il Papa, il laico, qualsiasi battezzato, eleva incessante per gli uomini, in ogni luogo e in ogni tempo della storia – conclude il Santo Padre -. Pensiamo a Mosè, l’intercessore. E quando ci viene voglia di condannare qualcuno e ci arrabbiamo dentro – arrabbiarsi fa bene ma condannare non fa bene – intercediamo per lui: questo ci aiuterà tanto”.
Infine, un appello: “Ricorre oggi la ‘Giornata della Coscienza’, ispirata alla testimonianza del diplomatico portoghese Aristides de Sousa Mendes, il quale, ottant’anni or sono, decise di seguire la voce della coscienza e salvò la vita a migliaia di ebrei e altri perseguitati. Possa sempre e dovunque essere rispettata la libertà di coscienza; e possa ogni cristiano dare esempio di coerenza con una coscienza retta e illuminata dalla Parola di Dio“.
(Il Faro online) Foto © Vatican Media