Tempio crematorio a Formia, Marciano boccia il progetto: “Troppe criticità”
Marciano: “Se vogliamo un tempio crematorio mettiamo in rete i Comuni e diamo risposta al nostro territorio e ai suoi bisogni, non a quelli di un privato”
Formia – A Formia non si ferma la polemica circa la possibile realizzazione di un tempio della cremazione in città (leggi qui). Stavolta, a intervenire, è il consigliere d’opposizione Claudio Marciano, che sui suoi canali social fa sapere: “La realizzazione di un forno crematorio presso Castagneto presenta notevoli criticità. Anzitutto, il progetto del forno non è del Comune, né risponde ad una logica di pianificazione pubblica. È un project financing proposto da una cordata di privati, per la maggior parte fuori zona, su un terreno di proprietà privata, con un investimento il cui obiettivo è fare utili per decine di milioni di euro”.
Anche Marciano non si dice contrario alla cremazione in sé e per sé come forma di ultimo saluto per i propri cari, ma è preoccupato, come gli altri, anche per la questione dei “numeri”. “Il forno accoglierà non meno di 1600 salme all’anno: probabilmente molte di più. Formia ha un fabbisogno attuale al di sotto delle 50 salme l’anno. Servirà un’area molto più ampia di quella del sud pontino: Lazio, Abruzzo, Molise e, all’occorrenza, Campania. Più salme brucerà, più sarà redditizio, non ci saranno limiti al numero di bare e alla loro provenienza. In Commissione qualcuno della maggioranza si è fatto sfuggire che non è esclusa l’estensione alle carcasse animali“.
E poi c’è la questione dell’ubicazione. “Il forno – prosegue la nota – sarà costruito in un’area abitata da centinaia di persone, con scuole, mercati, cinema, e uffici. La localizzazione non cade per pochi metri nella fascia di rispetto di un fossato. L’area individuata è agricola e sarà necessaria una variante al Prg da far approvare in Regione, con allungamento dei tempi, quando a Gaeta si è già pronti per costruirne uno a Piroli, in zona industriale, e quando a Castel Volturno, a meno di 50 chilometri, c’è già un forno attivo“.
In ultimo, ma non per importanza, c’è la questione ambientale. “Il forno crematorio – spiega Marciano – ha un impatto in termini di emissioni e di produzione di rifiuti speciali rilevante. È vero, ci sono filtri e tecnologie che riducono l’impatto ambientale, ma non lo rimuovono completamente, e solo a condizioni sempre ottimali di manutenzione.
Del resto, lo stesso discorso vale per gli inceneritori, le discariche, le centrali a carbone, qualsiasi altra infrastruttura impattiva: ci sono sempre dei filtri magici che depurano l’aria, purtroppo poi si scopre che non funzionano. La cremazione è un servizio fondamentale per il futuro della gestione dei servizi cimiteriali. Culturalmente, vi è una disponibilità crescente verso questa pratica, anche per la difficoltà di costruire nuovi loculi.
Tuttavia – conclude Marciano -, oggi non discutiamo di questo. Discutiamo di un affare di pochi privati, che vuole imporre una nuova servitù alla città per tornaconto personale, senza la minima ottica pubblica. Se vogliamo un tempio per la cremazione, mettiamo in rete i Comuni, facciamolo fare a FRZ (che nel suo statuto ha già questa destinazione) e diamo risposta al nostro territorio e ai suoi bisogni, non a quelli di un privato…”
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