Caffè online con Margherita Granbassi e Ilaria Mauro. La carriera, la passione e i sogni delle due campionesse
Scherma e calcio alla trasmissione di Facebook “Corto, ristretto, un poco lungo”. Ospiti di Cicini e Vidotti, le due atlete si sono raccontate
Ostia – Due campionesse italiane che hanno fatto sognare tifosi in tutto il mondo. Una nella scherma e una nel calcio femminile, sempre più in crescendo. La scherma già lo fa, già cresce da tanti anni e Margherita Granbassi ne è una delle atlete simbolo.
E’ intervenuta il bronzo di Pechino 2008 a “Corto, ristretto, un poco lungo”. Nella trasmissione settimanale online, partita durante il lockdown e proseguita anche dopo, in questi giorni di rinascita per l’Italia del 2020, la Granbassi si è confrontata piacevolmente con Ilaria Mauro. La giocatrice attuale dell’Inter e colonna della Nazionale Italiana di calcio femminile, che lo scorso anno ha conquistato i cuori dei tifosi italiani ai Mondiali di Francia, ha raccontato di sé e ha svelato i suoi sogni sportivi.
Incalzata dai conduttori e ideatori del live del giovedì pomeriggio su Facebook, Andrea Cicini Head of Gruppo Matches, agenzia di comunicazione, con cui cura gli eventi sportivi al Porto Turistico di Roma e Andrea Vidotti manager dello sport, Ilaria ha indicato proprio quelli di desideri. Mondiali e Chiampions League. Come non potrebbe? E’ appena arrivata all’Inter e iniziato gli allenamenti collettivi. Tutto è possibile in una grande squadra, giovane e pronta a sfondare. Entusiasmanti gli allenamenti e non solo per i colori nerazzurri disegnati sulla maglia. Dopo la preparazione individuale è stato bello poterla fare con le compagne. E Margherita, con il suo sorriso da mamma e da ex atleta ha ammirato Ilaria. Raccontando anche di sé. Un cruccio la medaglia di bronzo vinta a Pechino a squadre nel fioretto. Per un soffio scappò l’oro a Cinque Cerchi e la Granbassi per colpa degli infortuni rimediati al ginocchio non potè riprendersi la rivincita a Londra 2012. Ma è stata la vita a premiarla, facendole il dono più bello da donna. Sua figlia che oggi ha 5 anni e ha festeggiato il suo compleanno in tempi di quarantena insieme ai suoi peluche a tavola. Ma l’emozione più bella per lei è stata la vittoria in Coppa del Mondo a Torino. Finale al cardiopalma con una grandissima Vezzali. Battuta Valentina e poi gioia immensa, con il Tricolore al contrario (che l’ha fatta arrabbiare) in trionfo. Lo racconta la Granbassi.
A quelle Olimpiadi del 2008 dall’altra parte del mondo in una Cina tecnologica e ricca, Margherita per due volte è salita sul podio. Terza individuale e terza a squadre nel fioretto azzurro. Parla della sua carriera l’ex atleta azzurra con la passione per il settore dell’economia aziendale. Vuole costruire ancora dopo aver appeso il fioretto al chiodo (fatto con dolore). E crescere come donna. Anche Ilaria vuole farlo in quella Milano colpita dal covid-19 ma pronta a risalire la cima. Lo sport può insegnare e anche le atlete possono farlo. Gare, vittorie, sconfitte. Sono le metafore della vita. Ne parlano le due ospiti della trasmissione online di Cicini e Vidotti. In questo modo si è voluto festeggiare la decima puntata. Parlando dello sport al femminile. Di quello sport che all’Italia porta medaglie e successi. Frizzante la diretta del caffè cult del 9 luglio scorso. Andrea Cicini e Andrea Vidotti hanno duettato con le due campionesse, promuovendo il Porto Turistico di Roma come grandissima venue dove creare attività per giovani e famiglie, lo sport come volano di rilancio di immagine ma sopratutto di riqualificazione sociale per il territorio del Municipio X.
Si è parlato di passione, di determinazione, di sconfitta per arrivare alla vittoria, come detto dalla Granbassi “La vittoria passa necessariamente dalla sconfitta”. Punto focale della discussione è stata la determinazione: entrambe hanno raccontato le loro esperienze con gli infortuni e quanta passione serva per superare i momenti duri. Si è collegato anche Lapo di Radio Nerazzurra che ha cercato di carpire le prime impressioni di Ilaria da neonerazzurra. Margherita si augura che si possa arrivare al professionismo per lo sport femminile entro il 2022, magari al traino del calcio grazie alla sua visibilità.
Ilaria ha svelato che ha scelto il numero 29 di maglia perché normalmente ha sempre avuto il 9, ma all’Inter c’è Regina Baresi che è una sorta di icona dell’Inter e quindi ha optato per il 29 che è lo stesso numero di maglia della sua amica e collega spagnola Lazaro alla Roma.
Le dichiarazioni di Margherita Granbassi
“Essere mamma è in cima alle priorità di tutta la mia vita e la storia d’amore è andata avanti anche nello sport. Potersi dare agli altri è molto bello. Mia mamma si è appassionata tanto alla scherma, sin da quando ero bambina mi ha accompagnata nelle gare in tutta Italia. “Today is a good day”. Ho fatto il mio primo tatuaggio in riabilitazione. Era un periodo difficile post infortunio. L’idea di svegliarmi ogni mattina e leggere questa frase mi faceva bene. Avevo bisogno di qualcosa che mi motivasse. Ogni giorno è un bel giorno e bisogna viverlo al massimo. Cercare sempre di migliorarsi, rispetto a quelli che si è stati prima. E’ un mio motto. Vedere le cose positive. Medaglia olimpica o mondiale non saprei scegliere. Entrambe hanno avuto un significato incredibile per me. Sono state inaspettate, soprattutto quelle individuali ma tante volute. Inattese perché il mio atteggiamento era non di grandi aspettative. Ho sempre avuto dei punti di riferimento irraggiungibili in squadra. Compagne immense. Idoli. Era come se quel loro successo non mi dovesse aspettare. Invece con tanta voglia e passione, ho fatto poi delle scelte importanti per i miei allenamenti per inseguire un sogno, sono riuscita anche io ad averlo. Le medaglie olimpiche e mondiali sono speciali allo stesso modo per me. Per la medaglia olimpica di Pechino 2008 ho provato gioia nell’arrivare sul podio individuale, non era scontato. Eravamo state in poche ad arrivarci negli anni. D’altro canto c’è stata delusione per la mancata medaglia d’oro nella gara a squadre, andò comunque bene, vincemmo un bronzo. Ci andò stretto però. Arrivò dopo una stoccata discutibile, quindi in quella Olimpiade ho questa grande gioia di aver conquistato qualcosa di magico, ma aver perso un alloro che mi aspettava.
“E’ stato un giorno durissimo quando ho smesso la carriera. Mi veniva da piangere. C’è una bella differenza tra scegliere il finale ed essere costretti da cause di forza maggiore. Avrei voluto smettere dopo le Olimpiadi di Londra, a 32 anni. Avevo già fatto esperienza lavorativa diversa, in cose alternative allo sport. Avevo ancora un’età utile per poter intraprendere un’altra strada. A Londra invece non ci sono andata, perché l’anno precedente ho fatto tanti interventi al ginocchio e i tempi di recupero erano lunghissimi. Ogni giorno nel 2011 andavo in fisioterapia pensando che potessi farle le Olimpiadi. Mi motivava molto. Mi dava forza. Sapevo in fondo che non sarebbe stato così. Pensavo comunque che potevo dare ancora qualcosa alla scherma. Non ho mollato lì. Ho ripreso a due anni da quell’intervento da zero in pedana. Nella prima tappa di Coppa del Mondo a cui sono tornata, mi sono rotta il tendine rotuleo. Stavo vincendo l’incontro e l’avversaria mi si è lanciata contro. Ho fatto un movimento strano e il ginocchio ha ceduto. Ho dovuto smettere con la scherma. Mi è crollato il mondo addosso, erano tre anni che volevo tornare. Non volevo perdere treni o altre occasioni per il lavoro futuro. Un colpo duro. Smettere lo sport è brutto per chiunque, ma non poterlo decidere è peggio. Tuttavia, quell’infortunio mi ha dato la possibilità di diventare madre e ogni volta che vedo mia figlia sorrido. Va bene così, anche se sono sempre un po’ zoppicante ..anche quando le corro dietro”.
“Lo sport può essere utilizzato in ambiti molto più ampi rispetto al suo mondo ristretto. Si può andare oltre. Noi sportivi a volte ci limitiamo a pensare che il nostro vissuto serve solo per vincere medaglie, ma poi te lo ritrovi nella vita di tutti i giorni e può rappresentare qualcosa di importante per chi lavora in settori diversi. La foto della vittoria in Coppa del Mondo a Torino nel 2006 è bellissima. Grande emozione. Una gioia pazzesca, c’era una parte della mia famiglia. Finale emozionante contro Valentina Vezzali. Podio tutto azzurro, prima tripletta italiana. Abbiamo bissato in posti invertiti nel 2007. Ricordi meravigliosi, peccato sia passato tanto tempo. L’emozione più bella è legata alle cose che non sono relazionate alle medaglie. Gli episodi, le chiacchierate con le compagne di squadra, a cui sono molto affezionata. Siamo cresciute insieme. Davvero bellissimo condividere le nostre emozioni da genitori. Ricordiamo i vecchi tempi e tanto di vita vissuta. Affetto, risate. Mi emoziona tantissimo”.
“Sembra che i presupposti per uno sport femminile professionistico ci siano. Gli sport professionistici pare che debbano esserlo soltanto al maschile, piano piano ci arriviamo anche noi donne. Sembra che la data sia quella del 2022. Gli atleti di qualunque sport olimpico e non, professionistico e non, dovrebbero essere indicati come professionisti di fatto. Le donne sportive italiane sono spettacolari, non solo in campo ma anche in altri ambiti una volta smessa la carriera. Il calcio è uno sport potente in senso mediatico ha la forza di essere la spinta perché questo avvenga. Da quando il calcio femminile ha preso piede si è cominciato a parlare di professionismo. Siamo forza e risorsa per il nostro Paese”.
Le dichiarazioni di Ilaria Mauro
“E’ stata una bellissima esperienza a Firenze. Ho passato tre anni in Germania e quando mi ha chiamata la Fiorentina ho accettato subito. 4 anni intensi, impegnativi e belli. Davanti a 10 mila tifosi al Franchi, ho vinto il mio primo scudetto. Per noi del calcio femminile quei migliaia di tifosi sono stati tantissimi. E’ stata una bella emozione. Anche all’Allianz con la Juventus è stato un sogno. Siamo state molto fortunate”.
“Ho firmato per l’Inter. C’è stato il primo allenamento di gruppo. Pimpante. Da 4 mesi siamo ferme e abbiamo fatto sempre allenamenti individuali. E allora questo allenamento di gruppo è stato bello. Non vedevamo l’ora di cominciare. E’ andata bene. Sui passaggi e tiri, dopo tre mesi, dobbiamo lavorare”.
“Le sconfitte aiutano a migliorarsi sempre. Ne ho avute parecchie nella mia carriera. Ti fanno capire come gli infortuni, ne ho avuti tanti, ti stimolano. Devi avere la forza nel rialzarti subito. Ogni infortunio ti da qualcosa. Io voglio sempre vincere. Mi aspetterei di farlo quest’anno con l’Inter. Non è facile farlo però. Il campionato è competitivo e tante squadre sono davvero grandi. Juve, Roma, Milan. Sarà complicato. Abbiamo una squadra giovane, ma possiamo fare bene. La passione è la base per me. Non sarei arrivata dove sono ora. Ho iniziato a giocare, 25 anni fa, con i maschietti. La differenza, tra quello che si aveva allora e quello che c’è oggi, è tantissima. A livello di strutture, organizzazioni, professionisti al tuo fianco. La passione fa tantissimo anche nella vita. Ho un carattere forte, non ho mai mollato. Avevo anche la mia famiglia che mi ha sostenuto tantissimo. Gli amici non mi hanno mai lasciata sola. A 24 anni volevo smettere. Avevo subìto un infortunio abbastanza pesante alla schiena. Ma non ho mollato. Ora sono qui a Milano, tranquilla. La passione è fondamentale”.
“La scelta che ho fatto di venire all’Inter è stata importante, come nome non si può non esserne innamorati. Sapevo che ci sono grandi professionisti, avevo già sentito delle ragazze che hanno giocato qui. E’ un top club. Da una Serie D alla Serie A c’è molta differenza. Siamo una squadra molto giovane, possiamo fare bene quest’anno. Conosco Chiara Marchitelli il portiere. Lisa Borghetti e qualche giocatrice più giovane. Possiamo fare benissimo. Ci sarà da lottare molto”.
“Sono salita in Germania sette anni fa, c’era molta differenza con l’Italia. Adesso con l’entrata di tante squadre importanti la qualità si sta alzando. E non ci sono differenze oggi. Sono contenta della mia scelta fatta. Ho scelto il 29 di maglia perché il 9 è sacro. Baresi è la storia dell’Inter. Resta lì. Ha il nove all’interno il 29 e Lazaro, che giocava con me alla Fiorentina, ha preso il 29 alla Roma. Per restare unite abbiamo unite lo stesso numero. Il mio sogno è quello di vincere i Mondiali e la Champions League”.
(Il Faro online)