Formia, Costa: “È caos sul ruolo degli steward anticovid, così il servizio è inefficace”
Costa: “Allo stato attuale non è prevista la rilevazione della temperatura, né viene verificata la capienza massima di bagnanti per ogni tratto di spiaggia di competenza”
Formia – Le spiagge libere di Formia, che, mai come quest’anno, sono un punto dolente per l’amministrazione, sono finite nuovamente sotto la lente d’ingrandimento.
Sul tema è intervenuto il consigliere comunale indipendente Giovanni Costa che ha affermato come ci sia molto da modificare in merito all’approccio che la politica ha avuto in merito alla gestione di questa delicatissima stagione balneare.
Una difficoltà di gestione che, però, secondo Costa non ha a che fare con la crisi economica, in quanto “La Giunta regionale del Lazio con delibera n. 273 del 15 Maggio 2020 ha fornito un sostanzioso aiuto ai comuni del litorale laziale, stanziando la complessiva somma di €. 6.000.000 al fine di consentir loro di mettere in campo le necessarie azioni per garantire ai cittadini una frequentazione più sicura degli arenili, mettendo in campo tutte le azioni necessarie al fine di contrastare l’emergenza coronavirus.
Un contributo – sottolinea Costa – di cui anche il Comune di Formia ha beneficiato, essendo destinataria di 196.792,39 euro (Allegato 1 alla delibera di giunta). Il Comune di Formia ha recepito il tutto con propria delibera di giunta e, con una serie di atti, si è attivato per cercare di mettere a punto una propria organizzazione in vista della stagione estiva 2020, ormai a pieno regime“.
Ed è qui, secondo Costa, che parte il primo di molti nodi sulla questione spiagge. “Il tutto, infatti, si concentra sugli arenili liberi, in quanto gli stabilimenti balneari sono già stati destinatari di specifici adempimenti che, a quanto risulta, stanno rispettando regolarmente, sopportandone i notevoli costi“.
Molti lotti messi al bando, pochi lotti assegnati
Molti lotti messi al bando, pochi lotti assegnati. Tra le spinose questioni in materia di arenili liberi a Formia, per Costa, questa è sicuramente in pole position, soprattutto considerando che, non essere stati assegnati, significa “essere sottratti alle necessarie opere giornaliere di pulizia, sanificazione e sicurezza”.
“Ciò che concerne tale adempimento, però – sottolinea Costa – era abbastanza comprensibile il fatto che, vista l’emergenza covid, non vi sarebbero state partecipazioni in numero tale da consentire l’affidamento del servizio su tutte le spiagge. Per questo, si sarebbe potuto aumentare la superficie degli stessi per evitare le problematiche che ad oggi si riscontrano”.
Caos sugli steward anticovid
Dopo quello del mancato affidamento di molti lotti di arenile libere, il problema più grande dell’estate ai tempi del coronavirus, è quello del servizio di sorveglianza, affidati a quelli che l’amministrazione ha denominato “steward anticovid”. Un servizio iniziato, tra l’altro, con circa 2 settimane di ritardo rispetto a quanto previsto inizialmente, come ha ammesso il Sindaco di Formia a noi de ilfaroonline.it (leggi qui).
“L’amministrazione ha ritenuto, con scarso risultato, di coinvolgere associazioni e realtà locali che però, tranne qualche eccezione, avevano poco a che fare con le specifiche competenze richieste per effettuare tale servizio. Difatti, tale bando non ha avuto la aspettata adesione e si è stati costretti a rivolgersi ai noleggiatori.
Dopo aver avuto scarso riscontro anche tra i suddetti, l’amministrazione ha deciso di fare un affidamento diretto del servizio ad una società di vigilanza privata per l’importo di €. 39,900. Importo sicuramente non adeguato per il servizio da svolgersi e che pertanto comporterà una serie di disservizi in merito agli adempimenti da seguire per ottenere un risultato soddisfacente, come sta già avvenendo.
Anche per tale adempimento – prosegue Costa – sarebbe bastato fare sin dall’inizio direttamente un bando tra le imprese di vigilanza specificando in modo chiaro e inequivocabile le prescrizioni da seguire e le finalità. Ma, anche in questo, si è ragionato con poca lungimiranza. Si badi bene non stiamo parlando di massimi sistemi ma di operare con tranquillità nel modo più semplice possibile”.
Il servizio degli steward, alla fine, è partito da circa una settimana, ma i problemi non sono ancora finiti. “Sin dal primo giorno si sono rilevate le prime naturali criticità, frutto di un’organizzazione approssimativa e del mancato rispetto dei principali pilastri sui quali dovrebbe basarsi il servizio, svolto in modo diverso da quanto richiesto nel bando andato quasi deserto.
Dopo una settimana – spiega Costa – la situazione non è migliorata e purtroppo si è costretti a farlo rilevare.
Questa volta risulta difficile dare responsabilità agli uffici in quanto ciò che sta avvenendo discende da tardive/errate scelte politiche. E, di conseguenza, la fretta con cui poi si è dovuto agire comporta molteplici problematiche in materia di disservizi con organizzazione carente e non all’altezza delle risposte da fornire.
Tanti cittadini – racconta Costa – hanno riferito di aver verificato direttamente coppie o gruppi composti di tre “incaricati” che passeggiavano sulla spiaggia fermando in modo del tutto casuale qua e là alcuni bagnanti. A questi venivano chieste le generalità che, poi, venivano registrate. Non tutti gli incaricati indossavano la mascherina (nonostante la richiesta e declinazione dei dati avvenisse ad una distanza inferiore a quella di necessario distanziamento sociale), non venivano fornite indicazioni e riferimenti su come verranno gestite le informazioni personali, chiedevano di apporre una firma e via.
Gli ulteriori passaggi di controllo si sono verificati a distanza di almeno due ore e, cosa ancor più indecente, è il fatto che gli stessi incaricati non sapessero dove operare chiedendo ai bagnanti quali fossero i “lotti” di spiaggia del Comune”.
Le criticità di sorta, insomma, per Costa, sono gli occhi di tutti: se si stabilisce un servizio di controllo di accesso e assistenza sulle spiagge, letteralmente definito “postazioni anticovid”, è previsto che ogni incaricato si posizioni nella zona di accesso al proprio tratto di competenza e registri i dati di tutti gli avventori in modo da costituire un punto di riferimento per il rispetto dei regolamenti (in particolare del regolamento regionale) e per richiedere l’eventuale intervento dei vigili urbani e delle altre autorità competenti in caso di trasgressioni, il tutto tenendo anche conto della normativa sulla privacy che impone l’adozione di determinate cautele.
“Non ha senso – attacca Costa – fare passeggiate distanziate nel tempo e registrare casualmente qualche dato qua e là: in questo modo non si ha la contezza di coloro che occupano lo stesso spazio di arenile e non si può effettuare il “contact tracing” in caso venga rivelata qualche persona infetta. Allo stato attuale non è prevista la rilevazione della temperatura corporea, non viene verificata la capienza massima di bagnanti per ogni tratto di spiaggia di competenza e diviene inevitabile l’assembramento di persone con ombrelloni posizionati a caso.
Alla luce di tutto ciò, si evidenzia la totale inutilità di un servizio così predisposto ma soprattutto l’inefficacia di uno strumento che sarebbe dovuto essere fondamentale per la tutela dei cittadini. Fino ad oggi si è perso tempo prezioso: non è il caso di procedere sulla stessa strada sperperando risorse con leggerezza. Occorre quanto prima – conclude la nota – porre in essere i correttivi affinché si realizzino reali postazioni anticovid capillari e realmente funzionanti, tutto ciò a beneficio della collettività anche considerando i recenti contagi verificatisi nella nostra città e nelle zone limitrofe”.
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