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Esplosione al porto di Beirut, decine di morti e quasi 3mila feriti

4 agosto 2020 | 23:57
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Nella capitale del Libano scene apocalittiche: edifici distrutti e cadaveri in strada. Ferito anche un militare italiano

Beirut – Una nube di fumo che si innalza dal porto di Beirut, poi un’enorme esplosione, con un’onda d’urto e un fungo che ricordano quelle delle bombe atomiche. Le immagini immortalate in un video che in poco tempo hanno fatto il giro del mondo anticipano una vera e propria tragedia.

Al momento, è di almeno 73 morti e 2750 feriti il bilancio provvisorio. A riferirlo è l’emittente libanese TeleLiban, citando il ministro della Sanità Hamad Hassan. Alcuni testimoni raccontano di cadaveri in strada. Nella forte esplosione – che è stata avvertita anche a Cipro, a circa 240 chilometri di distanza dalla capitale libanese come riferito in un tweet l’European-Mediterranean Seismological Centre (Emsc) – è rimasto lievemente ferito a un braccio anche un militare italiano del contingente Unifil che ha riportato lievi ferite.

Come fa sapere il ministero della Difesa, “lo stabile dove si trovavano i dodici militari Italiani infatti, anche se non si trovava nelle immediate vicinanze, è stato danneggiato dall’onda d’urto. È in corso il trasferimento dei dodici militari che si trovavano a Beirut alla base di Shama. Tutti hanno avvisato di persona le loro famiglie rassicurandole sulle proprie condizioni”.

In seguito alla grande esplosione “una delle navi Unifil della Task Force marittima attraccata nel porto è stata danneggiata, lasciando feriti alcuni militari delle forze di pace navali dell’Unifil, alcuni dei quali gravemente feriti“. E’ quanto si apprende da Unifil che sta trasportando i feriti negli ospedali più vicini per le cure mediche. L’Unifil “sta attualmente valutando la situazione, compresa la portata dell’impatto sul personale dell’Unifil”. Sono in corso gli accertamenti da parte di Unifil e delle forze di sicurezza libanesi per accertare la dinamica dell’accaduto La Farnesina, attraverso l’Unità di crisi e l’ambasciata in Libano si è attivata per prestare ogni possibile assistenza ai connazionali presenti nel Paese e continua a monitorare la situazione. Lo riferiscono fonti del ministero degli Esteri.

Edifici danneggiati, autostrade chiuse

Tra le vittime c’è anche il segretario generale del partito Kataeb, Nazar Najarian. Lo riferisce l’agenzia di stato libanese Nna. Najarian si trovava nel suo ufficio quando è avvenuta l’esplosione. E’ morto a seguito delle ferite riportate.

Esplosioni seminano morte e distruzione a Beirut: la preghiera del Papa per il Libano

La probabile causa della potente esplosione che ha sconvolto la capitale libanese potrebbe essere stata “l’enorme quantità di nitrato di ammonio” immagazzinato nel porto della città. Lo ha detto il ministro dell’Interno libanese, Mohamed Fehmi, all’emittente Mtv Lebanon. Le sue dichiarazioni coincidono con quanto riferito al canale libanese Al Mayadeen dal direttore generale delle dogane. Il nitrato di ammonio è un composto chimico usato come fertilizzante, ma anche per la fabbricazione di esplosivi.

L’esplosione è stata avvertita in tutta la città, causando danni agli edifici e provocando scene di panico. Tra gli edifici danneggiati, anche il quartier generale dell’ex premier Saad Hariri, nel centro della città e l’ufficio di corrispondenza della Cnn.

La principale autostrada che costeggia la città è attualmente ricoperta di frammenti di vetro. La Croce Rossa ha riferito che oltre 30 squadre di soccorritori sono al lavoro per estrarre i corpi dalle macerie. Anche l’esercito sta fornendo supporto per trasportare i feriti negli ospedali. Poco dopo l’esplosione, sia la rete telefonica che quella Internet si sono interrotte.

Alcune notizie non confermate riferiscono di due esplosioni, la seconda delle quali nel centro della città, nei pressi della residenza della famiglia Hariri.

Diversi media ricordano che il Tribunale speciale dell’Onu sull’assassinio dell’ex premier Rafik Hariri debba a breve emettere il suo verdetto. I quattro imputati, in contumacia, sono membri delle milizie sciite filo iraniane di Hezbollah, che hanno sempre negato di avere avuto un ruolo nella morte dell’ex premier. Da mesi il Libano soffre di una gravissima crisi economica, aggravata dalla pandemia di coronavirus, con frequenti proteste e scontri tra manifestanti e polizia. “Israele non c’entra per nulla nelle forti esplosioni di questa sera Beirut”, hanno detto fonti israeliane, citate dal sito Times of Israel.

“Possibile esplosione magazzino armi Hezbollah”

L’esplosione di un magazzino di armi di Hezbollah. E’ questa l’ipotesi che più fonti di intelligence occidentali formulano quale causa della devastante esplosione al porto di Beirut, che ha sconvolto gran parte della capitale libanese.

Secondo quanto si apprende, ad esplodere quindi, non sarebbe stato un deposito di fuochi di artificio o un vasto quantitativo di nitrato di ammonio, come riferito dal ministro dell’Interno libanese Mohamed Fehmi, ma un deposito di armi delle milizie sciite libanesi filo iraniane. Secondo l’ultimo bilancio tracciato dal ministro della Sanità libanese Hamad Hassan, l’esplosione ha causato almeno 50 morti e circa 2.750 feriti. (fonte Adnkronos)