Ostia, il Tribunale ordina il dissequestro e la restituzione al concessionario dello stabilimento “La Casetta”
Pubblicate le motivazioni della sentenza che assolve i concessionari dello storico stabilimento balneare “La Casetta” dall’accusa di abusivismo edilizio. Ordinato al Comune di Roma il dissequestro e la restituzione dell’impianto
Roma – Assolti per non aver commesso il fatto con obbligo da parte del Comune di Roma e del X Municipio di procedere al dissequestro e alla restituzione dello stabilimento balneare “La Casetta” ai concessionari. Una restituzione di un bene dello Stato divenuta urgente perchè nel frattempo è stato distrutto dai vandali e occupato dai senzatetto.
E’ stata pubblicata la sentenza con la quale la IV Sezione Penale del Tribunale di Roma ha assolto i concessionari dello stabilimento balneare “La Casetta” dall’accusa di abusivismo edilizio. Avevamo anticipato in questo articolo le conclusioni a cui era giunto il giudice, Roberta Di Gioia, ma nella pubblicazioni delle motivazioni emerge con maggiore chiarezza la “cantonata” presa dal Comune di Roma e dalla Polizia Locale per la quale non venne rinnovata la concessione demaniale e sequestrato l’impianto balneare. Era il 2015.
Premesso che il bene è stato incamerato dallo Stato il 9 marzo 1990, dalle relazioni dei consulenti (Adelio Rossi per il giudice e Alessandro Michelon per le parti), “emerge in modo univoco e indiscutibile che la volumetria della palazzina ristorante e della tavola calda non è stata modificata dopo la data di incameramento dei beni risalente al febbraio 1992”.
Sono state anche acquisite importanti testimonianze, tra le quali quella di un medico di Ostia che ha frequentato lo stabilimento dal 1977 e che ha confermato non aver rilevato mai lavori di ampliamento in tutti questi anni. Contradittoria invece la testimonianza di un agente di polizia locale che, contrariamente da quanto dichiarato il Pm in fase dibattimentale, “non ha affatto riferito che al momento del sopralluogo nel 2015 vi erano in corso lavori relativi agli abusi contestati”. “Precise e lineari e non vi sono ragioni per ritenerne la inattendibilità” sono state definite dal giudice Di Gioia le dichiarazioni rese dal direttore dello stabilimento Luciano Manfroni.
Tutte le dichiarazioni fornite dai testi e dalle relazioni tecniche “non risultano contraddette da alcun elemento probatorio addotto dall’accusa”.
Alla luce degli atti e delle testimonianze esaminati, il giudice ha assolto i concessionari “per non aver commesso il fatto” e ha ordinato “il dissequestro e la restituzione all’avente diritto di quanto in sequestro” ovvero dell’intero stabilimento balneare.
Ovviamente la sentenza è stata notificata anche all’avvocatura del Comune di Roma che non ha proposto ricorso in appello. Pertanto l’amministrazione capitolina dovrà procedere quanto prima alla restituzione dello stabilimento e al rinnovo della concessione (come disposto anche dalle norme nazionali che rinnova tutte le concessioni demaniali fino al 2033).
L’immediata restituzione si impone anche per evitare che cresca il rischio di una pesante richiesta di risarcimento danni. Infatti, quello che prima era uno degli stabilimenti più vip del litorale, oggi è il simbolo di degrado e abbandono della spiaggia di Ostia. L’impianto lasciato a se stesso, è diventato rifugio per senzatetto e le cabine completamente sono state divelte dai vandali, dal vento e dalle mareggiate. Travi e chiodi trovati in mare che finiscono per diventare un pericolo per i bagnanti, ormai allo stremo, come documenta anche il servizio realizzato dall’Ansa pochi giorni fa (leggi qui).