Il Papa: “Basta chiacchiericcio nella Chiesa, è una peste più brutta del Covid”
Il Pontefice all’Angelus invita i fedeli a non cadere nella tentazione del pettegolezzo: “Facciamo lo sforzo di non chiacchierare”
di FABIO BERETTA
Città del Vaticano – “Le chiacchiere chiudono il cuore della comunità. Il grande chiacchierone è il Diavolo che sempre va dicendo le cose brutte degli altri. Perché lui è un bugiardo che cerca di disunire la Chiesa, allontanare i fratelli e non fare comunità. Facciamo lo sforzo di non chiacchierare. Il chiacchiericcio è una peste più brutta del Covid. Facciamo uno sforzo: niente chiacchiere”.
Papa Francesco torna a mettere in guardia i credenti dalle male lingue e dal “vizio” delle chiacchiere. In passato aveva paragonato il pettegolezzo a veri e propri atti di “terrorismo” perché “distrugge tutto e soprattutto distruggono il tuo cuore, che diventa arido. E’ come lanciare una bomba”. Oggi, affacciandosi in piazza San Pietro per la preghiera dell’Angelus, lo paragona a una malattia peggiore del coronavirus.
La correzione fraterna
Affacciandosi su una piazza San Pietro gremita di fedeli, tutti con la mascherina sul volto, il Pontefice commenta poi il brano evangelico di oggi (cfr Mt 18,15-20), che parla della correzione fraterna “e ci invita a riflettere sulla duplice dimensione dell’esistenza cristiana: quella comunitaria, che esige la tutela della comunione, cioè dell’unità della Chiesa, e quella personale, che impone attenzione e rispetto per ogni coscienza individuale”.
Francesco sottolinea quali atteggiamenti deve seguire un cristiano per correggere il fratello che ha sbagliato, e indica come modello Cristo stesso e la sua “pedagogia del recupero”: “Quella di Gesù è sempre pedagogia di recupero; Lui sempre cerca di recuperare, di salvare”.
Una pedagogia, fa notare il Papa, articolata in tre passaggi, il primo dei quale è “Ammoniscilo fra te e lui solo”, cioè, spiega Bergoglio, “non mettere in piazza il suo peccato. Si tratta di andare dal fratello con discrezione, non per giudicarlo ma per aiutarlo a rendersi conto di quello che ha fatto“.
Tuttavia, “può avvenire che, malgrado le mie buone intenzioni, il primo intervento fallisca”. Ma “in questo caso è bene non desistere e dire: ‘Ma si arrangi, me ne lavo le mani’. No, questo non è cristiano. Non desistere ma ricorrere all’appoggio di qualche altro fratello o sorella”.
“Ma mettiamoci d’accordo, tu ed io, andiamo a parlare a questo, a questa che sta sbagliando, che sta facendo una figuraccia. Ma andiamo da fratelli a parlargli”, prosegue Francesco. Che incalza: “Questo è l’atteggiamento del recupero che Gesù vuole da noi”. Ma anche questo potrebbe fallire.
Alle volte occorre un amore più grande per recuperare il fratello. Nel #VangeloDiOggi (Mt 18,15-20) Gesù ci invita a rimettere il fratello nelle mani di Dio: solo il Padre potrà mostrare un amore più grande di quello di tutti i fratelli messi insieme.
— Papa Francesco (@Pontifex_it) September 6, 2020
In effetti, “anche l’amore di due o tre fratelli può essere insufficiente, perché quello o quella sono testardi. In questo caso – aggiunge Gesù –, ‘dillo alla comunità’, cioè alla Chiesa. In alcune situazioni tutta la comunità viene coinvolta. Ci sono cose che non possono lasciare indifferenti gli altri fratelli: occorre un amore più grande per recuperare il fratello. Ma a volte anche questo può non bastare. E dice Gesù: ‘E se non ascolterà neanche la comunità, sia per te come il pagano e il pubblicano’. Questa espressione, in apparenza così sprezzante, in realtà invita a rimettere il fratello nelle mani di Dio: solo il Padre potrà mostrare un amore più grande di quello di tutti i fratelli messi insieme”.
“Non si tratta di una condanna senza appello, ma del riconoscimento che a volte i nostri tentativi umani possono fallire, e che solo il trovarsi davanti a Dio può mettere il fratello di fronte alla propria coscienza e alla responsabilità dei suoi atti. Se la cosa non va, silenzio e preghiera per il fratello e per la sorella che sbagliano, ma mai il chiacchiericcio“, conclude il Papa.
“La Vergine Maria ci aiuti a fare della correzione fraterna una sana abitudine, affinché nelle nostre comunità si possano instaurare sempre nuove relazioni fraterne, fondate sul perdono reciproco e soprattutto sulla forza invincibile della misericordia di Dio”, la preghiera finale di Francesco”.
(Il Faro online)