Dopo due mesi di lockdown, Wuhan, epicentro dell’epidemia, pare aver chiuso i conti con il virus che continua a far paura al resto del mondo
Wuhan – Concerti rock, economia in crescita, festeggiamenti in strada e zero contagi locali: è così che si presenta oggi Wuhan, la città cinese che fu culla e primo presunto epicentro della pandemia di Covid-19.
Ma facciamo un passo indietro. Era il 23 gennaio 2020 quando Wuhan, capoluogo della provincia di Hubei, veniva tagliata fuori dal resto del Paese con un lockdown che l’Organizzazione mondiale della sanità avrebbe definito “senza precedenti”.
All’epoca, il misterioso nuovo coronavirus (poi denominato SARS-CoV-2) aveva ucciso appena 17 persone, ma ne aveva già contagiate oltre 400. Ne era appena stata confermata la trasmissibilità da uomo a uomo, e il governo cinese aveva deciso di non poter rischiare oltre.
Le televisioni di tutto il mondo trasmettevano le immagini di una città – che, con 11 milioni di abitanti, è la più popolosa della Cina centrale – blindata, sorvegliata e, soprattutto, disperata. In tanti, da un capo all’altro del pianeta, si chiedevano se tutto questo sarebbe davvero bastato a fermare un virus che – ieri ancor più di oggi – sembrava inarrestabile.
Da allora, i casidi Covid-19 in tutto il mondo sono saliti a 75 milioni, e oltre un milione e mezzo di persone sono morte. Numeri da capogiro, e che vedono protagonisti gli Stati Uniti, l’India, il Brasile e la Russia. Ma non la Cina.
Da mesi, infatti, il popolo cinese sembra essersi lasciato alla spalle uno dei capitoli più dolorosi che la storia dell’umanità ricordi. Quest’estate, le immagini di una festa in un parco acquatico di Wuhan, dove centinaia di ragazzi e ragazze ballano vicini e senza alcun tipo di precauzione, hanno fatto il giro del mondo, lasciandolo a bocca aperta.
“Quello che poteva essere contenuto a Wuhan è finito per diventare una pandemia mondiale”, ha attaccato l’ex ambasciatore americano in Cina Terry Branstad. E’ l’ennesimo j’accuse statunitense, che però dà voce alle perplessità – e al risentimento – di tanti occidentali, resi ancor più increduli dalle notizie che arrivano dalla Repubblica popolare cinese.
Wuhan torna a vivere
DaWuhan, intanto, è partito il primo treno turistico dall’inizio dell’emergenza sanitaria: ben 950 passeggeri hanno visitato le principali attrazioni della città di Xiangyang con un mini tour ricreativo di un paio di giorni. E, sempre a Wuhan, è stata inaugurata la settima stagione teatrale internazionale, che durerà tre mesi e ospiterà 33 opere teatrali provenienti da otto Paesi. E non è saltata neppure la “Huangjinzhou”, la settimana d’oro: otto giorni di vacanza, a partire dal 1 ottobre, per la festa della Repubblica Popolare Cinese a cui, quest’anno, si aggiunge la tradizionale festa di metà autunno.
“Dopo aver vissuto la prima ondata della pandemia a Wuhan e poi la ‘liberazione’, mi sento come se stessi vivendo una seconda vita“, ha spiegato la 29enne Zhang, cittadina di Wuhan, all’agenzia Reuters.
“Durante il periodo dell’epidemia, Wuhan era davvero una città morta”, ha aggiunto Yi Yi dopo un concerto rock in un locale della città cinese. “Ora le persone escono per mangiare e per divertirsi. Non credo ci fossero così tante persone in giro prima dell’epidemia”.
L’economia in crescita
Non solo: proprio il Paese che per primo ha subito i devastanti effetti sociali ed economici della pandemia oggi vanta una crescita del Pil pari al 4,9% rispetto ad un anno fa. Un dato che, certamente, nessuno si sarebbe aspettato di registrare appena sei mesi fa, e che permetterà alla Cina di chiudere l’anno come l’unico Paese al mondo la cui ricchezza nazionale è in crescita.
Il “falso” allarme
Lo scorso 28 novembre alcuni imballaggi di alimenti congelati importati dal Brasile e dal Vietnam a Wuhan sono risultati positivi al nuovo coronavirus, ma l’allarme è presto rientrato: il personale che era venuto in contatto con gli alimenti, infatti, è stato messo in quarantena ed è risultato negativo al tampone.
Tutti in strada per festeggiare il Capodanno
E neppure il Capodanno è trascorso in sordina: le immagini dei festeggiamenti a Wuhan, infatti, stanno facendo il giro del web, con migliaia di persone scese in strada per il conto alla rovescia e per brindare all’arrivo del 2021.
Nessun divieto, nessuna restrizione per gli abitanti della città da cui l’incubo ebbe inizio, se non quella di indossare la mascherina. Uno scenario che, fino a pochi mesi fa, nessuno avrebbe mai neppure immaginato.
Un nuovo focolaio
Le cose non vanno più altrettanto bene nel resto del Paese, però: il 12 gennaio 2021 Langfang, città da 5 milioni di abitanti, è entrata in lockdown, diventando la terza bloccata per il focolaio di Covid-19 nella provincia di Hebei, dopo il capoluogo Shijiazhuang e Xingtai.
Sono oltre 22 milioni gli abitanti totali: il doppio degli abitanti di Wuhan, dove a fine 2019 è stato rilevato il virus per la prima volta. Veicoli e persone delle tre città non possono uscire. L’Hebei ha segnato un totale di 326 casi nell’ambito del nuovo focolaio, con almeno 234 asintomatici.
Dopo tanti mesi di svago e spensieratezza, dunque, la Cina torna a dover fare i conti con l’ancora temuto Covid-19.
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